Lewis Hamilton 9. Pole position e vittoria. E' il massimo che può fare, in attesa di regali da parte della dea bendata (alias guai per Rosberg) o da parte degli avversari, per tenere vive le sue chances iridate. Se proprio bisogna trovargli il pelo nell'uovo, l'errore in frenata in curva 1, con conseguente taglio della pista e mancata sanzione, è l'unica pecca di un weekend dove ha dovuto solamente pregare che la sua Mercedes lo portasse fino in fondo.

Nico Rosberg 7. Perchè prendersi rischi inutili quando basta portare la macchina al traguardo? E' sicuramente quello che pensa il biondo tedesco che vede i sorci verdi allo start quando Max Verstappen tenta (non si sa quanto involontariamente) di diventare l'ago della bilancia di questo Mondiale 2016. Passata la paura, deve solamente controllare chi lo segue, incamerando punti preziosi che gli permetteranno di avere il match ball per il titolo a Interlagos.

Daniel Ricciardo 7. Conquista il podio con il minimo sforzo, venendo ricompensato per la sfortuna al via (vedasi foratura). Passato su gomme medie, allunga notevolmente il suo stint per presentarsi su gomme soft per il finale di gara. Inquadrato Vettel (rallentato dalla manovra antisportiva di Verstappen) tenta di superarlo alla curva 4, venendo ricacciato indietro dalla strenua difesa del tedesco. Fine dei giochi? Niente affatto, dato che la doppia penalizzazione inflitta a chi lo precedeva gli fa festeggiare un insperato podio.

Max Verstappen 4. Qualcuno spieghi a questo ragazzo che ci sono delle regole da rispettare. Al via tenta l'eliminazione su Nico Rosberg e nella fasi finali della gara, pur sollecitato dal suo muretto (al di là delle smentite Red Bull) non cede la posizione a Vettel, permettendo a Ricciardo di avvicinare il ferrarista e tentare il sorpasso. Avere del talento cristallino non significa poter fare ciò che si vuole.

Sebastian Vettel 8. Per una volta tanto la strategia Ferrari lo avvantaggia, ma prima Verstappen poi la Direzione Gara lo privano di un podio che, ai punti, avrebbe strameritato. Deve migliorare la qualifica (ancora una volta più indietro rispetto alle previsioni) e la sua gestione mentale all'interno dell'abitacolo.

Kimi Raikkonen 5,5. Questa volta a Kimi non riesce di essere più efficace in gara rispetto alla qualifica, penalizzato dallo scarso grip che incontra sia con le gomme medie che con le soft. Il suo unico acuto è il sorpasso su Hulkenberg. Poco rispetto a quanto fatto vedere nelle scorse gare.

Nico Hulkenberg 7,5. Solidissima la gara di Hulk che trova un ottimo risultato certificando il buon feeling avuto con il tracciato fin dal venerdì. Tenta anche di migliorare la sua posizione al via, ma le sue gomme "stanche" non gli permettono una difesa come si deve su Raikkonen, anche se l'essere finito davanti alle due Williams è importantissimo in ottica Mondiale Costruttori.

Vallteri Bottas 7. Strategia e velocità. Sono questi i punti di forza su cui il finlandese costruisce la sua corsa, che sarebbe stata perfetta precedendo anche la Force India di Hulkenberg. Limitare i danni sulle vetture indiane era l'obiettivo minimo che è stato raggiunto.

Felipe Massa 7. Come per il compagno di squadra, la strategia ad una sosta e la velocità di punta in rettilineo gli permettono di tenere a bada l'idolo di casa Sergio Perez. Ma più di questo era obiettivamente difficile da fare.

Sergio Perez 6. Lui, come il suo pubblico, si aspettava qualcosa in più. Autore di una qualifica non all'altezza, in gara prova a replicare la rimonta del 2015. Rimonta che si interrompe una volta trovatosi dietro alla Williams di Massa e che lo deve far accontentare del 10° posto finale.

Marcus Ericcson 8. Sfiora una zona punti che avrebbe avuto del miracoloso. Colpito al via, quando danneggia ala posteriore e fondo, rientra in pista con gomme medie e, grazie all'usura praticamente pari a zero delle sue coperture, risale pian piano la classifica fino a fermarsi in undicesima posizione. Bravo!

Jenson Button 5. In Messico non c'è trippa per gatti per Woking, con le due Mclaren fin da subito apparse in difficoltà sui rettilinei dell'Hermanos Rodriguez. L'esempio lampante è l'eternità di giri che ci mette il buon Jenson per superare una Renault.

Fernando Alonso 5. Il cowboy Alonso questa volta non si sarà divertito, afflitto da problemi (oramai noti) di velocità di punta e di eccessiva usura degli pneumatici.

Jolyon Palmer 6,5. Partito dal fondo dello schieramento, non aveva che una possibilità: attaccare. Cosa che, grazie ad una strategia ad una sosta, puntualmente fa e che lo avrebbero potuto anche portare più in alto. Ma dopo quasi 70 giri le sue gomme non potevano permettergli davvero di più.

Felipe Nasr  5,5. Decide l'azzardo partendo con gomme medie e la cosa sembrava pagare. Ma la Safety Car gli scombussola i piani e per lui i sogni di gloria svaniscono presto.

Carlos Sainz Jr. 5,5. Guai fin dal giro di ricognizione e penalità per un contatto con Alonso rovinano una gara che, visto il passo delle libere, prometteva ben poco.

Kevin Magnussen 5. Meno in palla del compagno di squadra, combatte fin da subito con i suoi treni di gomme, tentando di risollevare le sue sorti con le supersoft nel finale. Tentando, appunto...

Daniil Kvyat 5. Pur battagliando con chi lo precede, si perde nelle retrovie confermando il weekend no della Toro Rosso in Messico.

Esteban Gutierrez 4,5.  Neanche l'aria di casa riesce a rivitalizzarlo. Al via pensa bene di rovinare la gara al malcapitato Wehrlein, in seguito non riesce a trovare uno straccio di passo gara che lo possa far risalire.

Romain Grosjean 4,5. Dalla stelle alla polvere nel giro di una settimana. Attanagliato dai guai fin dalle prime battute del weekend, è costretto a partire dalla pitlane senza mai riuscire a risalire la classifica.

Esteban Ocon 6. In versione Paperino non può proprio fare di più, bersagliato da innumerevoli problemi che ne condizionano, inevitabilmente, la gara.

Pascal Wehrlein 6,5. Peccato! Dopo un'ottima qualifica, la sua gara dura lo spazio di poche curve, centrato in maniera incolpevole da Gutierrez.

Vincenzo Buonpane