Credits: press.porsche.com
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A Miami la Porsche è tornata alla vittoria dopo un lungo digiuno, permettendo a Pascal Wehrlein ed Antonio Felix da Costa di avvicinarsi alla vetta del Mondiale sempre detenuta da un Oliver Rowland uscito con le mani (quasi) vuote dall’Homestead-Miami Speedway. Chi gioisce, oltre alla Porsche, è anche la Lola, sul podio alla sua quinta apparizione in Formula E, mentre Nissan e soprattutto Jaguar si leccano le ferite.

La Safety Car spegne le speranze di Rowland e Barnard

L’episodio chiave della gara decide al 20° giro con l’incidente, in curva 10-11, che vede protagonisti Hughes, Gunther ed Evans e che porta al ritiro del primo e all’uscita della bandiera rossa al 21° giro. È chiave perché mette spalle al muro tantissimi piloti che ancora non avevano avuto modo di utilizzare il secondo Attack Mode, con alcuni di questi – nello specifico: Rowland, Barnard, Bird, Frijns e Nato – che avevano ancora 6’ da dover utilizzare. Tutti questi piloti hanno poi attivato l’Attack Mode, assieme a chi aveva ancora 2 o 4 minuti da dover utilizzare, alla ripartenza ma, per ovvi limiti di tempo, hanno tagliato il traguardo con 20-30 secondi ancora da dover scontare. 

Penalità ovviamente scontata, perché in base a quanto recita l’articolo 37.3, sezione B, del regolamento sportivo, “è obbligatorio usare la totalità del tempo allocato per l’Attack Mode”. Wehrlein ringrazia, Nato e Rowland recriminano perché i due piloti della Nissan avevano tagliato il traguardo primo e quarto ma si sono visti assegnati 10” di penalità che li hanno retrocessi al sesto e 10° posto. Nel caso di Rowland, fuori dai punti, ciò consente a Da Costa di riavvicinarsi in classifica portandosi a 15 punti dalla vetta detenuta proprio dall’inglese.

Eravamo vicinissimi a rimediare una qualifica difficile durante la gara con il quarto posto, ma sfortunatamente siamo stati penalizzati per un utilizzo non corretto dell’Attack Mode. Siamo stati sfortunati, a volte queste cose succedono, ma il passo mostrato come team è stato super positivo. Penso che, senza interruzioni, avrei potuto essere molto competitivo.

Porsche ringrazia e si avvicina in campionato

In tutto ciò chi ringrazia è Porsche, che conquista così la prima vittoria stagionale grazie a Pascal Wehrlein, nonostante il tedesco abbia chiuso secondo in pista beffato allo sprint da Norman Nato. Per Wehrlein, che quest’anno aveva conquistato due pole position nei primi due appuntamenti stagionali, Miami segna l’inizio dell’effettiva difesa del titolo iridato data la sfortuna che lo ha colpito tra San Paolo e Jeddah. 

È bello [tornare al successo, ndr] anche se sembra una vittoria frutto della fortuna. Abbiamo avuto sfortuna a sufficienza sinora che per una volta possiamo essere fortunati, siamo contenti, la strategia è stata ottima ed è stato cruciale avere solo 4 minuti di Attack Mode disponibili dopo la bandiera rossa. Altri hanno avuto 6 minuti e ciò ci ha salvato. Sapevo già prima della ripartenza [come era la situazione con gli Attack Mode], ho comunque cercato di vincerla in pista, ho provato a difendermi ma Nato mi ha superato dopo l’ultima curva con più trazione e potenza. Ci ho provato a tenerlo dietro, anche se il mio team mi ha comunque detto di non fare nulla di anormale negli ultimi giri. 

Partito in nona posizione, a seguito dell’eliminazione avvenuta nella fase a gruppi, il tedesco ha risalito con tranquillità la classifica, favorito da una dinamica di gara a gruppo compatto data da una strategia comune di risparmio dell’energia per la seconda parte di gara e si è trovato nella posizione ottimale nel momento della bandiera rossa, con Porsche che era prima e seconda con Da Costa a precedere il tedesco. Ciò che però ha favorito Wehrlein su Da Costa è stato avere un Attack Mode da 4’ disponibile dopo la ripartenza, che gli ha consentito di prendere la testa passando prima Mortara e poi lo stesso Da Costa per conquistare la vittoria. 

