Che Lewis Hamilton avrebbe vinto questa gara partendo e dominando in pochi ci avrebbero scommesso contro. Così doveva essere e così è stato. Dietro invece succede un po' di tutto e la gara di Suzuka si conferma avvincente, interessante e per nulla noiosa. Per la Ferrari però è un incubo che toglie il fiato: Kimi Raikkonen si tocca con Max Verstappen (penalizzato di 5 secondi) al primo giro, poi anche Sebastian Vettel ha un contatto con l'olandese: finisce in testacoda ed è costretto a ripartire da fondo gruppo dopo che la buona rimonta iniziale che l'aveva portato a ridosso dei primi. 

Un'altra giornata no per la Ferrari, ancora una volta strategie pasticciate al muretto, Vettel nuovamente impreciso e quantomeno impreciso nel sorpasso su Verstappen, uno che non si lascia certo passare facilmente. Il contatto tra i due costituisce un episodio che farà certamente discutere: non cambierà l'esito del mondiale, ma viene giudicato incidente di gara. Difficile attribuire una responsabilità chiara dell'accaduto: Verstappen lascia sì lo spazio per passare ma è minimo, Vettel di contro si butta dentro un po' troppo convinto. Si potrà derubricare il contatto come un concorso di colpe che però costerà carissimo al tedesco. Forse solo il nuovo e sonoro fallimento della Ferrari farà discutere di più nei giorni a venire, mentre i piloti Red Bull chiudono comodamente davanti alle Rosse persino con Daniel Ricciardo, partito quindicesimo, e Verstappen che prova addirittura ad infastidire Valtteri Bottas nelle fasi finali per soffiargli il secondo posto. 

Il week-end di Suzuka, che di fatto consegna il mondiale ad Hamilton, ha messo in mostra ancora una volta i fragili equilibri interni e la scarsa lucidità sia del muretto che di Sebastian Vettel, che dopo l'errore nella scelta delle gomme costatogli la qualifica, si fa nuovamente prendere dalla foga in gara e si scontra nuovamente contro l'ostacolo Verstappen. Per quanto fosse imprescindibile rischiare e attaccare per recuperare, non è invece il caso di esagerare per concludere con lo schiaffo anche da parte della Red Bull. Da queste parti dicono harakiri; dopo l'anno scorso Ferrari conferma infatti il trend negativo e in ribasso dei propri finali di stagione ed indice evidente che qualcosa da registrare a livello organizzativo forse c'è.

Vetture danneggiate, errori, e un minuto di ritardo al traguardo segnano il punto più basso di questa stagione con la rincorsa al titolo che ha iniziato a sfuggire definitivamente di mano con il pasticcio di Monza. Dopo il quale però mancavano ancora 8 gare alla fine e un terzo di campionato. Tempo e risorse per raddrizzare la situazione c'erano, ma forse a mancare è stato qualcos'altro. Il rammarico c'è ed è grande, ma sarà inutile se non accompagnato dalla consapevolezza di dover imparare dagli errori di questo 2018 ripartendo però dalla solida convinzione di saper costruire una macchina veloce e più forte delle altre. Il DNA vincente della squadra è questo e non potrà mai cambiare; quello che forse invece cambierà, e di cui già si parla in queste ore, potrebbe essere qualche novità nella Ges per rinforzare il team con qualche pedina che ancora manca come confermato dallo stesso Maurizio Arrivabene dopo la brutta qualifica di sabato. Gente sveglia, che sappia interpretare momenti, situazioni, opportunità. Gente da Ferrari insomma. 

Stefano De Nicolo'