Semafori spenti… che disastro: la gara si decide tutta qui, proprio allo start del Gran Premio. Vettel dalla pole scatta bene ma non benissimo, con la Red Bull di Verstappen che sembra forse potersi affiancare per cercare il sorpasso alla prima curva. Dietro di loro fa decisamente meglio Kimi Raikkonen: allo spegnersi delle luci sembra che qualcuno "spari" la sua vettura con una fionda, ed il finlandese infatti si lancia immediatamente all’estrema sinistra, superando praticamente subito il figlio di Jos con metà macchina. Nello stesso momento, vedendo il pericoloso olandese pronto al sorpasso e senza accorgersi di Kimi, Vettel decide di stringere la traiettoria verso sinistra per chiudere ogni possibile pertugio. Cosi facendo, la Red Bull numero 33 si ritrova chiusa a sandwich fra le due Ferrari, e visto che di alzare il piede non se ne parla, il disastro è scontato: Verstappen va a sbattere su Raikkonen, il quale a sua volta si gira colpendo la vettura di Vettel prima, e dell’incolpevole Alonso dopo. A parte per quest’ultimo che riesce a tirare avanti per qualche altro giro, la gara di tutta questa “gente” finisce lì, con Hamilton che magicamente si ritrova al comando e va a dominare ringraziando la compagnia.

L’inseguimento di Ricciardo: dato il caos della partenza, l’unico “superstite” che forse può impensierire Hamilton per la vittoria (dando per scontato che Bottas, pur potendo, non avrebbe mai passato il team mate) è Daniel Ricciardo, specie considerando il passo disumano che le “lattine” avevano mostrato in tutte le sessioni di prova. Purtroppo per l’australiano però, la realtà è ben diversa: Hamilton è praticamente imprendibile. Dopo un venerdì nero ed un qualifica deludente, in gara LH44 sembra illuminato, ispirato, quasi benedetto. Per tutto il Gran Premio la sua Mercedes si dimostra irraggiungibile per qualsiasi cosa abbia un motore, e la vittoria del tre volte campione del mondo non è mai in discussione. Lewis sigla così il sigillo numero 60 in quella che doveva essere una gara di sofferenza, involandosi verso un titolo mondiale che, a Singapore come non mai durante la stagione, sembra essersi tinto un pochino d’argento.

Carlos Sainz, Nico Hulkenberg, Stoffel Vandoorne: wow! Qui saremo molto brevi: gara magistrale per Hulkenberg (che fino al problema che l’ha costretto al ritiro era quarto) e per Vandoorne (settimo con una macchina indecente). Riguardo Sainz invece...beh, stavolta si merita un applauso in piedi. La firma con Renault ha fatto benissimo al suo morale. Bravo.

E adesso? Per il resto, la gara di Marina Bay non ha offerto tanti altri spunti da analizzare. Sì ok, ci sono state due safety car, di cui una ha fatto pensare che forse potesse essere rimesso in gioco qualcosa, ma alla fine così non è stato. La verità è che a parte i “casini” iniziali, è stato un Gran Premio lungo e alquanto noioso. Pertanto, se possiamo, concedeteci di chiudere con una riflessione su quanto successo: con il crash del via, per la Ferrari è vero che i giochi non sono ancora chiusi in quanto la matematica concede ancora spiragli, ma è anche da considerare che quanto visto a Singapore potrebbe segnare animo, morale e classifica del team. Doveva essere la domenica del riscatto dopo due gare in difesa, dove una realistica doppietta poteva davvero gettare Hamilton nel panico e dare a Mercedes una mazzata psicologica, ma invece è successo il contrario. Quella che fino a poche ore prima sembrava una semplice formalità, si è trasformata in una tragedia sportiva. E adesso, recuperare 28 punti a “questo” Hamilton per il titolo piloti (senza parlare del solco per il mondiale costruttori) sarà veramente dura. E’ vero, a Singapore abbiamo capito che in Formula Uno tutto è possibile e che non bisogna mai dare nulla per scontato, ma per Maranello, ciò che è successo questa volta, ha fatto male davvero. Soprattutto considerando che, nonostante si voglia continuare a scaricare le colpe sull’aggressivo ma stavolta corretto Verstappen, le immagini sembrano dimostrare che siano stati proprio i due piloti Ferrari (Vettel in primis) ad innescare il disastro. E se andiamo a rimembrare il passato (vedi Belgio 2016), forse non è neanche la prima volta che il tedesco si proietta in “chiusure” simili. Che sia un tema da analizzare per le Rosse?

Appuntamento ora in Malesia tra due settimane, dove per la Ferrari, per non dire definitivamente addio al mondiale, dovrà esserci un solo possibile obiettivo: vincere!

Daniel Limardi

 

{jcomments on}