F1 | Pink stories: quando le corse si vestono...di rosa
La prima scuderia ad utilizzare il rosa fu l’Onyx, fondata da Mike Earle con l'appoggio di Jean-Pierre Van Rossem. Questo team presenziò solamente in due stagioni del Mondiale (1989 e 1990) sfoggiando una livrea blu e rosa di...dubbio gusto, potendo però vantare (in mezzo a tante mancate qualificazioni) un incredibile terzo posto ottenuto da Stefan Johansson durante il Gran Premio del Portogallo del 1989.
La seconda monoposto in Formula 1 ad adottare questo colore fu la Brabham BT60B che disputò la stagione 1992. Questa monoposto fu l’ultima creazione del team fondato dall’australiano Jack Brabham e che portò al debutto sia l’italiana Giovanna Amati, l’ultima pilota donna iscritta ad un weekend di Formula 1, che il futuro campione del mondo Damon Hill, il quale sostituì a stagione in corso proprio l'italiana. Il miglior risultato di questa monoposto fu l’11° posto ottenuto nel Gran Premio di Ungheria per merito di Hill.
A differenza delle due scuderie citate sopra, la Pacific nel suo primo anno di Formula 1 colorò la PR01 con una base di color grigio e delle sfumature blu e rosa. La monoposto guidata dai piloti Paul Belmondo e Bertrand Gachot si rivelò un disastro nelle prestazioni e, nelle poche gare a cui prese parte, non riuscì mai a vedere la bandiera a scacchi.
Sempre rimanendo vicini al tema della Formula 1, ricordiamo Keke Rosberg che durante la stagione 1978 corse il campionato di Formula Atlantic con lo sponsor Excita, una ditta che produceva preservativi, dotando la Chevrolet B39/B45 di una livrea di colore rosa. Con questa particolare sponsorizzazione, Rosberg vinse due gare su sette e arrivò in seconda posizione nel campionato.
Al di fuori dalla Formula 1 possiamo partire dal 1955, con la John Pink Special tinta di rosa che prese parte alla 500 miglia di Indianapolis. Il pilota Bob Sweikert, partito in 14° posizione, riuscì a rimontare e a vincere la prestigiosa gara americana.
La 24 ore di Le Mans ha invece visto parecchie vetture rosa durante la propria storia. La prima che possiamo citare è la Porsche 917/20, conosciuta con il nome “Pink Pig”. Questa vettura avrebbe partecipato solo all'edizione 1971, ritirandosi mestamente. Nel 1990 ritroviamo in Endurance un’altra Porsche di colore rosa: la 962 del team cliente di Richard Llyoyd che, dopo aver ricevuto la sponsorizzazione della ditta giapponese Italiya, dipinse così la propria macchina ottenendo alla 24 ore di Le Mans un 11° posto. L’anno dopo toccò alla Spice SE90C, portata in pista da un team formato da tre donne: Desiré Wilson, Lyn St. James e Cathy Muller. La macchina non riuscì a vedere il traguardo della classica francese, a causa di un guasto tecnico.
Come ulteriore esempio possiamo ancora cambiare categoria, passando alla NASCAR. Nel 2010 la Toyota schierò una macchina di color rosa grazie alla fantasia di un ragazzino conosciuto con il nickname “Kimmy” che, tramite il concorso “Sponsafy your Driver” realizzò una livrea particolare per la Toyota n°18 di Bush che corse una gara nella Nationwide Series.
Ritornando infine in Formula 1, occorre anche ricordare alcuni piloti che hanno indossato nel corso della stagione dei caschi con il colore rosa: tra di essi possiamo citare Jenson Button, che indossò un casco simile per ricordare la scomparsa del padre John durante il Gran Premio di Montecarlo 2014, mentre nello stesso anno anche Sebastian Vettel fece una scelta analoga durante il Gran Premio del Brasile. Il rosa ha portato fortuna a Jacques Villeneuve, il cui disegno del proprio casco (con cui conquistò il Mondiale di Formula 1 e la 500 miglia di Indianapolis) evidenziava una "V" con tale colore. Altri due piloti che possiamo citare sono il francese Frank Montagny, nelle sei gare a cui prese parte nel 2006 con la Super Aguri, e il portoghese Petro Lamy che disputò un totale di 32 gare con Lotus e Minardi.
Chiara Zaffarano
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