Lo Shanghai International Circuit ha ospitato la Formula E per la prima volta.
Lo Shanghai International Circuit ha ospitato la Formula E per la prima volta.

Se Mitch Evans e Antonio Felix da Costa lasciano Shanghai con nuove vittorie da aggiungere al loro palmares, chi gioisce davvero è Nick Cassidy e, con lui, la Jaguar. Shanghai ha regalato un nuovo, inedito, scenario dove mettere alla prova la Gen3 e consegnato diversi temi da analizzare e che accompagneranno la serie elettrica nel mese di pausa che dalla Cina porterà all’Oregon e a Portland.

Cassidy, fuga decisiva?

Che sia la gara della domenica quella decisiva per la corsa al titolo iridato? Di certo, per Nick Cassidy approcciare il round di Portland di fine giugno con 25 punti di vantaggio su Pascal Wehrlein è una bella iniezione di fiducia per la volata finale che potrebbe consegnargli quel titolo che gli era sfuggito lo scorso anno con la Envision. Poco importa se la gara della domenica ha messo fine alla serie di cinque podi consecutivi e poco importa della rabbia con la quale ha chiuso la gara di sabato. Shanghai, visto il rendimento messo in mostra sinora, rischia di aver indirizzato definitivamente verso Cassidy un titolo al momento meritatissimo.

Una buona notizia anche per la Jaguar, che nella classifica dei team domina con 63 punti di vantaggio sul team ufficiale della Porsche e che tra i Costruttori invece si ritrova a meno 9 a 4 round dalla fine.

Wehrlein, una foratura che costa cara

Se Porsche gioisce per la vittoria di Da Costa, dall’altra parte il brand tedesco si lecca le ferite per la seconda, disastrosa, gara di Pascal Wehrlein che perde 12 punti e ora si ritrova a -25 da Cassidy con quattro gare da disputare. Il tedesco paga carissima sia la partenza dalla 13^ posizione nella seconda gara sia un contatto fortuito a centro gruppo con Sam Bird, la cui ala ha bucato la posteriore sinistra della Porsche #94, costretta a fermarsi ai box e a cambiare gomma, chiudendo così in 20^ posizione. Una foratura che soffoca anche quelle che sono le speranze iridate del tedesco al quale, in confronto a Cassidy, sta mancando la costanza di rendimento.

Il podio della domenica a Shanghai: primo podio dell'anno per Hughes e Nato.
Il podio della domenica a Shanghai: primo podio dell'anno per Hughes e Nato.

Il riscatto delle seconde linee

La seconda delle due gare rappresenta il riscatto di quelle che sono le seconde linee di Porsche, McLaren e Andretti. Antonio Felix da Costa, Jake Hughes e Norman Nato si prendono la scena e per un giorno tolgono le luci della ribalta ai capisquadra Pascal Wehrlein, Sam Bird e Jake Dennis. Per il portoghese della Porsche, il successo – il secondo dell’anno – vendica la penalità di sabato che gli ha tolto la quinta posizione e gli consente – quantomeno – di provare a dare qualche argomento alla Porsche per confermarlo il prossimo anno.

Sono super contento del periodo positivo sul quale stiamo costruendo. Abbiamo avuto dei sesti posti, dei quinti posti e adesso abbiamo racimolato tre vittorie (da Costa conta anche quella persa per squalifica a Misano, ndr) nelle ultime sei o sette gare. È un peccato per l’inizio dell’anno e per la vittoria persa a Misano, altrimenti penso che siamo riusciti ad avere un buon percorso con una vettura da titolo. Penso che Mitch abbia vinto due gare, Nick e Pascal sono in un buon momento anche loro e ciò dimostra come le Jaguar e le Porsche, in questo tipo di gare dove l’efficienza è la chiave, abbiano un po’ di margine sugli altri ed è positivo.

Per Jake Hughes invece è stata una Domenica da sogno: prima la pole position per un millesimo su Vandoorne e poi il primo podio in Formula E. Un risultato positivo che permette anche a Hughes di avere qualche argomento da giocarsi in ottica futura, ora che in classifica si è portato davanti al suo compagno di squadra Sam Bird, tornato a correre dopo l’infortunio di Monaco e che ha chiuso con un doppio zero.

Penso di aver approcciato la gara in modo diverso oggi. Penso che sia corretto dire che queste gare di gruppo non sono state gentili con me e anche io ci ho messo del mio. Oggi penso di aver preso ad esempio quanto fa Rowland e volevo assicurarmi di restare vicino alla vetta, il che significa dover essere aggressivi, cercando di fare dei sorpassi, e ciò ha pagato. È incredibile quanto sia facile correre così come ho fatto oggi. Speriamo sia un qualcosa che possa continuare.

E anche per Norman Nato il primo podio stagionale – con il giro veloce – gli permette di scalare la classifica e di portarsi ai margini della top-10, subito dietro Hughes. Per Nato, che arrivava alla seconda gara di Shanghai con un punto raccolto negli ultimi 5 round, una bella iniezione di fiducia e una chiave per poter consolidare il lavoro svolto in Cina anche negli ultimi 4 round della stagione.

