Con un comunicato diramato in tarda notte, FCA ha ufficialmente ritirato la proposta di fusione con il gruppo Renault-Nissan. Tra i motivi della decisione, le forti pressioni del governo transalpino che chiedeva determinate garanzie come base per concedere il via libera all'operazione. La notizia ha fatto crollare i titoli in Borsa  di FCA di quasi 4 punti percentuali.

"Il Consiglio di Amministrazione di Fiat Chrysler Automobiles N.V. (“FCA”) (NYSE: FCAU /MTA: FCA) riunitosi questa sera sotto la presidenza di John Elkann ha deciso di ritirare con effetto immediato la proposta di fusione avanzata a Groupe Renault. FCA continua ad essere fermamente convinta della stringente logica evolutiva di una proposta che ha ricevuto ampio apprezzamento sin dal momento in cui è stata formulata e la cui struttura e condizioni erano attentamente bilanciati al fine di assicurare sostanziali benefici a tutte le parti. E’ tuttavia divenuto chiaro che non vi sono attualmente in Francia le condizioni politiche perché una simile fusione proceda con successo. FCA esprime la propria sincera gratitudine a Groupe Renault, in particolare al suo Presidente, al suo Amministratore Delegato ed agli Alliance Partners, Nissan Motor Company e Mitsubishi Motors Corporation, per il loro costruttivo impegno in merito a tutti gli aspetti della proposta di FCA. FCA continuerà a perseguire i propri obiettivi implementando la propria strategia indipendente".

Con questo comunicato il gruppo FCA annulla con effetto immediato la proposta che solo poche settimane fa era stata avanzata al costruttore francese. I motivi sono da ricercare nella fumata grigia arrivata nella giornata di ieri, dopo che il CdA riunitosi per il via libera definitivo, aveva invece dovuto temporeggiare ancora per le forti pressioni politiche ricevute.

E' bene ricordare che il governo francese, che detiene il 15% delle quote di Renault, per bocca del ministro dell'economia Bruno Le Maire aveva fin da subito mostrato le proprie perplessità sull'accordo, pur collaborando fattivamente per la felice conclusione della trattativa.

Ma quali erano le garanzie chieste dal governo francese a FCA? In caso di fusione, Parigi avrebbe voluto una sede "operativa" Fca-Renault in Francia, determinate garanzie sui siti industriali e sui lavoratori, e un rappresentante del governo nel nuovo Cda, che sarebbe dovuto essere paritetico, cioè di quattro membri per parte. Di contro, però, la nuova quota pubblica francese sarebbe scesa al 7,5%.

Dopo una giornata lunga ed estenuante si è arrivati a questo inatteso finale, che spegne ancora prima di nascere un'allenza che avrebbe rivoluzionato il mercato dell'automobile. Indiscrezioni parlano di una forte opposizione dei rappresentanti del gruppo Nissan, che avrebbero ritirato l'appoggio dato per la fusione con FCA.

Ovviamente la notizia del mancato accordo non appena diramata, ha fatto precipitare i titoli  in Borsa di FCA che, nelle contrattazioni after hours, ha accusato una perdita di 3,71 punti percentuali.

Vincenzo Buonpane