Credits: Kawasaki
Credits: Kawasaki

Il primo weekend del 2025 WorldSSP ha portato in seno una grande novità. Finalmente anche i costruttori giapponesi si sono uniti alla Next Generation, a tre anni dall’introduzione del nuovo regolamento: le fiammanti Yamaha R9 e Kawasaki ZX-6R 636 sono partite col piede giusto.

Yamaha, debutto con vittoria: è Manzi il traghettatore

In sede di presentazione della Yamaha R9 nell’ultimo round stagionale di Jerez de la Frontera, Andrea Dosoli aveva espresso una grande fiducia nei confronti di Stefano Manzi. Il pilota italiano, quarto pilota più vincente di sempre con il marchio di Iwata (dopo Dominique Aegerter, Jules Cluzel e Andrea Locatelli, ndr) sembrava distante da Ten Kate Racing a metà 2024. Invece, una svolta improvvisa ha portato al rinnovo tra Manzi e la squadra olandese, mettendolo al centro di tutte le speranze dei Tre Diapason. Yamaha ha investito tanto nelle derivate di serie, ultimamente: la nuova R1 con le ali nel WorldSBK non sta dando i risultati sperati al momento, ma nel WorldSSP sei dei sette piloti dotati di R9 sono direttamente supportati dalla casa madre: si parla di Ten Kate Racing (Manzi, Okamoto), GMT94 (Mahias, Rinaldi) e Evan Bros (Öncü, Mahendra) con la sola esclusione di VFT Racing e Niccolò Antonelli. 

A Phillip Island in entrambe le manche sono state due le moto giapponesi nella top 5: il fattore comune è proprio Stefano Manzi, l’ultimo a vincere con la Yamaha R6 (doppietta a Jerez, ndr) ed il primo a festeggiare sulla R9 in Gara 1, raccogliendo anche una seconda posizione in Gara 2. L’ex VR46 Riders Academy è solito fare la storia delle case per cui corre: Manzi ha regalato la prima vittoria a Triumph nel WorldSSP nel 2022 a Portimão. In top 5 con l’italiano ci sono stati Can Öncü in Gara 1 (5°) e Michael Ruben Rinaldi in Gara 2 (4°). È doveroso affermare come la Yamaha R9 sia nata sotto una buona stella: ciò che aveva lasciato una moto iconica come la R6 era e rimane difficile da colmare, ma sarebbe stato difficile cominciare meglio.

Kawasaki, pochi ma buoni: Alcoba promosso in Australia

Come già accennato nell’introduzione, la R9 non è l’unica moto che ha debuttato nel WorldSSP a Phillip Island. Se a Iwata ci sono ben sette esemplari, anche Kawasaki ha deciso di rinnovarsi, schierando però una sola nuova ZX-6R 636. Nella disperata cerca di cavalli, ad Akashi hanno deciso di aumentare leggermente la cilindrata, con un chiaro benefit in potenza e velocità di punta. L’unica casa a schierare questa moto è, ovviamente, Puccetti Racing: la squadra di Manuel Puccetti è ora sotto l’effige del Kawasaki WorldSBK Team, diventando il punto di riferimento per la casa nel paddock delle derivate di serie. 

L’avventura con la nuova moto non è certo partita alla grande per Kawasaki, che ha come proprio alfiere Jeremy Alcoba. Lo spagnolo ha raccolto meno di quanto ci si potesse aspettare in Moto2 e, come tanti, ha deciso di ripartire dal WorldSSP. Lo spagnolo si portava dietro un infortunio alla mano sinistra che risaliva al Gran Premio della Malesia del mese di novembre. La preparazione non è stata delle migliori, così come la sessione di prove del venerdì mattina. Nell’unico turno di libere a disposizione prima della Superpole, la Ninja 636 è stata fermata da un problema elettrico che non ha permesso al #52 di scendere in pista. Alcoba si è quindi presentato alle qualifiche senza aver girato la mattina e tutt’altro che certo del funzionamento della moto. Il risultato è stato incoraggiante: 15° posto a poco più di 1” dalla pole di Bo Bendsneyder. In Gara 1 lo spagnolo ha recuperato fino alla 10ª posizione, mentre nella seconda manche è stato protagonista assoluto: nonostante i quasi 7” di penalità per il pit-stop troppo veloce, Alcoba ha concluso al 5° posto la manche. Kawasaki, così come Yamaha, è già da top 5 in Australia. Chiaramente per la R9 lo sviluppo sarà leggermente più facile disponendo di più moto e (quindi) dati, ma Alcoba è un pilota con tanto da dimostrare e la formazione di Manuel Puccetti conosce a menadito Kawasaki. 

Next Generation: il confronto con Ducati, MV e Triumph

Il confronto con le nuove moto che hanno debuttato nel 2022, anno del cambio di regolamento che ha permesso a moto più potenti delle “classiche” 600 cm3 di prendere parte al WorldSSP, è presto servito. C’è da rendere conto, però, del balance of performance che nel primo anno di questo ciclo regolamentare ha fortemente penalizzato le moto di nuova generazione, come testimonia il titolo vinto da Dominique Aegerter nel 2022 prima di salire nel WorldSBK. Il primo round dell’anno, corso sul circuito di Aragón, ha confermato il dominio delle classiche 600. In Gara 1 il podio è stato monopolizzato da Yamaha e Kawasaki, mentre in Gara 2 il solo Nicolò Bulega si è classificato in 3ª posizione. Peggio è andata a MV Agusta e Triumph: la casa varesina vanta un 5° posto di Niki Tuuli come miglior risultato, mentre per gli inglesi brilla il 7° posto di Stefano Manzi. La prima vittoria di una Next Generation è targata proprio da Stefano Manzi, vincitore di Gara 1 a Portimão sulla Street Triple 765. Per quanto riguarda MV Agusta, si è aspettato il round di Indonesia dello stesso anno, dove Niki Tuuli ha portato la F3 800 RR al successo in Gara 1. Per quanto riguarda Ducati si è aspettato il round inaugurale di Phillip Island l’anno successivo, dove Nicolò Bulega ha dato inizio ad un biennio trionfale per la casa di Borgo Panigale.

Valentino Aggio

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