MotoGP | Di Giannantonio: “Operazione alla spalla l’ideale. Tra il titolo in MotoGP e la Roma scelgo…”
Alla vigilia del weekend del Gran Premio d’Australia abbiamo parlato con Fabio di Giannantonio: operazione alla spalla, caschi, titolo e Lunetta, ecco cosa ci ha detto.
Nell’ultimo anno è passato dall’essere a un passo dall’addio alla MotoGP a una moto ufficiale: là dove 12 mesi fa conquistò il suo primo podio nella Classe Regina, Fabio Di Giannantonio torna in Australia con il futuro chiaro. Futuro dove ci sarà un’operazione alla spalla, quella infortunata in Austria, confermata nella notte italiana di ieri con un comunicato ufficiale e che costringerà Diggia a saltare Malesia e Valencia. Di questo, e di altri temi, abbiamo parlato con il romano: potete vedere qui l’intervista completa.
Prima di parlare un po’ della tua stagione, vorrei partire con un elogio nei tuoi confronti per la creatività nei caschi che usi. Ti va di raccontarmi un po’ tutto il processo creativo che precede la realizzazione di un casco speciale? Come nasce l’idea, chi ti aiuta per realizzarla, quanto tempo prima iniziate a lavorarci…
Dipende dal tipo di casco che fai. Negli ultimi anni, mi metto io sull’idea per il casco, poi dipende se sia un casco speciale o quello della stagione, l’approccio è molto diverso. Per quello della stagione, l’approccio è più schematico, è un casco che tendenzialmente potrebbe diventare una replica o comunque è un casco che uso su tutto l’anno. Dev’essere riconoscibile, magari iconico, comunque si deve capire, nel momento in cui si vede, che sei tu. Un casco speciale è una cosa più matta, presa da un momento, un’esperienza o una bomba creativa. Faccio l’esempio del casco di Misano: quest’anno non riuscivamo a trovare idee, di solito mi confronto con Fob (Fabio Sparesotto, ndr) e con i miei amici Marco e Fabio Troili di Off Season Studio, loro sono i principali elementi del processo creativo. Quest’anno però non trovavamo l’idea e parlando con la mia fidanzata, che è una DJ, ci dicevamo che a Misano, comunque, ci sono tante discoteche. Parlavamo e ci dicevamo di fare serata, se avessi fatto podio avremmo fatto festa, e sono rimasto colpito, ultimamente, dai caschi di Lando Norris, soprattutto quelli dove usa la forma del casco per creare una sfera, tipo il casco con il disegno della palla da basket. Abbiamo parlato, ci siamo chiesti come farlo, all’inizio volevo mettere tanti elementi che ricordavano Misano, invece, poi abbiamo pensato alla serata e cosa c’è in discoteca e in tutte quelle del mondo? La palla della discoteca. Cavolo facciamo il casco con la palla da discoteca, è perfetto! Poi il casco l’ho realizzato io, al PC, perché mi piace smanettare, ho fatto la prima bozza in mezz’ora, l’abbiamo mandato ai partner ed è subito piaciuto e da lì abbiamo guardato i dettagli per realizzarlo al meglio.
Abbiamo visto il comunicato stampa dove viene annunciato che ti opererai, vorrei chiederti perché dopo la Thailandia e non prima, se hai indicazioni sui tempi di recupero e quanto è difficile dover compensare questo problema fisico alla guida.
Ho faticato tanto dopo la caduta perché la spalla è un’articolazione complessa, anche nella guida rompe le scatole perché noi piloti usiamo le spalle in una posizione particolare e quindi ti limita molto, a me ha limitato soprattutto sotto l’aspetto del dolore e sto facendo un po’ fatica, nonostante stia migliorando. Abbiamo scelto di operarci dopo la Thailandia perché con il professor Castagna abbiamo fatto una lunga chiacchierata dopo il Giappone e abbiamo deciso insieme che la cosa migliore da fare fosse quella di guadagnare tre settimane in più per arrivare pronti all’anno prossimo, saltando le ultime due gare. La prima cosa che ho chiesto è stata se fosse possibile non operarmi e fare tutte le gare, ma la cosa migliore per cercare di recuperare al meglio per il 2025 era quella di avere tempo e quindi abbiamo optato per saltare le ultime due gare.
L’anno scorso qui hai conquistato il tuo primo podio in MotoGP e una cosa che hai detto è stata “Proprio adesso che mi hanno tolto il giocattolo”. Un anno dopo, sei sicuro di avere una moto ufficiale per i prossimi due anni. Ti capita di ripensare ogni tanto al percorso che hai fatto negli ultimi 12 mesi?
