MotoGP | SIC, il ragazzo che ha saputo conquistare tutti
"Mi piacerebbe essere ricordato come uno che in gara sapeva emozionare". Ed è proprio così che ogni anno, il 23 ottobre, ricordiamo Marco Simoncelli. Nel giorno in cui, prematuramente, lo abbiamo salutato per sempre.
Marco aveva espresso in vita il desiderio di essere ricordato come “uno” che in gara sapeva emozionare, e ci è riuscito. Il SIC era il ragazzo del motomondiale amico di tutti, piloti e tifosi, il classico ragazzo sempre con il sorriso stampato sulle labbra e la battuta sempre pronta, o almeno è così che lo ricordiamo. Il pensiero che si ha di Marco non è solo di un pilota in pista, ma è quello di un’icona, di una leggenda. C’è chi il SIC in pista nemmeno lo ricorda, magari perchè ancora troppo giovane, eppure in questo giorno nel quale ricorre la sua morte, Marco era ed è un ricordo che tutti a proprio modo conservano.
A distanza di otto anni dalla sua morte, "Callaghan" viene celebrato non solo per quello che è riuscito a conquistare in pista, ma per chi era senza essere in sella ad una moto. Basti pensare alle nuove generazioni che celebrano Marco senza averlo vissuto in prima persona. Come si può idolatrare qualcuno che non si ricorda? Semplicemente perché Simoncelli è riuscito ad esaudire il suo desiderio. Il SIC è riuscito a far emozionare anche chi non lo ha vissuto, è divenuto un simbolo che ha inseguito il suo sogno e lo ha realizzato ad ogni costo, faticando, ma rimanendo sempre con i piedi per terra, senza mai perdere il sorriso, fino al suo ultimo giorno di vita.
Ciò che fa di Marco Simoncelli una leggenda è l’eredità che ci ha lasciato. Migliaia di interviste, video e frasi di un ragazzo che non si è mai preso troppo sul serio. Un ragazzo che non si è mai considerato superiore a qualcun altro, ma che è sempre rimasto al pari di chi lo stava ascoltando. La grandezza di SIC sta nel voler essere ricordato come uno che sapeva far emozionare, non come uno che sapeva vincere. La grandezza di SIC sta nell’essere stato una leggenda in vita e di non esserlo divenuto solo dopo la sua morte.
Nicole Facelli