Motodays, un salto nella storia: dalla Desmosedici di Stoner alla Yamaha di Roberts
In occasione dei MotoDays in scena a Roma il weekend 8-10 marzo abbiamo dato un occhiata ai prototipi che hanno fatto la storia delle corse
Alla Fiera di Roma, dopo ben cinque anni di digiuno, tornano i Motodays. Quattro padiglioni dedicati a modelli, novità del mondo elettrico, ma soprattutto un area per quelle moto che hanno reso grande il motociclismo. Grazie alla collezione “Moto dei Miti”, i visitatori potevano ammirare a poco più di un metro la Ducati Desmosedici Campione del Mondo di Casey Stoner, la Ducati GP4 di Loris Capirossi e Troy Bayliss, fino ad arrivare alla Yamaha YZR500 del 1980 usata dal mitico Kenny Roberts.
YAMAHA YZR500 DI KENNY ROBERTS
Tenetevi forte perché la prima moto vista ai Motodays di cui andremo a parlare è una pietra miliare del motociclismo. Era il 1980 quando Kenny Roberts salì in sella all’iconica Yamaha YZR con livrea giallo nera. La versione 0W48R aveva un motore a 4 cilindri in linea da 499cc e 110 CV. Adottò un layout con scarico in direzione posteriore, che gli consentiva di raggiungere circa 7 CV di potenza in più rispetto alla versione precedente. Il tutto su un telaio in acciaio.
Roberts trionfò per ben tre volte, oltre ai tre podi di Belgio, Finlandia e Gran Bretagna, conquistando il titolo mondiale 1980 con 87 punti complessivi, davanti alla Suzuki RG500 di Randy Mamola a 71 punti. Terzo quell’anno concluse l'italiano Marco Lucchinelli.
DUCATI DESMOSEDICI GP04 LORIS CAPIROSSI
Progettata da Filippo Preziosi, il visionario ingegnere che prima di Luigi Dall’Igna gettò le basi di quella Ducati vincente che portò diversi titoli costruttori e quello piloti nel 2007. Con il suo motore a quattro tempi raffreddato a liquido e distribuzione desmodromica, la GP04 venne affidata a Loris Capirossi e Troy Bayliss. Nel 2004, alla presentazione, la Ducati dichiarava una cilindrata di 989cc e una potenza di oltre 230 cavalli a 16.500 giri/min, con una coppia massima pari a 100 Nm a 14.000 giri/min.
Le versioni dalla GP3 fino alla GP8 impiegavano un telaio a traliccio tubolare in acciaio, con la peculiarità di avere il motore a funzione portante, altra caratteristica unica tra le MotoGP. Caratteristica è la livrea rossa con i loghi Marlboro, una delle ultime. Freni Brembo doppio disco in carbonio da 320 mm con pinza Brembo da 4 pistoncini e il posteriore da 200 mm con pinza a 2 pistoncini. Forcella "Öhlins" a steli rovesciati da 42mm completamente regolabile "Öhlins" TT25.
DUCATI DESMOSEDICI GP8 CASEY STONER
Era il 2007 quando l’australiano Casey Stoner portava a casa il suo primo titolo mondiale di MotoGP. In sella a quella fantastica, sia da vedere che da guidare, Desmosedici. Nella stagione successiva Casey scelse il numero #1 da mettere sul cupolino, una mossa che fino ai giorni nostri con Bagnaia quasi nessuno ha più adottato.
Nel 2008 era questa la moto da battere e quella che tutti temevano. Il prototipo che portava il nome di GP8 aveva un motore da 800cc a quattro cilindri con un layout a V 90° e sviluppava ben 264 CV a 16.500 giri/min, con un peso di 150 Kg. Il tutto incastonato in un telaio a traliccio, ultimo in questa conformazione visto che dalla GP9 la Ducati montò un telaio in carbonio monoscocca più leggero e rigido.
In termini estetici questa GP8 sfoggia un’inconfondibile livrea rossa con un grosso “codice a barre” bianco e nero posizionato ai lati della carenatura.
Questa moto nello specifico entrò nella storia anche per essere stata protagonista del funambolico sorpasso di Valentino Rossi al cavatappi di Laguna Seca, proprio ai danni di Stoner. L’australiano ottenne sei vittore e undici podi in sella a questa Desmosedici, ma i pessimi risultati di Jerez, Le Mans e i due ritiri di Brno e Misano gli condizionarono il campionato, che vide trionfare Rossi.
Damiano Cavallari