È stato un bellissimo viaggio, è stato pazzesco, la vita è cambiata in pochissimo tempo. È stato bello vedere come le persone a me vicine ci siano sempre state ed è anche grazie a loro se sono riuscito a fare quello che ho fatto nel finale di stagione e della crescita che abbiamo dimostrato quest’anno. È anche un po’ uno smacco a chi non ci ha creduto, quindi ci sta, è una bella storia fino ad ora.
Sei arrivato nel team di Valentino Rossi da pilota esterno all’Academy, il che è un caso unico nei 10 anni di attività del team: come è stato questo tuo primo anno con la squadra sia a livello personale sia professionale? Qual è stata la cosa che ti ha sorpreso maggiormente?
Mi ha sorpreso come siamo allineati nell’affrontare il weekend di gara e il mondo delle corse, mi ha fatto tornare la voglia di correre e di affrontare i weekend, le interviste, lavorare al box, salire in moto. Questo mi ha colpito molto, mi piace, mi trovo da Dio, mi diverto ed è quello che mi è mancato un po’ negli ultimi anni. È stata una bella sorpresa.
Leggendo un’intervista di Bagnaia, lui diceva che la GP22 è stata la miglior Ducati che ha guidato: tu che hai avuto modo di guidare GP21, GP22 e GP23, sei d’accordo con lui?
Dipende, premetto che non ho mai avuto modo di guidare la moto di Pecco. La mia GP22 era una moto pazzesca, ma c’erano delle differenze. La GP23 complessivamente è un pacchetto migliore, è una moto migliore in molte aree. Il mix moto e gomme che sono arrivate quest’anno crea dei deficit, ci sono delle cose che sono un po’ peggio rispetto alla moto dell’anno scorso, quindi, è sempre relativo all’annata in cui sei, alle gomme con cui corri, alle condizioni. Io, per esempio, quando a fine anno ho provato questa moto mi sono innamorato, ho pensato che avevamo una possibilità. Purtroppo il cambio della gomma ha accentuato i difetti di questa moto, l’ha resa peggiorativa rispetto all’anno scorso.
Con otto Ducati in pista e la condivisione dei dati, hai avuto modo di studiare da vicino – oltre a Bagnaia e Martin – anche i dati di Marc Márquez, il quale ha la tua stessa moto. Mi dici se c’è un aspetto della guida di Marc che ti ha sorpreso particolarmente?
Quest’anno studio molto più Marc, e a volte Bez, perché quando la differenza di moto è così accentuata, vedi grandi differenze nella guida. Siamo simili sui dati, è una cosa incredibile, sull’uso del freno e soprattutto su quello del gas. La cosa che cambia è che lui, soprattutto in questo finale di stagione, è riuscito a ottimizzare ancor di più l’avantreno. Noi per stare vicini alle ’24 stiamo guidando veramente al limite con l’avantreno. Dove io sento il limite, lui riesce a fare 1-2 gradi in più d’angolo, che permette alla moto di girare meglio, ed è quello che ti fa la differenza di un decimo, un decimo e mezzo al giro. Lui nelle ultime gare ha fatto uno step che io purtroppo, dato l’infortunio, non sono riuscito a fare.
Abbiamo citato Bagnaia e Martin: chi secondo te è favorito in questa volata finale per il titolo?
È difficile, sono entrambi fortissimi, hanno entrambi lati positivi, negativi. Secondo me il campionato è veritiero sul fatto che gli equilibri sono molto ravvicinati, non vedo un favorito.
C’è un altro romano come te che si sta mettendo in mostra ed è Luca Lunetta: che ne pensi del suo primo anno nel Motomondiale?
Secondo me sta facendo molto bene, è veramente un gran ragazzo e ho sempre detto che sono sicuro che arriverà in futuro in MotoGP, è un ragazzo con la testa, è un ragazzo determinato, ha voglia, va forte, è molto intelligente. Queste caratteristiche sono di un pilota che in MotoGP ci può arrivare. Sta affrontando il primo anno in modo incredibile, è sempre con i primi, ha fatto un podio, è un pilota forte, ha già affrontato – purtroppo – un infortunio, è tornato ad alti livelli, si sta comportando come un pilotino vero.
Se ti costringessi a scegliere tra uno scudetto della Roma e un titolo in MotoGP, cosa mi diresti?
AS Roma mi dispiace, ma la MotoGP è la MotoGP, quella coppa la sogno sul mio tavolo, è il sogno della vita!
Mattia Fundarò