Credits: BMW PressClub
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A Cremona abbiamo avuto l'occasione di parlare con Scott Redding. Dall'alto della sua esperienza tra MotoGP e WorldSBK, il pilota inglese si è raccontato ai nostri microfoni: il passato nel Motomondiale, l'attuale situazione in BMW con l'arrivo di Toprak Razgatlıoğlu e l'immediato futuro con l'imminente paternità.

Redding e BMW: “Vorrei portarla alla vittoria, ma sono contento comunque”

Per cominciare Scott Redding ha dato una dettagliata spiegazione della sua avventura in BMW. Dall'arrivo di Toprak Razgatlıoğlu è cambiato molto all'interno del costruttore tedesco, capace di vincere anche con Michael Van Der Mark e di andare a podio con Garrett Gerloff in questa stagione a Magny-Cours.

Scott, sei sempre stato veloce a Magny-Cours: la pista si adatta bene al tuo stile di guida e a BMW?

Mi piace molto Magny-Cours, così come tutti i circuiti nuovi: è una motivazione per me. Da giovane ho sempre corso molto in Spagna: a Montmeló, Jerez, Valencia ho corso tantissime volte, quindi conoscere una pista nuova è sempre bello. A Magny-Cours sono sempre andato forte, anche se non si adatta proprio al mio stile di guida: credo di essere più competitivo su piste con curve lunghe e veloci, ma non mi trovo male nemmeno quando c'è da staccare forte.

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BMW ha vinto anche con un altro pilota oltre a Razgatlıoğlu: è una liberazione?

Siamo tutti vicini in questo campionato: Toprak è arrivato in BMW ed è stato veloce, si è trovato con la moto fin da subito. BMW ha lavorato nelle ultime stagioni, migliorando molto: purtroppo non riesco sempre ad essere al passo con i migliori, a volte fatico ad esprimere tutto il potenziale mio e della moto. Il gap, però, non è ampio: ci sono molte variabili da considerare, anche se Toprak ha indubbiamente alzato l'asticella. La direzione dello sviluppo data da Toprak non è detto che funzioni con altri piloti: a Magny-Cours abbiamo capito con la squadra che devo trovare il mio modo per essere veloce. Quando un pilota è così superiore spesso si pensa che il suo setting sia il migliore, ma non è così. Al momento Toprak è uno scalino sopra a tutti, questo è dato da diversi motivi: ha sicuramente fiducia sia nella moto che in sé stesso. Ho avuto una bella opportunità con BMW: mi è piaciuta l'idea di sviluppare la moto e aiutare la Casa a tornare alla vittoria. All'inizio il lavoro da fare era veramente tanto, ma ora siamo finalmente riusciti a costruire una moto vincente. Quando Toprak è arrivato in BMW mi ha motivato molto. Purtroppo, le persone pensano che sia solo merito di Toprak: avesse guidato la moto di un paio d'anni fa non avrebbe ottenuto questi risultati. C'è molto lavoro dietro a questi risultati: mi piacerebbe portare questa moto alla vittoria, ma sono comunque orgoglioso.

L'incidente di Razgatlıoğlu a Magny-Cours ti preoccupa per quanto riguarda la sicurezza?

Ogni pista ha un punto che non è sicuro per i piloti: quel punto particolare a Magny-Cours ha sempre creato problemi: tutti sapevamo che, se qualcuno fosse caduto lì, le conseguenze sarebbero state terribili. Purtroppo può succedere: non bisognerebbe aspettare che un pilota si faccia male per ovviare al problema, ma bisognerebbe prevenirlo. L'air-fence può sicuramente aiutare, ma non risolve totalmente il problema: la conformazione della curva porta a questi problemi. Per certi versi ricorda curva 3 al Red Bull Ring: quando ci correvo, lo pensavo spesso. Nel caso qualcuno fosse caduto nella curva a sinistra [curva 2, ndr], avrebbe quasi certamente centrato un pilota che stava percorrendo il rampino [curva 3, ndr].

