Dopo aver rimediato soltanto un terzo posto dietro le Ferrari in qualifica, allo spegnimento dei semafori rossi Bottas riesce a sfruttare la migliore partenza per passare Kimi Raikkonen e girare in seconda posizione alla prima curva. Hamilton, dal canto suo, partito in nona posizione per una penalità tecnica di cinque posizioni rimediata per la sostituzione del cambio, cerca di forzare la mano in partenza, ma deve attendere qualche giro (oltre a un contatto con Max Verstappen, giudicato incidente di gara) per sbarazzarsi della concorrenza, tra l’altro con un eccezionale triplo sorpasso in staccata, e prendere la quarta posizione.

La situazione (Vettel primo inseguito da Bottas e Raikkonen, equi-distanziati tra loro, con Hamilton più lontano) rimane cristallizzata fino a quella che si pensa essere la prima tornata di pit-stop, dove Vettel passa dalle super-soft alle soft e Bottas dalle super-soft alle medium. In altre parole, al momento dello stop, si pensa che il tedesco debba fare un’ulteriore sosta, mentre il finnico della scuderia anglo-tedesca potrebbe permettersi di allungare lo stint fino a fine gara. Lo stesso Hamilton, neanche troppi giri più tardi, cambia le soft montando le medium, avvallando così l’idea di una strategia su due soste della Ferrari e seguendo, come da team-radio, il “piano A”.

Quando l’intenzione di portare Vettel fino alla bandiera a scacchi diventa chiara, Bottas tenta di azzerare il distacco per tentare la zampata che lo porterebbe al comando della gara sulla linea del traguardo, ma i suoi sforzi produrranno un risicatissimo distacco di sette decimi allo sventolare della bandiera a scacchi.

In un certo senso la Scuderia di Stoccarda lascia il Bahrain con un po’ di amaro in bocca per un risultato che, almeno potenzialmente, avrebbe potuto essere migliore, visto anche il GPV segnato da Bottas in 1’33"740: analizzando il corso della gara possiamo dire che i piloti dell’AMG Mercedes hanno pagato piuttosto caro il fatto di non avere avuto una buona posizione in griglia di partenza e quindi di aver lasciato in mano alla Ferrari la facoltà di decidere in maniera libera e creativa sulle strategie.

Guardando però da un’altra prospettiva, è altresì chiaro che i piloti delle Frecce d’Argento, soprattutto Bottas, non sono riusciti a sfruttare il fatto che la Ferrari abbia portato avanti un azzardo senza avere le spalle coperte, dato che i ritiri di Raikkonen ed entrambe le Red Bull hanno fatto sì che non ci fossero elementi in grado di influenzare le strategie e mischiare le carte in tavola.

Alla fine di quest’analisi rimangono pendenti alcune questioni: Hamilton aveva un “piano B”, magari più aggressivo con lo sfruttamento delle gomme? Se sì, avrebbe potuto migliorare i quasi sette secondi rimediati a fine gara? Quanto hanno influito i piccoli errori di Bottas nella rincorsa a Vettel e cosa non ha funzionato tecnicamente nel momento in cui il tedesco era nel mirino e Valtteri avrebbe potuto sferrare un attacco in frenata sfruttando quel poco di gomma in più che aveva? Un giro in più poteva fare la differenza?

Se in Australia era stata una “tempesta perfetta” a togliere il primo posto alla scuderia anglo-tedesca, in Bahrain probabilmente è stato l’impiego di una strategia ai box “timida” per entrambi i piloti. In attesa dell’elaborazione delle rilevanze in pista da parte degli uomini di Stoccarda, segnaliamo il ventisettesimo arrivo a punti consecutivo per Lewis Hamilton, numero record in coabitazione con i risultati raccolti da Kimi Raikkonen nel biennio in Lotus (2012 – 2013).

Luca Colombo

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