DieselGate: si allarga l'indagine USA, Borsa penalizza VW
Il titolo Volkswagen ha subito un nuovo scossone in borsa perdendo il 9,5% ed arrivando a quota 100,45 euro. Non solo la VW ma anche la controllata Porsche sta seguendo lo stesso trend: la casa di Stoccarda, infatti, ha perso l'8,01% attestandosi a € 40,08 e pagando, così, l'allargamento dell'indagine USA sulle emissioni di CO2. Secondo gli analisti, Volkswagen avrebbe perso qualcosa come 23,5 miliardi di euro da quando è venuto fuori questa annosa vicenda che adesso sta coinvolgendo anche i motori alimentati a benzina.
Come prima diretta conseguenza sul mercato di questo nuovo atto del DieselGate c'è la notizia che Porsche Nordamerica avrebbe sospeso la vendita di Cayenne diesel prodotti dal 2014 al 2015 sia sul mercato USA che su quello canadese. A riportare la notizia sono i media a stelle e strisce che riferiscono anche che la decisione sarebbe arrivata dopo che l'EPA, l'agenzia federale di protezione all'ambiente, avrebbe accusato Volkswagen di mentire anche sulle emissioni dei diesel di grande cilindrata. In sostanza anche sulla Porsche Cayenne ci sarebbe installato un software che modulerebbe a piacimento le emissioni inquinanti durante i test.
Nel frattempo in Germania sarebbero sotto osservazione anche 98mila vetture dotate di motore alimentato a benzina. La notizia è stata confermata dallo stesso Alezander Dobrindt, il Ministro dei Trasporti, durante un intervento al Parlamento. A questo punto il governo tedesco ha chiesto a VW una spiegazione analitica, visto e considerata la smentita sul tarocco dei test sui motori a benzina. "Occorre che le promesse fatte ai consumatori vengano rispettate", queste le parole di Steffen Seibert, portavoce del governo tedesco. Rientrerebbero in questo secondo atto dello scandalo Volkswagen Polo, Golf e Passat, insieme ad Audi A1 ed A3 oltre che Skoda Octavia, Seat Leon ed Ibiza.
Dagli USA è arrivato un termine entro il quale fornire tutte le informazioni sulle manomissione dei test. L'EPA ha fissato, infatti, il 16 novembre come data ultima. Anche l'Unione Europea sta iniziando a muoversi nella stessa direzione. Lucia Caudet, portavoce UE, ha così commentato: "Abbiamo bisogno di chiarire immediatamente che tipo di irregolarità sulle emissioni di CO2 sono state riscontrate, cosa le ha causate, quali auto sono interessate e come il gruppo si impegnerà a porvi rimedio".
Secondo le norme europee i produttori di autovetture non devono superare i limiti fissati per le emissioni di CO2 sull'intera flotta, visto e considerato che sono stati "costruiti" individualmente e con un inasprimento delle normative di anno in anno. Secondo i ben informati, la VW non avrebbe comunicato niente alla UE finora: per questo la commissione sarebbe in contatto con le autorità nazionali competenti in ogni singolo Stato affinché riesca ad avere una visione d'insieme più chiara. L'eventuale sanzione vede la sua applicazione se la media di emissioni di CO2 della flotta sfora i tetti annui prefissati dal 2012. Ci sarebbero anche le cifre: per ogni singolo autoveicolo VW dovrebbe pagare € 5 per il primo gr/km oltre la soglia, € 15 per il secondo, € 25 per il terzo e ben € 95 dal quarto in poi.
In questo momento sono in molti a paragonare questo scandalo a quello che ha investito la BP nel 2010 per le conseguenze della tragedia nel Golfo del Messico. Per il Gruppo Volkswagen non si tratta "solo" di un danno economico ma anche di immagine per tutta l'industria tedesca con implicazioni notevoli anche per l'Italia. Staremo a vedere come si evolverà questa vicenda e quali conseguenze avrà sul mercato e sui bilanci.
Fabrizio Crescenzi