Per farcela in Formula E a volte ci vuole molta pazienza. Abbiamo continuato ad analizzare gli errori fatti ma oggi la chiave è stata la partenza. Sapevo che sarebbe stato importante mettermi davanti ed è facile da dire ma non sempre facile farcela perché per tutti è la stessa strategia. Penso che stiamo imparando dal passato e per questo è importante godersi il momento, perché per noi sono ottimi punti. Tutti i punti sono importanti in questa fase. È un peccato non aver condiviso il podio con Jake. Oggi essere salito sul podio è stato importante per la classifica dei team.

L’Attack Mode ha perso la sua utilità?

In gare che per 3/4 della loro durata consistono in una totale gestione dell’energia – per tutti i problemi noti della Gen3 dal punto di vista aerodinamico – ha senso l’Attack Mode? Con la Gen3 che richiede un’enorme gestione dal punto di vista dell’energia, soprattutto nella prima parte della gara, l’Attack Mode è più un peso da togliersi il prima possibile più che un mezzo per poter velocizzare il proprio ritmo e acquisire velocità. E infatti è sempre molto raro vedere degli scossoni in classifica nel momento in cui viene azionato. Anzi, per il modo in cui le gare si svolgono attualmente, con gruppo compatto per gran parte della gara e lotte estremamente ravvicinate ad un ritmo basso, l’Attack Mode non consente, a chi lo aziona, di ottenere un vantaggio. Che sia arrivato il momento di ripensarlo? Intanto, per quella che doveva essere la novità dell’Attack Charge, se ne riparlerà nel 2025.

Lo Shanghai International Circuit è adatto alla Formula E?

Per il ritorno in Cina della Formula E per la prima volta dal 2019, quando il Circus elettrico corse sul cittadino di Sanya, si è scelto di andare sul circuito permanente di Shanghai, che nella sua storia ha ospitato Formula 1, WEC e MotoGP tra le altre. Una scelta giunta per riportare la serie elettrica in uno dei mercati più importanti per l’elettrico e che – anche per ammissione di Jeff Dodds – è stata anche di ripiego vista la preferenza della serie di correre su circuiti cittadini nel centro delle città. 

40000 spettatori nel corso del weekend sulle tribune di Shanghai.
40000 spettatori nel corso del weekend sulle tribune di Shanghai.

E, dopo il doppio round del weekend, si può tranquillamente ammettere che lo Shanghai International Circuit, seppur in una configurazione ridotta, non è il miglior circuito dove poter vedere il potenziale di una Gen3 estremamente complessa da poter sfruttare al meglio per temi già noti. Lo ha confermato Pascal Wehrlein, che in Cina in passato ci ha corso in Formula 1 e che ha ammesso come quella cinese non sia una pista buona per le caratteristiche di una vettura che in Formula E forse non vedono l’ora di mettere da parte.

La pista è bella, ma forse – ad essere sinceri – non è totalmente adatta alla vettura. Qui facciamo tantissima fatica con il grip, e specialmente nelle curve veloci che sembra non finiscano mai. Sei sempre in costante lotta con la vettura. Penso che il taglio sia positivo, anche se sarebbe interessante poter provare il circuito nella configurazione completa con queste vetture e valutare come possano andare sul lungo rettilineo.

Riuscirà la Formula E a trovare un’alternativa? Dodds non ha nascosto che – se si dovesse restare a Shanghai – preferirebbe correre in centro città. Una soluzione sarà da trovare in tempi brevi, soprattutto perché a breve la FIA dovrà comunicare il calendario della Stagione 11.

La Formula E sta costruendo il suo futuro

Stagione 11 che è più vicina di quanto si possa pensare, perché FIA e Formula E hanno tutta l’intenzione di partire a dicembre per quello che sarà il primo campionato con la Gen3.5. Il Circus elettrico sta pensando a quello che sarà il calendario della prossima stagione, con l’idea di partire a dicembre per il primo round, a differenza delle ultime stagioni dove l’inizio era fissato per gennaio. Indicativamente, sembra che possa essere San Paolo il round inaugurale del prossimo campionato, ma da smarcare ci sarà il weekend nel quale andare a inserirsi. A dicembre la Formula 1 correrà in Qatar (29 novembre – 1° dicembre) e terminerà la sua stagione ad Abu Dhabi nel weekend del 6-8 dicembre, mentre il weekend successivo ci sarà la cerimonia di premiazione della FIA, alla quale la Federazione tiene particolarmente e nella quale richiede ai propri campioni di presenziare. Con tre weekend occupati, e con quello del 21-22 dicembre che è troppo in avanti date le festività natalizie, la soluzione più plausibile sia quella di andare a occupare il fine settimana del Season Finale della Formula 1, facilitati dai diversi fusi orari tra il Brasile e gli Emirati Arabi. Da lì, ricostruire il calendario però non è semplice. Tolto il Messico che sarà sempre nel classico slot di gennaio, la Formula E punta a tenere la Cina, il Giappone e gli Stati Uniti. Si punterà a tornare in Indonesia, si spera in un possibile bis negli USA e si dovrà capire che cosa ne sarà della tappa italiana – con possibili alternative a Misano identificate in Modena, Bologna e Torino – e di Londra, con l’ExCel Center che potrebbe avere vita breve. 

Al di là del calendario, andando più sul lungo periodo, alla vigilia di Shanghai Porsche ha confermato il suo impegno in Formula E fino al 2030, unendosi a Nissan e Jaguar. Un buon segnale per la serie che vede un altro dei suoi costruttori principali restare per il futuro.

Mattia Fundarò