Non è un compito di certo agevole quello di rappresentare la scuderia più attesa, discussa e…chiacchierata dell'intero paddock. Eppure, in Ferrari dovrebbero essere abituati a dover gestire la pressione, cercando di imparare dagli errori commessi anche nel recente passato con l'obiettivo di andare alla ricerca di un nuovo ciclo vincente. Niente di tutto questo, o quasi, si è però visto nella prima metà di stagione del Cavallino Rampante. Tra propositi di rivoluzione a metà, sogni di mezza estate infranti e un'involuzione tecnica a tratti preoccupante.

Il team: un preoccupante trend…negativo

La cura Vasseur, almeno sino a questo momento, non sta producendo gli effetti sperati in casa Ferrari. Non che il manager francese, ad un anno e mezzo abbondante dal proprio insediamento, non abbia cercato di darsi da fare: ma la sensazione è che dalle parti di Maranello a cambiare debba essere in primo luogo un certo tipo di mentalità. Tante, troppe polemiche, accompagnate da voci di corridoio, abbandoni eccellenti e promesse non mantenute. Per non parlare dell'aspetto puramente agonistico o, se preferite, squisitamente tecnico: dopo un buon inizio di stagione, caratterizzato da un paio di successi e dal ruolo di seconda forza che sembrava essere assodato alle spalle della Red Bull, qualcosa si è rotto alla fine della primavera.

Improvvisamente, clamorosamente. In un clima reso ancor più pesante dall'addio di Cardile, dal mancato arrivo di Newey e da una situazione d'incertezza dal punto di vista del futuro organigramma tecnico che deve fare suonare più di un campanello d'allarme. Perché per rendere positiva una prima parte di stagione conclusa al terzo posto, ma con un trend che sembrerebbe persino poter mettere a rischio il vantaggio finora accumulato sulla Mercedes, non bastano i due successi conquistati a Melbourne e Monaco. Due weekend felici che sembrano però rappresentare un'eccezione, in un campionato dove la Rossa si è ormai malinconicamente collocata con un ruolo di quarta forza. Gli aggiornamenti tecnici non hanno funzionato, ancora una volta: il bouncing è tornato a farsi sentire in maniera prepotente, rendendo difficile la vita ai due piloti in pista. I quali, da parte loro, hanno cercato di salvare il salvabile: cogliendo le occasioni utili, commettendo pochi errori, forse lottando un po' troppo al limite in momenti in cui forse non era necessario. Il tutto in attesa di “King" Lewis, anche per capire come l'impatto che avrà Hamilton potrà ripercuotersi sull'ambiente Ferrari. Per il momento, nonostante gli sforzi, ancora non ci siamo.

Voto: 5,5

Leclerc: pochi lampi oltre la prodezza di Monaco

Charles Leclerc: alla ricerca della definitiva consacrazione?
Charles Leclerc: alla ricerca della definitiva consacrazione?

Charles il suo l'ha fatto. Almeno, in gran parte dei casi. Portando la macchina al traguardo, commettendo meno errori “pesanti” rispetto al passato, ma al tempo stesso lasciando intravedere meno sprazzi di quel talento cristallino e costantemente sul punto di consacrarsi definitivamente. Le aspettative su di lui sono sempre elevate: forse qualche appellativo ha finito paradossalmente per danneggiarlo, mettendogli addosso una pressione che non sempre ha gestito con la necessaria lucidità. Si è tolto il peso di riuscire a trionfare nella gara di casa, in un weekend per lui assolutamente da sogno: ma negli altri casi, ha dovuto più lottare con le bizze della SF-24 che puntare ad essere protagonista. Sua l'unica pole della stagione (quella realizzata nel Principato) ma suo dovrà essere anche il ruolo da condottiero di una scuderia che, per certi versi, naviga a vista. Scrutando all'orizzonte l'arrivo di un certo Lewis Hamilton, con il quale il capitolo legato alla convivenza interna sarà tutto da scoprire. Ma se Leclerc corre da Leclerc, ce n'è davvero per pochi: peccato che quest'anno sia successo piuttosto di rado.

Voto: 6,5

Sainz: regolarità e costanza tra varie difficoltà

Carlos Sainz: buon rendimento nonostante le voci di mercato
Carlos Sainz: buon rendimento nonostante le voci di mercato

Ancora non è chiaro se a fargli più male sia stata l'appendicite che lo ha costretto a saltare la gara di Jeddah (dove è tra l'altro stato sostituito egregiamente da Bearman), oppure l'aver appreso ancor prima dell'inizio della stagione che la sua avventura in Rosso si sarebbe suo malgrado conclusa alla fine dell'anno. Di fatto, pur essendo alle prese con una situazione (anche dal punto di vista psicologico) non semplice da gestire, Carlos Sainz ha confermato di essere un ottimo professionista, inanellando una serie di piazzamenti impreziositi dal successo conquistato a Melbourne. Battuto (ma non di molto) nel confronto con il compagno di squadra nel computo dei piazzamenti in qualifica, lo spagnolo si è ampiamente rifatto sulla distanza, dimostrando di avere una visione di gara spesso più efficace e redditizia rispetto al compagno. La lunga fase di meditazione sul suo futuro (risoltasi soltanto subito prima della pausa estiva con l'annuncio del suo passaggio in Williams per il 2025) non sembra averlo distratto più di tanto. Di sicuro, avrebbe meritato di finire in modo migliore: sia la sua avventura a Maranello, che la scalata verso una vetta della Formula 1 che sembra ora diventare molto più ardua. Eppure, sia a lui che a papà Carlos le sfide piacciono: di certo, i tifosi ferraristi conserveranno di lui un buon ricordo, forse persino migliore di quello che sarebbe stato lecito attendersi.

Voto: 6,5

Marco Privitera