F1 | Flashback: da Sebring a Indianapolis, i tracciati americani nel Circus
Sebring e Riverside. La prima edizione americana, valida per il Mondiale di Formula Uno, risale al 1959 e si disputò sulla pista di Sebring. In quell’unica edizione svoltasi in Florida, la vittoria andò a Bruce McLaren che centrò anche la prima affermazione in carriera, mentre il compagno di squadra Jack Brabham conquistò il primo dei tre titoli iridato in carriera. Come Sebring, anche Riverside annovera una sola edizione del GP degli USA. Quella del 1960 in cui prevalse la Lotus di Stirling Moss.
Watkins Glen. Il tracciato situato nello stato di New York, nelle vicinanze dell’omonimo paese, ha ospitato il Circus dapprima con la denominazione di Gran Premio degli Stati Uniti (dal 1961 al 1975) e successivamente come Gran Premio degli Stati Uniti-Est (dal 1976 al 1980) per differenziarlo dal GP degli Stati Uniti-Ovest corso a Long Beach. La pista di Watkins Glen è ricordata per gli incidenti mortali che videro protagonisti, loro malgrado, il francese François Cevert (1973, sulla stessa pista dove due anni prima aveva ottenuto la prima vittoria in carriera) e l’austriaco Helmuth Koinigg (1974). Sul circuito di Watkins Glen Niki Lauda centrò, nell’autunno del 1976, il suo primo podio dopo il terribile incidente estivo sulla pista del Nurburgring; l’anno successo invece l’austriaco conquistò il secondo titolo in Ferrari prima di congedarsi da Maranello.
Long Beach. Soprannominata la Montecarlo degli Stati Uniti, per il particolare scenario in cui si disputava la corsa (il circuito era stato ricavato unendo le strade della zona marittima ), a Long Beach si sono svolte sei edizioni valide per il Mondiale di Formula Uno dal 1976 al 1983. Sul tracciato cittadino californiano, sia Clay Regazzoni che Gilles Villeneuve hanno conquistato il loro unico Grand Chelem in carriera, rispettivamente nel 1976 e 1979. Proprio Regazzoni, nell’edizione del 1980, fu protagonista di un terribile incidente a bordo della Williams che lo costrinse purtroppo ad interrompere prematuramente la propria carriera divenendo paraplegico. La pista di Long Beach è stata anche teatro, nel 1983, della rimonta più importante nella storia del Circus. A compierla fu John Watson che vinse quella gara partendo dalla ventiduesima posizione.
Las Vegas. Sul tracciato non permanente, sorto nelle vicinanze del famoso albergo-casinò Caesar Palace, si sono svolte due edizioni (con denominazione propria) nel biennio 1981-82. Entrambe sono ricordate per essere state decisive nell’assegnazione del titolo iridato. A gioire nella prima storica edizione fu Nelson Piquet (la vittoria del GP andò ad Alan Jones) che conquistò così il primo dei suoi tre Mondiali; l’anno successivo – al termine di un’annata disgraziata, condizionata dalle morti di Gilles Villeneuve e Ricciardo Paletti e dal terribile incidente di Didier Pironi – a far festa fu Keke Rosberg, primo finlandese campione del mondo, con il compianto Michele Alboreto che celebrò invece la sua prima affermazione in carriera.
Dallas e Detroit. L’unica edizione della gara di Dallas (1984) è passata alla storia per il malessere, causato dal gran caldo, patito da Nigel Mansell a pochi metri dalla linea del traguardo intento a spingere mano la sua Lotus condizionata da un problema al cambio. La pista, anch’essa cittadina, di Detroit ha avuto sia denominazione propria (dal 1985 al 1988) che come GP degli USA-Est (dal 1982 al 1984). A Detroit, nel 1983, la Tyrrell ottenne l’ultima vittoria della propria storia nel Circus con Michele Alboreto.
Phoenix. La pista di Phoenix, su un layout ricavato nelle strade del centro della capitale dell’Arizona, ha ospitato solo tre edizioni del GP degli USA (1989-90-91). Delle quali la seconda è stata la più emozionante, con il duello in vetta tra la McLaren di Ayrton Senna e la Tyrrell di un giovane Jean Alesi seguito dalla spettacolare rottura della frizione, e successiva esplosione del motore, sulla Ferrari di Mansell che costrinse quest’ultimo a un difficile controllo per domare la monoposto (il tutto avvenuto a circa 260 km/h) prima di parcheggiarla a bordo pista.
Indianapolis. Dal 2000 al 2007 sul mitico catino dell’Indiana, su una pista dove si girava in senso antiorario del quale che conservava solo il velocissimo anello e il rettifilo centrale dell’originale, le cui restanti parti era state ottenute unendo le strade di servizio e parte dei parcheggi, si è corso il GP degli USA. Ad Indianapolis, nel 2001, Mika Hakkinen centrò la sua 20ma e ultima vittoria nel Circus. Memorabile, l’anno seguente, l’arrivo in parata delle Ferrari di Schumacher e Barrichello. Il tedesco, memore del gioco di squadra a cui dovette sottostare il compagno di squadre qualche mese prima in Austria, cedette al brasiliano la prima posizione in prossimità della bandiera a scacchi. L’edizione del 2005 viene invece ricordata per il ritiro volontario parte del team gommati Michelin, per problemi di sicurezza dopo l’incidente che vide protagonista la Toyota di Ralf Schumacher nelle prove libere, che decisero di disertare la gara. In un’atmosfera a dir poco surreale, scesero in pista solo le tre scuderie (Ferrari, Jordan e Minardi) che montavano le coperture Bridgestone.
Piero Ladisa
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