I miti del motociclismo: Loris Capirossi
Loris Capirossi nasce il 4 aprile 1973 a Castel San Pietro Terme, in provincia di Bologna. Fin da piccolo si appassiona alle due ruote salendo in sella alle fuoristrada e il primo vero esordio in pista arriva nel 1987 su una Honda per una gara di velocità, arrivando sesto nel Campionato Italiano Sport Production. Nel due anni successivi mostra tutto il suo talento disputando il Campionato Italiano 125, prima in sella ad una Mancini e poi ad una Honda; ma è nel 1990, quando debutta nel Mondiale 125, che il nome di Capirossi inizia ad essere sulla bocca di tutti. Infatti, nell'anno del debutto, si laurea Campione del Mondo 125, diventando anche il più giovane pilota a vincere un titolo. Replica l'impresa l'anno successivo vincendo 5 Gran Premi e salendo 12 volte sulle 13 tappe in programma sul podio. Ormai non ci sono dubbi sul talento e l'attitudine di Loris, che nel 1992 passa alla 250 sempre sulla Honda.
Il primo anno serve come assestamento e il pilota non sale mai sul podio, chiudendo la stagione al dodicesimo posto, ma già alla sua seconda stagione nella nuova categoria lotta per il Mondiale, perdendolo solo all'ultima gara per una scelta sbagliata dei pneumatici e chiudendo come vice-campione.
Nel 1995 cambia ancora una volta categoria per approdare in 500, la classe regina, sempre con la Honda. Sale sul podio, in terza posizione, all'ultimo Gran Premio sella stagione, durante l'anno parte quattro volte dalla pole e chiude il Mondiale al sesto posto; nel 1996 passa alla Yamaha, con cui vince l'ultima gara in Australia, ma la vera avventura accade la stagione successiva, quando l'Aprilia propone a Loris di tornare in 250 e lui accetta. Dopo il primo anno parco di gioie, nel 1998 si prende il suo terzo titolo Mondiale con 224 punti e una stagione brillante, chiusa però con un discusso contatto in Argentina che estromette dalla gara il compagno Harada all'ultima curva. Dopo il ritorno in sella alla Honda, torna in 500 nel 2000 per lottare con i connazionali Valentino Rossi e Max Biaggi; le battaglie tra i tre italiani sono entrate nella storie delle due ruote: Loris trionfa nel Gran Premio d'Italia, portando la sua Honda sul gradino più alto del podio.
Nel 2001 chiude al terzo posto con una Honda della stagione precedente e rimane con la casa giapponese anche l'anno seguente, quello del passaggio dalla 500 alla MotoGP, anche se lui deve competere con le nuove quattro tempi sulla sua Honda NSR55 a due tempi: solo il suo talento gli consente di misurarsi con i migliori nonostante lo svantaggio tecnico.
Nel 2003 entra nel mondo Ducati,che torna nel motomondiale dopo circa 30 anni di assenza, rimanendo ancora oggi nei cuori dei tifosi della Rossa per il coraggio e la passione messa nello sviluppo della moto di Borgo Panigale; al suo primo anno vince il GP di Catalogna e ottiene tre pole position. Rimane in Ducati per cinque stagioni, prendendosi molte soddisfazioni, soprattutto nel 2006 quando vince tre gare, sale 8 volte sul podio e chiude al terzo posto in campionato; nel 2008 passa alla Suzuki con la quale firma un terzo posto nonostante un infortunio che gli causa la rottura della clavicola. Quello è stato l'ultimo podio per la Suzuki fino a questa stagione con Maverick Viñales.
Il 2011 è il suo ultimo anno nelle competizioni e Capirossi lo passa in Ducati Pramac: salta numerosi GP a causa di cadute ed infortuni, come il trauma cranico rimediato a seguito di un incidente con Toni Elias ad Aragón. A seguito della morte di Marco Simoncelli a Sepang, Capirossi decide di disputare la sua ultima gara di carriera col numero 58 in carena invece del suo solito 65: un gesto bello e commovente.
Dopo il ritiro non lascia l'amato mondo della due ruote ma rimane come membro della Direzione Gara e commentatore per Sky, anche se in questa stagione ha lasciato il ruolo di "voce" per svolgere a tempo pieno le sue mansioni in Safety Commission.
Questa la carriera di un talento italiano tra i più amati, un pilota che ha corso in tutte le categorie con tutte le moto più importanti, che ha fatto scelte difficili e coraggiose, degne dei più grandi.
Alice Lettieri