Alex Rins è sicuramente la novità del 2019, ma la sua foga lo ha costretto al ritiro per caduta anche nel GP del Sachsenring, con un altro zero per la Suzuki MotoGP. Fino alla caduta si trovava a tre secondi da Marc Marquez, mentre il compagno di squadra iniziava la sua rimonta dalla nona posizione, simbolo delle difficoltà nelle prime fasi di gara. Rins è stato tradito dalla voglia di vincere?

FORTUNATAMENTE NON SI È FATTO NULLA

Alex Rins: due gare e due zeri. Non gli si può dare nessuna colpa in realtà, visto che fino al momento della caduta era l’unico in grado di rimanere abbastanza vicino a Marc Marquez. Ma la MotoGP al Sachsenring è terreno di caccia sia di Marquez che della Honda (con Crutchlow a dimostrarlo in terza posizione), quindi Rins sapeva che sarebbe stato difficile. Fortunatamente, quando l’anteriore lo ha abbandonato nell’uscita della Curva 10, lo spagnolo ha ottenuto solamente una lunga scivolata.

LA SUZUKI NON È LA HONDA

Se la maggior parte degli addetti ai lavori giudicano la Suzuki GSX-RR come la moto più completa del paddock odierno, sembra che Alex Rins abbia bisogno di qualcosa di più per poter competere con Marquez. Il concetto è semplice: la RCV di Marc è progettata per lui, quindi se anche i suoi compagni di squadra fanno un’enorme fatica a farla andare forte, Marquez si trova sulla moto ideale per il suo stile di guida. Di contro, la Suzuki funziona bene anche nelle mani di Joan Mir, che peraltro è un rookie, quindi pur essendo equilibrata non propende verso nessuno dei suoi piloti. Questa è probabilmente parte dei problemi di Rins.

L’ABITUDINE A VINCERE

Un’altra parte importante del problema dello spagnolo è l'abitudine di Marquez a vincere. Non deve dimostrare nulla che non abbia già dimostrato, si sente tranquillo e sereno nel box e se è necessario si può comodamente adagiare in seconda o terza piazza senza dare l’impressione di essere in difficoltà. Per Rins è il terzo anno nella top class, con la Suzuki competitiva realmente solo in questo 2019: la fame è tanta e un errore in MotoGP, soprattutto al Sachsenring, è sempre dietro l’angolo. Adesso Davide Brivio deve far vedere tutta la sua abilità in qualità di team manager, e rimettere Alex nelle condizioni per esprimersi senza troppa pressione.

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Alex Dibisceglia