Ecclestone-shock: "I giovani non servono alla F.1"
Se la Formula 1 si è trasformata nello spettacolo sportivo e nell'immenso business attuale (che piaccia o meno) gran parte del merito va sicuramente dato a Bernie Ecclestone, il padre padrone del Circus da quasi 30 anni. L'84enne inglese, in una lunghissima intervista concessa alla testata asiatica Campaign Asia-Pacific, ha rilasciato dichiarazioni destinate a fare discutere, difendendo le sue scelte e respingendo la critiche di chi vede il prodotto Formula 1 in crisi.
"La F1 è uno sport maggiore e come molti sport è nel business dell’entertainment, che è ciò che la gente vuole vedere” ha esordito Ecclestone. "Il Circus piace perché alla gente piace vedere vincitori e vinti: in Formula 1 c’è un vincitore e ci sono tanti vinti. Le persone possono supportare un pilota o un team in particolare. La Ferrari aveva un enorme supporto dei fans, e ora che non vince tanto, si vede che la loro popolarità è scesa. Si vedeva la gente in giro con le bandiere e c’era una marea rossa. Ora non si vede più, il mondo cambia. Quello che in un anno è popolare, non lo è più l’anno dopo.”
Secondo il boss della FOM (Formula One Administration), il calo d'interesse della Formula 1 non è dovuto ai regolamenti o alle varie modifiche dei format di gara e, in risposta a chi afferma che il Circus dovrebbe cercare di avvicinarsi di più ai giovani, ha affermato senza remore: "I giovani non sono il target giusto per la Formula 1, io non sono interessato a Twitter, Facebook o qualunque altra cosa simile senza senso. Ho cercato di comprendere queste cose, ma sono vecchio stile. Non ci vedo nulla. E non so nemmeno cosa la cosiddetta ‘generazione di giovani’ voglia, nemmeno loro lo sanno. La sfida sta nel cercare l’audience prima di tutto. È vero che dovremmo usare i social per promuovere la Formula 1, ma non so come. Dicono che i giovani guardino le gare su tablet e cellulari, ma non è detto che guardino la F1. Ci sono dei limiti con queste tecnologie e con la quantità di tempo nella quale le persone possono vedere qualcosa. Ecco perché non sono un supporter dei social media.”
"Se hai un brand - ha continuato Ecclestone - che vuoi far vedere a milioni di persone, posso riuscire a posizionarlo davanti alla TV. Ora, dovrei trovare un canale per attirare i giovani a vedere la F1 perché nessuno vuole mostrargli un brand? Loro non sono per nulla interessati alla Formula 1. I giovani vedono il brand Rolex, ma ne compreranno uno? Non possono permetterselo. O l’altro nostro sponsor, la UBS: i giovani se ne fregano delle banche. Ecco cosa penso. Non so perché le persone vogliano concentrarsi sui giovani. Perché vogliono farlo? Vogliono vendergli qualcosa? Moltissimi non hanno soldi. Non c’è motivo per il quale debbano dare un messaggio a questi giovani, perché essi non comprano nulla e se i venditori puntano a questo audience, forse dovrebbero pubblicizzare la Disney."
Per Ecclestone, invece, la Formula 1 può essere un ottimo mezzo pubblicitario soprattutto per i brand che devono rivolgersi ad una scala di consumatori a livello mondiale, citando come esempio gli sponsor della Formula 1:"Ci sono molti posti in cui i brand possono mettere soldi, perché ci sono molti più sport in TV. Penso che alcuni brand approccino male la cosa. Spendono poco in molti sport diversi che non restituiscono l’investimento, tipo le Olimpiadi e la Coppa del Mondo. Non penso che le persone sappiano dove possano spendere i loro soldi e quali risultati possono ottenere. Se io piazzo un nuovo brand fuori oggi, le persone lo vedranno e ne parleranno e scriveranno di esso. La Rolex sta facendo un ottimo lavoro. Red Bull sta facendo un lavoro superbo. Noi abbiamo anche Singapore Airlines, UBS e Emirates che stanno facendo altrettanto.
E a proposito di Red Bull, Bernie elogia per l'ennesima volta (lo aveva già fatto ad Austin) Dietrich Mateschitz, esempio perfetto di marketing di successo: "Lui è entrato in F1 e ha costruito un’idea dal punto di vista del marketing, e ha fatto un grande lavoro. Ha scelto le persone giuste che gli hanno dato 4 Mondiali. Una cosa che ha reso il marketing più semplice per lui, ma sarebbe stato comunque di successo per le altre cose in cui è coinvolto. Mantiene il suo brand davanti al pubblico per tutto il tempo. Ha coraggio per le cose che fa."
Ecclestone conclude affermando che gli sponsor sono fondamentali per i team e per i loro budget, ma non in maniera così forte da condizionare l'intero movimento: "Incidono al 50% per i team maggiori, mentre per quelli minori al 70 o 80%, ma se si fermassero ci farebbero male finanziariamente ma non tanto quanto per un team, perché noi possiamo tagliare le spese."
Dichiarazioni discutibili e destinate a fare discutere. Nel frattempo, il mondo dei Social pare non aver reagito molto bene...
Vincenzo Buonpane
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