Credits: IndyCar Official website
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Quando si pensa alla IndyCar, il pensiero va immancabilmente agli Stati Uniti d’America e a quel modo di intendere le corse. La categoria a stelle e strisce, però, nel corso degli anni è sempre più diventata meta di piloti, team e fornitori provenienti dal Vecchio Continente, molti dei quali dall’Italia. È lecito pensare, dunque, che la questione relativa ai dazi imposti dal Presidente Trump nei confronti degli altri stati, partendo da un minimo del 10% di base, possa avere conseguenze anche nel settore sportivo in generale, e del motorsport in particolare. 

Il mondo in un paddock

A ben guardare, il paddock IndyCar è un punto di incrocio di diverse realtà, provenienti un po’ da tutto il mondo da corsa, e non solo. Basta pensare al fornitore unico del telaio di tutte le vetture in pista: Dallara. È vero, la Casa parmense produce alcuni dei pezzi nella factory di Speedway (mai nome fu più appropriato), in Indiana, ma la larghissima parte della produzione di tutti gli chassis viene effettuata nella sede principale di Varano de’ Melegari. E, in questo caso, le tariffe sui dazi andrebbero ad essere al 20%. Stesso discorso vale per O.Z., azienda vicentina fornitrice dei cerchi per tanti dei team in pista. 

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Dallara è il partner più importante di IndyCar in questo momento

Restando in ambito di cerchi, anche BBS, altro fornitore, è europeo, segnatamente tedesco, mentre l’olandese Empel è la costruttrice dei generatori inseriti all’interno del sistema ibrido e l’austriaca Prankl fornisce il titanio, materiale utilizzato per la struttura dell’halo. Tutte queste realtà, provenienti da Stati aderenti all’UE, si troveranno nella stessa situazione dei fornitori di casa nostra. In più, abbiamo un fornitore canadese per quanto riguarda gli scarichi, mentre anche un team come Prema ha la propria sede legale fuori dagli State, ovviamente.

Team al momento non troppo preoccupati, ma vigili

Ad oggi, è difficile fare previsioni circa il futuro, ma è ovvio che la situazione deve per forza continuare ad essere tenuta sotto controllo. Già l’avvento del sistema ibrido aveva portato ad un aumento sostanziale dei costi per i team, con tanto di allarme lanciato da Romain Grosjean (ve ne avevamo parlato qui) in merito alla difficoltà sempre maggiore nella ricerca di sponsor che possano coprire le spese. L’imposizione di questi famigerati dazi (che già stanno facendo parecchi danni a livello di borsa mondiale) potrebbe portare ad un ulteriore problematica da questo punto di vista. 

Nonostante ciò, intervistati da Racer.com, alcuni team principal si sono dimostrati poco preoccupati, ancorché vigili a proposito della situazione. Ed Carpenter, per esempio, ha spiegato come gli approvvigionamenti siano in gran parte già stati effettuati da praticamente tutti i team, per cui per la stagione in corso non dovrebbero esserci grossi problemi.

Non sto ancora perdendo il sonno per questo. Non si può mai pianificare tutto, sicuramente non le cose che sono completamente al di fuori del nostro controllo. Sarà interessante vedere come andrà a finire, quale impatto avrà nel nostro spazio. Dal mio punto di vista, molto di quello che facciamo, dalla pianificazione della stagione e dall'inventario, si accumula all'inizio della stagione e poi si usano le parti. Quindi, in molti casi, quando ci prepariamo per Indy (a maggio), abbiamo costruito un inventario che viene poi utilizzato durante l'anno. Ovviamente, le cose possono cambiare se hai delle sfortune e devi sostituire più di quanto ti aspettassi. A questo proposito, siamo in qualche modo protetti fin dall'inizio solo dal fatto che i nostri cicli di budget tendono sempre ad essere un po' anticipati con i nostri acquisti. Penso che questo ci fornisca un certo livello di protezione.

Credits: ECR Official Fb page
Ed Carpenter, team owner dell'omonimo team

Ma ci sono anche squadre, in Indycar, che hanno i propri interessi anche in altre categorie, e hanno rapporti con tanti altri fornitori da tutto il mondo. Uno di questi è certamente Meyer Shank Racing, che corre anche in IMSA con un telaio prodotto in Europa, segnatamente in Francia, da Oreca. Shank è sembrato meno positivo di Carpenter, stimolato a riguardo, ma comunque non certo catastrofista nella sua analisi

In generale, abbiamo avuto un enorme calo del Dow Jones e tutte le società che stanno facendo cose con noi sono quotate. Il disagio non è utile in questo momento; i dazi, ovviamente, fanno parte di questo disagio. La mia convinzione personale è che ce la faremmo e andremo avanti, ma non è fantastico, giusto? E sì, dobbiamo avere una pianificazione per ciò che accade e per capire come rispondere a determinati eventi. Tutti avranno a che fare con la stessa cosa. Perché non importa chi tu sia, se si tratta di un'azienda o anche dal punto di vista della casa automobilistica, a un certo punto chiameranno tutti e diranno: Ehi, cosa possiamo fare per inasprire la situazione? In realtà, penso che molte squadre abbiano linee di credito che a un certo punto diverranno molto flessibili.

Insomma, non è ancora il momento della preoccupazione, ma è ovvio che bisognerà iniziare a capirci qualcosa di più. A quanto pare, già a Long Beach si inizierà a parlarne anche con i manager di Penske Entertainment, soprattutto per non creare una differenza di potenzialità economica tra team nel corso delle prossime stagioni. E Dallara? Per ora dalla Casa di Varano non arrivano commenti, ma è ovvio che anche i suoi rappresentanti dovranno in qualche modo farsi sentire, cercando di arrivare ad un accordo che possa essere buono per tutti. 

Restiamo in attesa di sviluppi, dunque. Nonostante l’ottimismo che per ora continua a circolare, molto presto potrebbero esserci diverse problematiche da affrontare per un paddock che, dopo tutto, ha le potenzialità per rispondere in modo coeso anche a questa situazione.

Nicola Saglia