Rachele Somaschini ospite a 'Speedy Woman': "Sogno il Mondiale Rally. La W Series? Ci avrei provato"
Capelli biondi, occhioni castani e un sorriso luminoso. A primo impatto questi sarebbero gli elementi da includere nel ritratto di Rachele Somaschini. Nella settima puntata di ‘Speedy Woman – La velocità in rosa’, però, abbiamo cercato di andare in profondità per raccontare la vulcanica pilota di Cusano Milanino.
Sin dalla nascita, Rachele si è trovata a convivere con la fibrosi cistica, malattia genetica che, nonostante le difficoltà, è riuscita a convertire in un punto di forza per se stessa e per gli altri. Immersa nel mondo dei motori da piccola, dalla preferenza per la pista di hot wheels alle bambole, Rachele è cresciuta vicino all’Autodromo di Monza, dove si è trovata a girare a 10 giorni dall’esame di Maturità sulle orme del padre Luca e dell’amico di famiglia Arturo Merzario.
All’età di 16 anni Rachele ha iniziato a collaborare con la Fondazione Ricerca Fibrosi Cistica, raccontando l’inizio dell’esperienza come una sorta di ‘outing’, data la difficoltà da parte dei coetanei di comprendere la sua patologia, peraltro poco conosciuta. Nel 2016 ha poi fondato l’iniziativa #CorrerePerUnRespiro, una campagna itinerante di sensibilizzazione e raccolta fondi che la accompagna in pista. Il messaggio trasmesso da Rachele, inoltre, si espanderà presto su scala internazionale con la partecipazione nel campionato europeo, diventando #RacingForABreath.
“Quello che mi ha spinto di più a volerla creare è il fatto di non essere mai stata capita. Il rischio di entrare a contatto con la fibrosi cistica non è così remoto come sembra. Una persona su 25 ne è portatore sano e non lo sa, ma se incontra un altro portatore sano può generare un figlio malato, quindi mi preme fare prevenzione” ha spiegato.
Il suo variegato percorso motoristico l’ha vista abbracciare diversi ambiti tra pista, cronoscalate, rally, ognuno apprezzato e vissuto in maniera diversa. Rachele tiene gli occhi puntati sul rally: “Sogno il Mondiale. Prima bisogna provare a correre all’estero, vedere come la gestiamo e poi capire in che modo correre nel Mondiale. Ci sono delle cose da mettere insieme e non sono così scontate”.
A proposito di categorie e scelte nel corso della sua carriera, non poteva mancare una domanda sulla W Series, la formula tutta al femminile. Rachele ha rivelato che la categoria inaugurata nel 2019 sarebbe rientrata nei suoi piani se non fosse stato per il passaggio al mondo del rally.
“La W Series l’avrei sicuramente fatta, ma è stata creata in un momento in cui ero concentrata su altro e ci avevo messo tanto tempo a passare dalla pista ai rally. Non me la sono sentita di tornare indietro e fare una selezione in pista, anche se ogni tanto la guardo con un po’ di rammarico perché avrei potuto provarci”.
Limitatamente al lato rosa del motorsport, secondo la Somaschini la strada è ancora lunga per modificare la percezione delle donne al volante, dall’ironia agli stereotipi. “Essere donna [nel motorsport] ha determinati vantaggi, ma non così tanti. La cultura non è sufficiente per far passare il messaggio che uomini e donne nel motorsport sono pari. Con un'adeguata preparazione fisica questo divario è azzerato” ha precisato.
Tuttavia non sono solo le donne pilota ad essere degli ‘underdog’. La figura del navigatore viene tendenzialmente sottovalutata nel rally, molto spesso non ricevendo sufficiente attenzione e riconoscimento, e Rachele Somaschini lo sa bene. Nel giro di pochi secondi è emerso il nome di Chiara Lombardi, la sua co-pilota, con la quale ha instaurato rapporto molto stretto. Del resto, formare un equipaggio richiede affinità, collaborazione e cooperazione.
“Si passa insieme tanto tempo, Deve essere una persona con cui vai d’accordo. Noi condividiamo anche la camera, il pranzo, la cena, 24 ore su 24 a contatto. Bisogna che ognuno faccia la sua parte, ognuno ha i propri compiti e diamo per scontato che lei faccia una cosa e io un’altra” ha spiegato.
“Si tende a sottovalutare il lavoro del navigatore, non è solo un leggi-note. E’ un equipaggio, abbiamo corso in due e l’intervista si fa in due. Difficile unire tanti pezzi nel puzzle, ma alla base di tutto ci deve essere la passione e bisogna avere tempo, non solo per le gare ma per prepararle e organizzarsi”.
Beatrice Zamuner
QUI LA PUNTATA DI 'SPEEDY WOMAN' CON L'INTERVISTA A RACHELE SOMASCHINI ⬇
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