Proprio la mancanza di Attack Mode è costata il successo a Da Costa, che nel finale, nonostante una gestione dell’energia ottimale che gli aveva consentito di avere una disponibilità superiore rispetto agli avversari, si è trovato essere preda degli inseguitori lasciandolo deluso e arrabbiatononostante gli aspetti positivi per il portoghese, reduce da una Jeddah che gli ha concesso solo 2 punti, siano “grossi”. Da Costa, infatti, nel post-gara ha recriminato proprio per come ha perso la gara a causa dell’Attack Mode utilizzato dagli altri piloti, non nascondendo di aver giocato più “safe” con la strategia come già era avvenuto in Messico, quando un utilizzo ritardato dell’Attack Mode di Rowland gli era costato la vittoria nel finale.

Se questa è una brutta giornata per noi, con un podio, la accetto, specialmente se ripenso a dove mi trovavo 12 mesi fa. Le regole sono queste, se regalano tensione a chi ci guarda da casa fino alla fine, ok. Oggi mi hanno penalizzato, altre volte mi aiuteranno. La verità è che è la seconda volta che perdiamo una gara per questa ragione, abbiamo perso anche in Messico per lo stesso motivo. Se brutte giornate, comunque, ci regalano un secondo o terzo posto, va bene. Mi fa molto male ripensare a Jeddah, perché siamo stati vittime di errori altrui. La stagione comunque è lunga, la vettura è veloce, mi trovo bene con la macchina, vedremo.

Lola e Kiro gioiscono

Miami regala alla Lola Yamaha ABT e a Kiro Race Co i loro migliori risultati stagionali. Per la Lola Yamaha arriva a sorpresa il podio, grazie al secondo posto di Lucas di Grassi, al termine di un weekend complessivamente positivo che aveva visto Di Grassi superare anche la fase a gruppi in qualifica. Proprio per questo, per Di Grassi questo risultato – nonostante avesse chiuso sesto prima delle penalità – non è solo frutto di fortuna nata dalla bandiera rossa che ha interrotto la gara ma è il risultato un grosso lavoro svolto nei due mesi di pausa e di un weekend complessivamente positivo che però non deve distogliere ABT da quello che serve per alzare il livello e avvicinare i team più competitivi.

Credits: FIA Formula E
Credits: FIA Formula E

È un podio che arriva in anticipo rispetto alle mie aspettative, ma la performance questo weekend è stata buona. È difficile dire a che punto siamo, quello che possiamo vedere è la performance in qualifica. Il giro fatto con 300 kW è lo stesso per tutti, siamo stati competitivi in FP2, quando si guarda alla performance fatta con 300 kW, eravamo i più veloci nel primo e terzo settore. In qualifica eravamo vicini a Robin (Frijns, ndr). Il passo avanti c’è stato, ma il gruppo è talmente compatto che si parla di 2-3 decimi di differenza su un giro di 90”. In altri campionati un margine di 2-3 decimi comporta una posizione di differenza, qui sono 10. È questione di dettagli, dobbiamo migliorare in tante aree come il software, come la comprensione della vettura sul setup, massimizzare l’hardware, le simulazioni. Non è possibile paragonare un’esperienza di 5 gare con una di 5 anni. Ricordo, quando ero in Audi che è arrivata Porsche, che a loro sono serviti 2-3 anni per vincere, ci vuole tempo. Sono felice del risultato, è vero che abbiamo avuto fortuna a trovarci nel posto giusto al momento giusto, ma eravamo nella situazione in cui essere al posto giusto nel momento giusto. Per riassumere, c’è comunque tanto da fare. 

Positiva anche la gara della Cupra Kiro, che con Ticktum ha chiuso settima grazie alle varie penalità, per il miglior risultato del team sinora in Formula E. Anche Ticktum, partito 15°, ha usufruito di un Attack Mode dopo la ripartenza dalla bandiera rossa, che gli ha permesso di risalire dal 14° posto della ripartenza all’11° posto finale sul traguardo prima delle varie penalità assegnate.

