Dal GP di Monte Carlo a Indy: la domenica delle rivincite
Da Monte Carlo a Indianapolis, da Leclerc a Newgarden: storie di rivincita, che fanno bene al motorsport
C’è un filo che lega le strade di Monte Carlo e l’asfalto del super speedway di Indianapolis, e che tiene insieme i trionfi di Charles Leclerc e Josef Newgarden. Un filo che può sembrare sottilissimo, ma che ci permette di raccontare due storie bellissime e finalmente (per i loro protagonisti) a lieto fine, in quella che è la domenica più attesa da tutti gli appassionati di motorsport. Al trionfo in casa del monegasco, infatti, ha fatto eco la vittoria in Indiana del pilota del Tennesse, in un’edizione (la numero 108) del “Greatest Spectacle in Motorsport” condizionata dalla pioggia e dai fulmini, disputatasi dopo diverse ore di attesa. Due successi belli, importanti, che segnano pagine importanti nella carriera tanto di Leclerc, al primo successo sulle strade del Principato, quanto di Newgarden, al secondo centro consecutivo nel mezzo di una stagione quanto mai travagliata.
Leclerc principe di Monaco si riprende la Ferrari
Il successo in casa sembrava una chimera per Leclerc. La pole conquistata in più di un’occasione, la vittoria sfuggita in altrettante. Se il sabato di Monte Carlo è sempre stato “amico”, in qualche modo, di colui che si affacciava dal balcone per vedere le gare da bambino, la domenica invece gli aveva già in troppe occasioni voltato le spalle. La mancata partenza del 2021 e quell’errore madornale nel richiamarlo ai box l’anno successivo gridano ancora vendetta, inutile negarlo. E allora ecco che il trionfo di domenica ha quel sapore speciale che hanno le vittorie arrivate in casa, con quel gusto in più di ottenerlo su una delle piste più complicate e “cattive” del calendario, nonché senza dubbio quella con più fascino. Vedere, inoltre, il Principe Alberto in lacrime sul podio mentre abbraccia il “principino”, fa certamente il suo effetto. Ma c’è di più, molto di più.
“Basta che sbagli una qualifica, e tutti parlano”. Si era tolto più di un sassolino dalla scarpa Leclerc a Miami. Sì, perché in questo inizio di stagione era finito nel mirino in più di un’occasione. E se le critiche, quelle costruttive, non possono fare altro che bene anche ad un fenomeno (perché di questo parliamo) come lui, c’è un limite a tutto. In più di un’occasione, e in particolare dopo la vittoria in Australia di Sainz, si sono letti da ogni parte commenti a dir poco feroci sulle prestazioni del monegasco, reo in quel momento di non riuscire a mandare in temperatura le gomme in qualifica. Come se poi fosse facile, con questa Ferrari e su qualsiasi F1 nella storia. Ma, si sa, dal divano o da dietro uno schermo fare i leoni è molto semplice.
Così come saltare sul carro del vincitore. Sì, perché se a Monte Carlo Charles si è ripreso in mano la Ferrari, è anche tornato nelle grazie di chi, fino a poche gare fa, sosteneva che la Ferrari avesse tenuto il pilota sbagliato in vista delle prossime stagioni. Ma, se le parole cattive nei suoi confronti non lo hanno turbato più di tanto, siamo certi che anche gli adulatori di professione non lo manderanno fuori giri.
Josef e la Brickyard, una storia americana
Dall’emozione di Monte Carlo, il parallelo con quella vissuta a Indianapolis sorge quasi spontaneo. Da quella battuta acida di Leclerc, alla schiettezza tipicamente Yankee di chi si era sentito colpito al cuore, ma non per critiche sportive. L’aveva messa giù dura Newgarden, in quella conferenza stampa prima di Barber, dopo aver scoperto di essere stato squalificato dalla prima gara della stagione, vinta in pista a St. Pete, a causa di un errore del team nell’impostare le strategie del Push-to-Pass. “Potete dirmi quello che volete, che sono scarso, che sono lento, ma una cosa è certa: non sono un bugiardo”. Abbastanza chiaro, non è così?
Da lì una serie di gare sfortunate, con il driver di Nashville che non riesce a estrarre quasi nulla dalla sua Penske. Ma ecco, come in tutte le storie tipicamente born in the U.S.A., che arriva il riscatto, la rivincita, nello scenario migliore possibile. Josef, infatti, va a vincere la 500 Miglia di Indianapolis dopo un duello mozzafiato con il messicano Pato O’Ward, beve quel latte benedetto in Victory Lane e si china a baciare la Brickyard. Una rivincita incredibile, che capitalizza il grande lavoro del team, ancora una volta imbattibile sugli ovali, e che decisamente gli darà una spinta decisiva verso il proseguo di una stagione che continuerà serratissima fino alla fine.
È chiaro, nessuna delle due vittorie che abbiamo preso in questione deve essere presa come un segnale definitivo di un’inversione di rotta, di qua o di là dell’Oceano. Ma lo sport non è fatto solo di numeri, checché ne dicano i soliti benpensanti. In primo luogo, lo sport è fatto di emozioni. E allora, da Monte Carlo a Indianapolis, tanti complimenti a Charles e Josef, e anche un bel grazie per averci fatto vivere una giornata così!
Nicola Saglia