Guy Martin lascia il mondo delle Road Races: ma sarà davvero un addio?
La motivazione è ciò che spinge un pilota ad andare avanti e, più quelle mancano, più sai che la tua carriera sta volgendo al termine. E’ successo proprio questo al grande Guy Martin che, a 35 anni, ha deciso di appendere il casco al chiodo almeno per quanto riguarda le Road Races, dopo il clamoroso ritorno annunciato a fine anno scorso. Si dedicherà ad altri progetti ed alla famiglia, anche perché ad ottobre Guy diventerà papà.
La mancanza di motivazione è stata la chiave per Guy per questa decisione, giunta dopo un anno decisamente incolore a causa di una Honda non competitiva come si pensava potesse essere: ciò ha evidentemente portato alla mancanza degli stimoli giusti per continuare una carriera nelle Road Races che lo ha visto raccogliere diversi successi (11 Ulster GP, 8 Scarborough Gold Cup, 4 Southern 100, 8 secondi posti al TT e 9 terzi posti) ma anche delusioni, come l’essere sempre arrivato vicino al colpaccio di vincere il TT, vero obiettivo della sua carriera.
Ma chi è Guy Martin? E perché è così famoso nel mondo delle due ruote? Il pilota “basettone” è figlio d’arte (come tanti figli di piloti di moto o auto): il padre Ian era anche lui un pilota di Road Races ed ha trasmesso la passione per queste gare al giovane Guy. Quest'ultimo ha sempre basato la sua vita sulle moto, pur cimentandosi con esse solamente nel weekend dato che durante la settimana lavorava come meccanico nel Lincolnshire. Non ha mai percepito le corse come un vero lavoro, ma come un'attività di contorno. Il vero lavoro è stato quello in officina a riparare camion ed è con quello che è stato in grado di mantenersi soprattutto agli inizi, vista la precarietà delle altre attività.
Ma allora per cosa è diventato famoso un semplice meccanico? Il boom è stato il documentario “Closer to the edge”, film sui piloti che rincorrono il sogno di vincere il TT dell’Isola di Man. Il contemporaneo pokerissimo di vittorie di Ian Hutchinson non ha minimamente scalfito la popolarità di Martin che con il film ha riscosso un enorme successo, avvicinando anche neofiti tra il pubblico delle Road Races. Non solo il film sul TT ma anche spettacoli per la TV: si vocifera infatti che la BBC possa prenderlo per condurre Top Gear al fianco di Chris Evans, sostituto di Jeremy Clarkson. Oltre ai ruoli in TV e al cinema, Martin ha fatto segnare diversi record di velocità nella sua carriera: celebre quello del 2016 sul lago salato di Bonneville con una Triumph che lo ha portato all’incredibile velocità di 441 km/h. Non solo, ma Guy è stato autore anche di imprese al limite della follia: ha ricostruito il famoso aereo Spitfire, infranto il record di velocità in bici dietro ad un camion pedalando a 112,94 miglia orarie e conquistato la celebre Pikes Peak su una moto costruita da lui.
Ci sono le gioie ma anche i dolori nella carriera di Guy Martin, come gli spaventosi incidenti dei quali si è reso protagonista durante la sua carriera nelle Road Races. Quello forse più clamoroso è stato quello occorsogli all’Ulster GP di due anni fa, quando Guy si è rotto sterno, costole e vertebre, cortesia della perdita di controllo della sua Tyco BMW. Anche nel TT di quest’anno ha avuto uno spaventoso incidente, fortunatamente senza riportare fratture.
Cosa farà ora da grande Guy Martin? Dopo aver preso questa decisione, si dedicherà alle gare con moto classiche e preparerà la prossima Pikes Peak che disputerà con un'auto interamente costruita da lui. Ma la vita gli sta per riservare forse la gioia più grande: ad ottobre diventerà infatti papà per la prima volta. E forse anche questo evento lo ha portato a decidere di appendere il casco al chiodo dopo una stagione piuttosto negativa sotto il profilo delle gare.
Insomma, Guy è un pilota dalle mille risorse e mille sfaccettature che però non ama molto la fama e la popolarità, né tantomeno i social network nonostante i suoi profili Facebook e Twitter siano invasi da commenti di fan: infatti, non ha nemmeno Internet a casa. Mancherà al mondo delle Road Races il personaggio forse più bizzarro e amato all’interno del paddock di quelle gare.
Marco Pezzoni @marcopezz2387
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