Una carriera “sfortunata”: “Ero al posto sbagliato nel momento sbagliato”

Scott Redding, nonostante abbia solo 31 anni, è nel paddock mondiale da più di quindici anni. Il pilota inglese ci ha raccontato la decisione che lo ha portato in MotoGP nel 2014 e come ne è poi uscito per passare alle derivate di serie.

Nella mia carriera sono stato abbastanza sfortunato: il posto sbagliato al momento sbagliato. Quando ho fatto il salto in MotoGP avevo un'opzione per rimanere in Moto2 e salire in MotoGP con Yamaha nel 2015. Ci ho pensato molto, ma ero piuttosto pesante per un 600cc: ero molto svantaggiato e mi serviva una moto più potente. La moto Open si diceva fosse tre decimi più lenta al giro, in realtà era quasi un secondo. L'anno successivo non ho potuto tornare al telaio dell'anno precedente come hanno fatto gli ufficiali. Non si può cambiare il passato: ho avuto la possibilità di coronare il mio sogno di correre in MotoGP, l'ho semplicemente colta. Al termine della mia carriera in MotoGP non ero arrabbiato ma sapevo che, prendendo delle altre strade, le cose sarebbero magari andate in maniera diversa. L'anno in Aprilia è stato veramente difficile sotto l'aspetto mentale, quindi ho deciso di andare nel BSB per dare una nuova vita alla mia carriera, capendo perché corressi e sono finalmente tornato competitivo. Il mio arrivo nel WorldSBK è stato possibile sotto determinate circostanze: se Álvaro [Bautista, ndr] non avesse lasciato Ducati per Honda, non avrei avuto un lavoro per l'anno successivo.

Tra paternità e social media: “Sono pronto a diventare padre”

Al momento di scrittura dell'articolo il primogenito di Scott Redding non è ancora nato, ma è solo questione di ore. Il pilota Bonovo Action ha parlato dell'impatto che questa responsabilità avrà sia sulla vita privata che sulla carriera.

Che cosa cambierà con l'arrivo del bambino?

Dal punto di vista privato la nostra vita cambierà molto: avere un bambino da accudire è un grosso impegno, di sicuro non dormiremo tanto. Credo di essere pronto: ho 31 anni, mi sono sposato e ho fatto tutto il necessario per arrivare pronto a questo momento. Dal punto di vista professionale non credo cambi molto: magari mi aiuterà ad andare più forte.

Il tuo compagno Garrett Gerloff ha un canale YouTube che ha riscosso successo: anche tu ti sei dedicato ai vlog durante l'ultimo anno di MotoGP. 

Quando facevo i video su YouTube era solo per puro divertimento. Ora, invece, credo che i piloti stiano cercando di ricavare dei soldi: non c'è nulla di sbagliato perché il nostro sport è molto interessante e diverso dagli altri. C'è tanto lavoro da fare per produrre un prodotto di qualità, per questo ho abbandonato. Mi sono spostato su Patreon e mi sono trovato molto bene: la community è più piccola e non ci sono hater perché le persone pagano per entrarci. Sui social, invece, ci sono delle persone che ti stimano ed altre che ti odiano. È una piattaforma che dà molte opportunità.

Vorresti che i fan vedessero di più il “vero” Scott Redding?

Sono sempre stato professionale nel mio lavoro, ma l'ho sempre bilanciato con la mia personalità. Devo guardarmi allo specchio e capire che non posso essere realmente chi sono se voglio lavorare in questo mondo. Le persone vorrebbero vedere quella parte di me: una persona vera, che non crede di essere al di sopra degli altri. Personalmente non sono d'accordo, ma fa parte del gioco: lavoriamo con grandi compagnie. Quando ho lasciato il BSB e sono tornato a gareggiare a livello mondiale ho dovuto trovare una via di mezzo. Mi piacerebbe essere un po' più me stesso.

Si ringraziano Scott Redding e Britta di BMW per aver reso possibile questa intervista.

Da Cremona - Valentino Aggio

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