In Ferrari si guarda avanti. Dopo l'insperato secondo posto conquistato da Alonso in Ungheria, sin qui migliore risultato di una stagione dove le delusioni hanno superato di gran lunga i momenti positivi, continua la ristrutturazione di Marco Mattiacci in seno al team. Il manager di ferro, chiamato a sostituire Stefano Domenicali dopo il disastroso weekend in Bahrain, superato il traguardo dei primi cento giorni al comando della Gestione Sportiva ha iniziato a mettere concretamente in atto il suo piano di rilancio della Scuderia. Lo ha fatto lavorando in silenzio, durante questi primi mesi: osservando, ascoltando, incontrando uomini in grado di potergli fare avere un quadro più chiaro della situazione. E agendo, secondo un metodo ben preciso: senza portare avanti inutili rivoluzioni, ma intervenendo laddove era necessario, nell'intento di oliare gli ingranaggi di una struttura già di per sé efficiente, ma forse un tantino farraginosa. Lo ha fatto, Mattiacci, interpellando i fornitori, dando maggiore autonomia decisionale alla Ges e operando con l'obiettivo di snellire le procedure burocratiche, a tutti i livelli. Il passo successivo è stato, per certi versi, più traumatico: intervenire nell'area dove la F14T ha forse accusato il maggiore gap prestazionale nei confronti della concorrenza, ovvero nella nuova Power Unit. Ed a pagarne le conseguenze è stato colui che di quest'area, fino a poche settimane fa, ne era stato il responsabile: Luca Marmorini, da oggi ufficialmente un "ex" dipendente della casa di Maranello. L'ingegnere toscano, una lunga esperienza maturata nel Cavallino prima di affrontare un'avventura in Toyota, è risultato molto probabilmente messo ingiustamente sul banco degli imputati: più vittima che carnefice di una situazione non certo idilliaca, anche se un segnale forte appariva doveroso e necessario, al punto che Mattiacci ha individuato in Mattia Binotto l'uomo al quale affidare il ruolo di Chief Operating Officer dell'area Power Unit. Binotto, giovane ma apprezzatissimo ingegnere, fino a ieri ricopriva il ruolo di vice-direttore del reparto motori e responsabile dell'elettronica: una promozione in piena regola, dunque, che si accompagna alle nomine (anche se, in questo caso, sarebbe più opportuno definirle conferme) di Lorenzo Sassi al vertice della progettazione del reparto, con il direttore tecnico James Allison a giocare un ruolo di supervisor che lo vedrà molto più coinvolto in settori finora a lui pressoché estranei. Sfumato il "sogno" Adrian Newey, in Ferrari si è dunque deciso di puntare tutto o quasi sull'ex-progettista della Lotus, in attesa che altre teste possano in futuro saltare. A tal proposito, voci insistenti hanno individuato in Pat Fry la prossima vittima predestinata di Mattiacci: eppure, la stessa Scuderia si è affrettata a smentire, definendo sul proprio account Twitter simili rumors come del tutto infondati.

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