In gara stavamo facendo tutto molto bene, avevamo fatto parecchio saving al via, avendo così un buon vantaggio in termini di energia, ma la SC e la bandiera rossa hanno rotto le nostre chance di poter capitalizzare sull’energia extra. È stato un po’ un peccato, ma abbiamo fatto il possibile e con le varie penalità è stato positivo ottenere dei punti. Speriamo di poter essere più competitivi a Monaco.

Nissan e Jaguar si leccano le ferite

Nissan e Jaguar sono le sconfitte del weekend. Per la prima, una bandiera rossa giunta nel peggior momento possibile della gara, data la strategia scelta, ha spezzato i sogni di gloria di Nato, che ha accarezzato per un momento la gioia della seconda vittoria in carriera in Formula E dopo aver conquistato la pole position, dato che l’incidente di Hughes e Gunther gli ha così tolto il tempo materiale per poter esaurire entro la fine della gara l’Attack Mode da 6 minuti. 

Credits: FIA Formula E
Credits: FIA Formula E

Per la stessa ragione, anche Rowland si è illuso di poter limitare i danni dopo la deludente qualifica che lo ha visto partire 16°: la doppia penalità di 10” post-gara li ha costretti ad accontentarsi del 6° e 10° posto finale. Un doppio piazzamento a punti agrodolce che consente comunque a Nissan di mantenere la leadership nel Mondiale Piloti e Costruttori ma che permette a Rowland, e soprattutto a Nato, di volare a Monaco con fiducia vista l’ennesima gara positiva dal punto di vista della velocità e della gestione dell’energia.

Credits: Jaguar Racing
Credits: Jaguar Racing

Per Jaguar invece continua l’inizio di stagione disastroso, con Cassidy ed Evans fuori sia dalla fase a duelli in qualifica sia dalla zona punti in gara, dove hanno chiuso rispettivamente in 15^ e 16^ posizione. Per Cassidy una penalità di 5” comminata in gara per track limits ne ha distrutto le possibilità di andare a punti considerando il gruppo compatto lungo tutto l’arco della corsa, mentre Evans si è trovato suo malgrado coinvolto nell’incidente tra Hughes e Gunther, ritrovandosi in fondo alla ripartenza. Un’ennesima delusione per il brand inglese che vede allontanarsi la speranza di potersi giocare il titolo come negli ultimi anni.

Miami promossa? I piloti preferiscono i cittadini

A 10 anni dalla prima volta, Miami ha ospitato – in una location differente – di nuovo la Formula E. Homestead-Miami Speedway, teatro dell’EPrix, promosso o bocciato? In generale il circuito – il più lungo della stagione e uno dei più lunghi di sempre in Formula E – ha convinto per il layout e per le dinamiche di gara che si sono sviluppate, ma i più esperti non hanno nascosto di voler preferire la serie correre su circuiti cittadini come nei primi anni della serie, come ha ammesso Di Grassi dopo la gara.

Dal mio punto di vista, la Formula E dovrebbe correre su circuiti stradali, quando è possibile, anche se questa è una pista tecnica e difficile. L’asfalto è altamente abrasivo, distrugge le gomme o comunque le porta a surriscaldarsi. La pista è difficile con tutte le modifiche e tutti i cambi di grip. Mi è piaciuto correre qui, la pista era nuova per tutti. Se questo è il circuito dove continuare a correre qui a Miami va bene. Il primo anno avevamo corso in Downtown, dovessi scegliere preferirei correre lì.

In linea con il parere di Di Grassi è l’idea di Da Costa, che ha segnalato come il suo desiderio sarebbe quello di correre in centro Miami con la convinzione che, “come Formula E, se siamo stati capaci di correre in centro città nella nostra prima stagione, dobbiamo essere in grado di farlo anche nell’11^ stagione”. Il tutto con la nomination di Long Beach come miglior pista statunitense dove la Formula E ha corso in queste 11 stagioni: un desiderio che al momento non sembra seguire le strategie di espansione della serie negli USA (e non solo) dove, abbandonata Portland, una futura location potrebbe essere quella di Phoenix.

Mattia Fundarò