Storie da Corsa | Riccardo Paletti, la "mosca bianca" della F1
Un ragazzo che ha vissuto una carriera atipica, iniziata da Varano e portata avanti dal suo piede pesante e dalla sua forza di volontà (e dal suo sponsor)
Il mondo della Formula 1 è fatto anche di personaggi non convenzionali, che sono entrati nella storia dello sport per motivi al di fuori o non legati forzatamente ai risultati. Tra essi bisogna includere Riccardo Paletti: un milanese di belle speranze che arrivò dal nulla a misurarsi contro il suo concittadino Michele Alboreto ed Alain Prost sulla pista di Varano, passando in pochissimi anni dalle categorie minori alla massima espressione dell’automobilismo, spinto dal suo amore per le corse e anche dalle conoscenze che si era fatto fino ad allora. E pensare che dietro a quella faccia da bravo ragazzo non doveva esserci un pilota di Formula 1.
Un sogno costruito da un pomeriggio a Zandvoort
Riccardo era figlio di Arietto Paletti, imprenditore che fece la sua fortuna nel settore immobiliare e prima ancora con l’importazione dal Giappone degli impianti stereo hi-fi della Pioneer. Ciò permise al figlio di sviluppare fin da piccolo la sua passione per lo sport, che però non fu per i motori. Almeno all’inizio, Riccardo praticò lo sci alpino, in cui vinse anche un torneo dei collegi svizzeri, e il karate, disciplina in cui si laureò campione della categoria juniores a soli 13 anni. Già da piccolo, comunque, si notava il tratto competitivo di Paletti. E la F1? L’amore sboccerà solamente a 16 anni, quando assisterà alla sua prima gara in occasione del GP Olanda 1976 a Zandvoort.
Da quel momento in poi, Riccardo deciderà di concentrare tutte le sue forze sul suo nuovo sogno: quello di diventare un pilota di Formula 1. Iniziò una preparazione meticolosa insieme a Ugo Carini, ex-pilota e conoscenza del padre, e debuttò nel 1978 nella Formula Super Ford all’Autodromo di Varano de Melegari. Allora era un perfetto sconosciuto: seppur molti dei piloti di tale periodo debuttavano nelle corse ad una simile età, non era cresciuto nell’ambiente dei motori e non aveva avuto una formazione convenzionale.
Nessuno avrebbe scommesso un centesimo sul pilota milanese: invece Riccardo, a bordo della Osella, sorprese tutti firmando la pole position e conducendo la gara per diversi giri alla sua prima apparizione. Non vincerà alcuna gara quell’anno, ma collezionerà una buona serie di risultati con 4 podi utili a fargli terminare il campionato in terza posizione, piazzamento che gli varrà la qualificazione al campionato di Formula 3 del 1979, non ripetendosi la stagione successiva con la sua March 793 motorizzata Toyota. Ma in questo sport basta anche una sola occasione e ti ritrovi nel radar dei migliori talent scout.
La scintilla che segnò per sempre la sua carriera
Ed è quello che successe a lui nella seconda gara della F3 in quel di Varano, sulla pista dove fece il suo esordio l’anno precedente: lì Riccardo Paletti riuscì a vincere la gara davanti a due futuri campioni come Alain Prost e Michele Alboreto. Quel risultato si rivelerà essere un fuoco di paglia in una stagione 1979 amara di soddisfazioni (e che si ripeterà nel 1980), ma basterà per farsi notare da tutti i talent scout della Formula 1 e far stringere alcuni importanti rapporti, in primis con lo sponsor Pioneer grazie anche al padre, ma soprattutto con Mike Earle della Onyx, che lo porterà a debuttare nella Formula 2 europea con il suo team a Monza, al posto di Johnny Cecotto.
Il debutto andò molto bene, con Riccardo che conquistò il podio alla sua prima gara in F2 e venne confermato per la stagione 1981, ma quest’ultima non andò altrettanto bene tra i problemi di competitività della Onyx specialmente per quanto riguardavano i pneumatici. Si diede comunque molto da fare con i meccanici e conquistò due podi a Silverstone e a Thruxton e un sesto posto a Vallelunga che gli fecero chiudere la stagione al decimo posto di classifica.
La sua intenzione sarebbe quella di disputare un altro anno di esperienza in F2, ma lo sponsor Pioneer lo convinse forzatamente a debuttare in Formula 1 nel 1982 con la Osella. Anche se prima di quanto lo stesso Riccardo avesse auspicato o voluto, il suo sogno di entrare nel circus era diventato realtà: un sogno che durò pochissimo, fino al funesto incidente alla partenza del GP Canada di quell’anno, poco più di un mese dopo la morte di Gilles Villeneuve a Zolder.
L’eredità di Riccardo a Varano de Melegari
Si interruppè così una carriera sicuramente atipica, di un pilota a cui bastò una sola domenica per decidere cosa avrebbe fatto nella vita e che raggiunse il suo sogno in soli 5 anni, partendo da quel ‘piccolo’ autodromo a Varano. Una pista nata nel 1969 da un gruppo di appassionati capitanati da Ennio Dallara e che vide crescere la breve seppur intensa carriera di Riccardo Paletti. Un legame che è diventato indissolubile nel 1983 quando si è deciso di intitolare l’autodromo al pilota milanese e che da allora è diventato una ‘palestra’ per i giovani talenti di tutto il mondo.
Qui hanno mosso i loro primi passi tra le monoposto campioni come Jacques Villeneuve, Kimi Räikkönen e Nico Rosberg insieme ad Alessandro Zanardi, Giancarlo Fisichella, Alessandro Nannini, Luca Badoer, Felipe Massa, Robert Kubica e Nico Hulkenberg. Il tutto mentre l’impianto si è rinnovato nel corso degli anni continuando ad ospitare campionati ed eventi di automobilismo come la Formula SAE per le università. E non si ferma alle 4 ruote: da qualche anno, infatti, il circuito della provincia di Parma è tappa fissa del Campionato Italiano Velocità (CIV) di motociclismo.
Ma l’Autodromo di Varano de Melegari non è solo teatro di gare: oggi vengono organizzate prove libere e test drive per i veicoli stradali, nonché delle sessioni per il Centro Internazionale di Guida Sicura a cura dell’ex-pilota e commentatore di F1 Andrea De Adamich. Sempre sulla stessa pista, i team di Formula E quali DS e Nissan hanno provato le loro nuove monoposto elettriche mentre Giampaolo Dallara ha sviluppato e inaugurato qui la sua Dallara Stradale. Il tutto portando avanti il ricordo di un sognatore quale Riccardo Paletti: una ‘mosca bianca’ che, dal nulla, è riuscito ad arrivare in Formula 1.
Andrea Mattavelli