F1 | Flashback: Messico, botti e sorpassi alla mitica Peraltada
La più importante ha riguardato, senza dubbio, il restyling effettuato nell’ultimo tratto della pista che portava i piloti a percorrere la velocissima e pericolosa curva Peraltada, marchio di fabbrica del circuito messicano. Deturpato in nome della sicurezza, quel tratto è stato rallentato, con le monoposto che attualmente percorrono l’ultimo segmento di pista passando all’interno dello stadio. Certamente suggestivo, ma mai quanto quel mitico curvone leggermente sopraelevato che metteva a dura prova i piloti e teatro in passato di alcuni episodi che gli appassionati di Formula Uno non avranno certo dimenticato. E allora non ci resta altro che immergerci nel fiume dei ricordi per rivivere quei momenti. Buona lettura!
GRANDI BOTTI: WARWICK E ALLIOT. La prima “vittima” della Peraltada fu Derek Warwick nell’edizione 1987 della corsa di Città del Messico. All’epoca in Arrows, il britannico andò ad impattare violentemente contro le barriere di pneumatici all’uscita del curvone nel corso del 31° giro, con le sospensioni della A10 numero 17 che si disintegrarono come grissini. Un incidente che obbligò la direzione di gara ad esporre la bandiera rossa, interrompendo momentaneamente la corsa per prestare i primi soccorsi a Warwick che, per fortuna, uscì illeso da quel terribile schianto. Anche l’anno successivo un grande spavento pervase l’appuntamento messicano con il terribile schianto di Philippe Alliot. Nell’ultima sessione di qualifiche il francese, percorsa la Peraltada, perse il controllo della propria vettura intraversandosi all’improvviso verso destra e impattando violentemente contro il muretto interno del rettifilo principale, con diverse piroette effettuate dalla LC88 prima di arrestare la propria corsa sull’asfalto. Anche in quell’occasione, come avvenuto con Warwick, il pilota non riportò nessun conseguenza fisica, disputando la gara il giorno seguente.
IL RUGGITO DI MANSELL. Anche nella stagione 1990, per il terzo anno di fila, il titolo iridato fu un affare tra Ayrton Senna e Alain Prost. Rispetto alle due annate precedenti c’era una “piccola”, ma al tempo stesso sostanziale, differenza: i due non erano più compagni di squadra in McLaren, con il francese che dopo i fatti di Suzuka dell’anno precedente decise di emigrare in Ferrari. I primi cinque appuntamenti del campionato 1990 sorrisero a Senna che si presentò a Città del Messico in testa alla classifica iridata con 17 punti di vantaggio su un Prost che non aveva ancora trovato il giusto feeling con la 641F1. La gara messicana premiò proprio il Professore che, complice il ritiro di Senna, festeggiò la rimonta dalla 13ma posizione con una straordinaria vittoria. Malgrado il trionfo del francese, l’attenzione si focalizzò anche sul duello tra Gerhard Berger (a proposito, l'austriaco colse la prima affermazione in carriera proprio sul circuito di Città del Messico nel 1986 al volante della Benetton, che coincise anche col primo successo in Formula Uno della scuderia di proprietà dell'azienda di abbigliamento veneta) e Nigel Mansell, con l’inglese che mostrò tutto il suo talento andando a strappare di forza la seconda posizione all’austriaco superandolo all’esterno della Peraltada nel corso del penultimo giro. Una manovra da urlo che gli organizzatori dell’evento messicano non hanno di certo dimenticato a distanza di oltre due decenni, intitolando al Leone d’Inghilterra l'ultima curva della pista.
AYRTON A...RUOTE ALL'ARIA. La Peraltada non ha solo rappresentato l’audacia di Mansell nel 1990, ma anche il grande spavento occorso ad Ayrton Senna nell’edizione seguente. Il 14 giugno 1991, durante le prime qualifiche, svolte nella giornata di venerdì, il brasiliano perse il controllo della sua McLaren nel mezzo della velocissima curva andando ad impattare contro le protezioni di gomme e alzando una notevole nube di sabbia. Un botto violento che distrusse letteralmente la MP4/6 numero 1, cappottatasi dopo l’urto. Senna comunque non riportò nessuna conseguenza, uscendo prontamente dall’abitacolo di quel che restava della propria monoposto. Un weekend partito letteralmente col botto per il pilota di San Paolo che concluse quell'appuntamento in terra messicana sul gradino più basso del podio, alle spalle delle Williams di Riccardo Patrese e Nigel Mansell.
Piero Ladisa
{jcomments on}