Credits: media pool McLaren F1 (asset - mp67qntj9q9vrxcrsx2fmn7f)
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Non ci voleva grande acume per capire che la lotta tra Max Verstappen e Lando Norris nella fase conclusiva del GP d'Austria avrebbe avuto un esito...fisico e controverso, vista la condotta difensiva dell'olandese nei giri precedenti alla collisione: secondo le dichiarazioni del dopo-gara rilasciate dalla McLaren la clemenza mostrata dalla Direzione Gara in passato ha incoraggiato Max Verstappen nel correre in una "certa" maniera. La posizione del team di Woking è sicuramente condivisibile, per quanto possiamo notare un paio di "correzioni di tiro" necessarie.

Un contatto inevitabile?

La prima seria controversia su una pista di F1 tra Max Verstappen e Lando Norris era inevitabile. I miglioramenti nel potenziale della McLaren sono visibili e il pilota inglese si trova, forse per la prima volta in carriera, con una monoposto in grado di supportarlo su base costante per i risultati importanti. Dalla parte "orange" il discorso è differente, visto che per la prima volta dopo due anni di monoposto che consentivano costantemente di avere potenziale in tasca da sfruttare alla bisogna, ora il margine si è ristretto. Per quanto Red Bull disponga ancora di una monoposto sotto molti aspetti superiore sul passo, nelle ultime gare abbiamo visto un trend per cui McLaren va in erosione del gap costruito da Max nelle fasi finali della corsa.

Due piloti di punta in lotta per la vittoria sono naturalmente destinati ad avere duelli ravvicinati, prima o poi, e in questi casi la gestione degli eventi è totalmente nelle mani e nei piedi di chi guida. Nelle corse il gioco spesso si fa duro e l'atteggiamento naturale di un pilota è quello di, nel caso di un testa a testa ad armi pari, vendere il più possibile cara la pelle. A tal proposito Max Verstappen ha una lunga storia relativa ad un certo approccio nei duelli corpo a corpo molto spesso, per un osservatore esterno, discutibile, soprattutto a causa degli impercettibili movimenti ad allargare e di altri comportamenti al limite. L'olandese non si ritiene aggressivo, solo duro, ma giusto.

Credits: Pirelli Media Library // La “sfida” si era già proposta il sabato

Quello che ha detto McLaren

Nel dopo-gara Andrea Stella (DT McLaren) ha lasciato intendere nelle dichiarazioni che la clemenza del passato ha incoraggiato Verstappen a correre in questo modo particolare. Per "passato" si farebbe riferimento all'eredità di punizioni non abbastanza efficaci per gli incidenti con Lewis Hamilton nella lotta per il titolo del 2021. L'annata del primo mondiale di Max rimane sempre un qualcosa di poco somatizzato da parte dell'automobilismo di matrice britannica e, per quanto il riferimento sia calzante, l'analisi del “fascicolo Verstappen” non dovrebbe limitarsi a quella stagione.

Come notato in precedenza, Max Verstappen ha sempre corso con un certo approccio a cui è rimasto fedele. Un approccio che potremmo definire "arrogante" o meglio descrivere come naturalmente aggressivo e senza compromessi. Un approccio che, differentemente al riferimento fatto dalla McLaren, già a lungo prima del 2021 (basti pensare alla condotta del primo GP vinto in quel del Montmelò nel 2016 o all'episodio con Kimi Raikkonen sul rettilineo del Kemmel qualche anno fa a Spa-Francorchamps…) ha fatto discutere e in larga parte è rimasto impunito. Un comportamento che pareva retaggio del passato, con un Max più "maturo", e che invece è rimasto sopito, grazie all'enorme vantaggio tecnico mostrato da Red Bull in questi anni.

Perché?

Poste queste premesse, bisogna chiedere quale sia il motivo per cui nel corso degli anni gli steward abbiano mostrato un certo lassismo nei confronti di questi comportamenti discutibili.

Da una parte l'intera situazione non è del tutto nuova, Lewis Hamilton nel triennio tra il 2007 e il 2009 ha più o meno goduto di una simile impunità (e guardando alla permanenza dell'inglese nel Circus si notano molti tratti in comune, in tal senso, con l'olandese), dall'altra capire le decisioni prese dal collegio giudicante negli ultimi dieci anni rimane un rompicapo spesso di difficile comprensione, come dimostra la gestione stessa dei vari eventi del GP d'Austria appena disputato. Per quello che possiamo azzardare come opinione, nelle decisioni degli steward relative al "fascicolo Verstappen" si è sempre posta troppa enfasi sulla protezione dello spettacolo.

Lo snodo principale, come suggerito da Stella, sta nel fatto che questo lassismo da parte degli organi giudicanti non ha mai fatto realmente maturare Max Verstappen da questo punto di vista (la stessa sacrosanta penalità di dieci secondi rimediata per l'incidente in Austria non avrà grossi effetti, visto che comunque non ha pregiudicato il risultato finale). Arrivati a questo punto, il problema non è più soltanto il comportamento "al limite" di Max e la potenzialità di essere reiterato in futuro (con chissà quali conseguenze), ma assume un respiro più largo.

Non avere mai stigmatizzato e punito abbastanza (o in giusta misura) questi comportamenti alla lunga va a nuocere di più sulla reputazione dell'olandese che, per le qualità di guida messe in pista, non ha bisogno di essere ricordato per questi atteggiamenti..."arroganti" o men che meno con la figura mitologica del "Versbatten".

Luca Colombo