F1 | Budget cap: un meccanismo che svantaggia le scuderie più piccole?
In una recente intervista con RaceFans, il Team Principal della Williams, James Vowles, ha affermato come il meccanismo del budget cap in F1 metta i team più piccoli in una condizione di svantaggio, poiché non dispongono di determinate risorse (ad esempio strutture) che i team più grandi già possiedono. Dopo il "rinnovamento" della direttiva tecnica TD45, la questione relativa alle debolezze del cost cap torna a tenere banco.
Limite operativo
Vowles ha dichiarato che esiste "il limite del budget operativo, ovvero il numero che la maggior parte delle persone conosce", per il quale esprime opinione favorevole. Considerando che il meccanismo stesso della F1 spinge tutte le scuderie ad aumentare i budget, spendendo il più possibile per migliorare le prestazioni, il limite operativo fa sì che "le attività stiano diventando sostenibili".
Il Team Principal Williams conosce bene la sfida al rialzo di cui parla, perché ha prestato servizio in qualità di stratega alla Mercedes durante il periodo dominante tra il 2014 e il 2021. Proprio nel 2021 è entrato in vigore il limite ai costi per la stagione, all'epoca fissato nominalmente sui 145 milioni di dollari e poi, nelle due stagioni successive, diminuito in maniera concordata tra le scuderie (per il 2023 parliamo di 139 milioni di dollari).
Spese in conto capitale
James Vowles ha poi dichiarato che il regolamento del budget cap va a svantaggiare le scuderie di centro e bassa classifica. Secondo il Team Principal il problema risiede nel meccanismo con cui il cost cap (non) gestisce le spese in conto capitale, ovvero l'ammontare di flusso di cassa che un'impresa impiega per acquistare, mantenere o implementare le proprie immobilizzazioni operative (edifici, terreni, impianti o attrezzature).
Facendo riferimento al passato in Mercedes, Vowles ha dichiarato: "Alla Mercedes avevamo circa 300 milioni di dollari di attrezzature che la Williams non ha. Beni duraturi bloccati che nessuno [tra le scuderie minori, ndR] raggiungerà mai. E anche se potessero, immaginate quanto tempo ci vorrebbe per mettere assieme e spendere 300 milioni di dollari, oltre a pianificarne lo sfruttamento. Ecco spiegato perché le grandi squadre hanno aderito al cost cap molto rapidamente. Per i piccoli team significa lottare con un braccio dietro la schiena."
Posizione esplicita
La posizione di James Vowles risulta piuttosto esplicita sulla limitazione delle squadre più piccole. La F1 dovrà accettare delle concessioni sul meccanismo di controllo dei costi, se mira a, usando i termini del Team Principal, una "vera meritocrazia". Il monito del Team Principal Williams trova l'appoggio di altri pari grado come Andrea Stella (McLaren) ed Otmar Szafnauer (Alpine). Il Circus della F1 guarda con benevolenza ad operazioni come la "cordata" che recentemente ha investito capitali all'interno della scuderia Alpine, tuttavia mette paletti sugli investimenti operativi delle scuderie.
Ritorniamo quindi al solito punto: in termini di efficacia per gli obiettivi dichiarati, il budget cap funziona? Il vincolo finanziario mette sullo stesso livello finanziario le scuderie e premia chi agisce in maniera più efficiente? Tale livellamento ha prodotto una sfida sportiva e prestazionale a cui partecipano più scuderie? Stando alle parole di Vowles sembrerebbe di no. Effettivamente, in questi termini, il cost cap ha ulteriormente evidenziato la differenza tra le scuderie che già avevano le strutture e quelle che non le avevano o dovevano subire un aggiornamento. Il "sistema" F1 ha già aperto uno spiraglio alle concessioni, ad esempio prendiamo in considerazione la galleria del vento Aston Martin, ma probabilmente rappresenta troppo poco, specialmente per le scuderie da metà schieramento in poi.
Effettivamente nel calderone dei costi andrebbero meglio considerate le spese in conto capitale. Ampliando l'orizzonte del discorso, parliamo dell'obsolescenza delle strutture e degli strumenti: una galleria del vento, ad esempio, ogni quanto tempo andrebbe revisionata per rimanere "allo stato dell'arte"? In quest'ottica, bisognerà pensare ad un sistema di concessioni e deroghe sul cost cap, eventualità che potrebbe inserire ulteriori gradi di libertà ed aree soggette ad interpretazione di un meccanismo finanziario già di suo complicato da gestire? Lo scopriremo solo vivendo.
Luca Colombo