F1 | GP Canada, prime prove: Hamilton genio e sregolatezza, ma la Mercedes c’è
Quello canadese è stato un venerdì fra luci e ombre per il team Mercedes, anche se nel paddock della stella il bicchiere può essere visto sicuramente come mezzo pieno: prima fila virtuale per i due piloti nella prima sessione di prove libere, terzo posto per Bottas a soli 134 millesimi dal vertice nella seconda. Discorso diverso per Hamilton che, per via del contatto contro il muro in curva 9, ha finito anzitempo la sessione. In ogni caso le prestazioni della W10 sono parse subito ottime se si considera la velocità con cui sono venuti i tempi.
La monoposto si è subito adattata alla pista e agli pneumatici portati dalla Pirelli a Montréal siglando subito ottimi tempi sul giro nella prima sessione di libere: con Hamilton e Bottas a contendersi il primato in classifica. Neanche una pista davvero sporca, con la polvere che si sollevava ad ogni passaggio, è stata in grado di impensierire le Frecce d’Argento. I tempi poi sono vertiginosamente scesi per via di un costante track evolution e la pista che si è gommata sempre più.
Un segnale evidente dello strapotere Mercedes e da ricercare nell’ottimo pacchetto complessivo: l’assetto base, deliberato al simulatore, è stato subito approvato in pista; sono state davvero minime le modifiche apportate durante la prima sessione, e la monoposto ha reagito positivamente a tutte le mescole utilizzate. È stato disarmante la facilità con cui sono venuti i tempi, ma bisogna considerare anche il lavoro diversificato di Ferrari e Red Bull.
Lewis Hamilton alla fine ha inanellato ben trentuno giri ottenendo un crono di 1’12”767, mente Bottas è stato parzialmente fermato da una perdita di pressione del sistema idraulico non imputabile alla nuova evoluzione della Power Unit ma, molto probabilmente, ad un errore di montaggio del sistema.
La strategia, studiata dal team anglo-inglese, di portare la Step 2 in un tracciato in cui serve la potenza e la velocità di punta ha pagato anche se il Team Principal Toto Wolff ha prontamente buttato acqua sul fuoco: “Speriamo che la nuova power unit sia migliore in termini di prestazioni rispetto alla precedente, anche se la differenza la farà il propulsore più fresco, considerando che il vecchio era arrivato ad un bel chilometraggio. In termini di prestazione non ci attendiamo un grande miglioramento, perché bisogna mantenere sempre il giusto equilibrio fra performance e affidabilità.”
L’austriaco ha elogiato il pacchetto complessivo della W10: “Inizialmente il motore Mercedes è stato considerato il fattore determinante del successo del team, poi è toccato al telaio che è stato definito il migliore del lotto. Con questo regolamento diventa sempre più difficile trovare una soluzione che possa fare la differenza rispetto agli altri, ma i ragazzi di Brixworth sono incredibili nel lavoro che stanno portando avanti.”
Considerando che le mescole portate dalla Pirelli sono le stesse dell’ultimo Gran Premio svoltosi a Montecarlo, gli uomini Mercedes cercheranno di non commettere lo stesso errore di sbagliare la scelta di pneumatici in gara.
Proprio per questo nelle seconde prove libere hanno “sondato” tutte le mescole a disposizione testando anche le Hard con ottimi risultati soprattutto con il finlandese, considerando che il suo team mate si è auto-eliminato andando a toccare il muro all’esterno di curva 9 rovinando il fondo piatto della W10, e fermando anzitempo la sua sessione.
Bottas, dal canto suo, ha dimostrato una costanza senza eguali con la mescola più dura girando su tempi di tutto rispetto e oltretutto molto vicini ai migliori. Sulla carta, come ammesso da Pirelli, la strategia vincente sarà basata sulla singola sosta e l’ideale, stando alle rilevazioni effettuare finora, sarà un primo stint su Medium e il secondo su Hard.
Escludendo l’evoluzione del tracciato, molto probabilmente la Mercedes ha in mano la tattica vincente rispetto alla Ferrari, disponendo di un treno in più di mescola più dura rispetto alla rossa. Domenica assisteremo all’ennesimo monologo delle Frecce d’Argento? Non resta che attendere.
Dal nostro inviato a Montréal – Michele Montesano