F1 | Cinque piloti per cinque team: quando un binomio diventa storia
Dall'ascesa di Stewart con la Tyrrell fino al recente dominio di Hamilton e Mercedes: ecco i campioni che hanno trasformato a suon di vittorie le loro squadre
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La storia della Formula 1 è fatta di campioni e di team che hanno lasciato il segno nella storia di questo sport. Tra di essi, i piloti che hanno suscitato più clamore tra gli appassionati sono coloro che, partendo da un team modesto o da un trasferimento shock, hanno portato le loro squadre dal fondo alla gloria, scrivendo insieme pagine indelebili di motorsport. Rivediamo dunque i cinque profili che hanno cambiato le sorti dei team con cui hanno avuto più successo in F1.
Jackie Stewart – Tyrrell
Il pilota britannico era destinato a grandi cose e lo dimostrò quando arrivò in Formula 1 con la BRM, raccogliendo diversi podi e vittorie tra il 1965 e il 1967, ma il suo capitolo più importante si intrecciò con quello di Ken Tyrrell che, dopo averlo fatto crescere nelle serie minori, lo ingaggiò per la stagione 1968 nella scuderia Matra. La squadra non si aspettava di vincere subito delle gare, ma l’impatto che Stewart ebbe nella struttura dello “Zio Ken” andò oltre ogni più rosea aspettativa.
Con sei vittorie nel 1969 Stewart conquistò il suo primo Mondiale Piloti e il primo (e unico) Mondiale Costruttori per la Matra, ma non si fermò lì: quando Ken lasciò la casa francese per mettersi in proprio con la sua omonima squadra, lo scozzese seguì con altre vittorie e risultati di rilievo, tra cui una pole position nella gara di debutto del telaio Tyrrell. Con la conquista di altri due titoli piloti e costruttori nel 1971 e nel 1973 prima del suo ritiro, Jackie Stewart firmò allo stesso tempo l’ascesa e il periodo d’oro del team Tyrrell in Formula 1.
Niki Lauda – Ferrari/McLaren
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Paese che vai, team in calo che trovi: così si può riassumere la situazione in cui il pilota austriaco ha dovuto vivere per due volte. Dopo i primi anni passati con March e BRM, Niki passò alla Ferrari nel 1974 con Cley Regazzoni, ritrovandosi in una Scuderia che non vinceva più un titolo da 10 anni. Con la sua metodologia di lavoro e dei feedback che nessun collega poteva eguagliare, Lauda mise le fondazioni per la conquista di due Mondiali Piloti e di tre Mondiali Costruttori dal 1975 e al 1977, nonché la sua firma sul ritorno alla gloria per il Cavallino Rampante.
Una storia simile avverrà in McLaren: reduce dal suo primo ritiro dalla F1 nel 1979, l’austriaco venne chiamato nel 1982 da Ron Dennis per risollevare le sorti di un team che, dopo l’iride di James Hunt nel 1976, era crollato sempre più nel centro gruppo. La vittoria arriverà subito nella terza gara dell’anno a Long Beach mentre per il suo terzo titolo iridato si dovrà aspettare il 1984 quando Niki Lauda, grazie anche al motore TAG Porsche, riuscì a vincere un campionato dominato dalla McLaren spuntandola sul più giovane compagno di squadra Alain Prost per mezzo punto.
Michael Schumacher – Ferrari
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Il Kaiser della F1, reduce dai due titoli mondiali conquistati con la Benetton, passò per il 1996 alla Ferrari in un trasferimento sensazionale. Il Cavallino era atteso dall’ennesima rivoluzione dopo i fallimenti degli anni precedenti e Michael arrivò a Maranello col compito di riportare loro un Mondiale Piloti che mancava dal 1979 con Jody Scheckter. Egli si portò dalla Benetton il direttore tecnico Ross Brawn e l’ingegnere Rory Byrne, ma nonostante un inizio promettente nel 1996 con tre vittorie, i successivi due anni vedranno Michael perdere il titolo sempre all’ultima gara.
Tuttavia il lavoro che Schumacher stava facendo insieme alla Scuderia era importante e, dopo una stagione 1999 che, Mondiale Costruttori a parte, era stata compromessa dall’infortunio a Silverstone, nel 2000 arriverà finalmente l’atteso titolo piloti per lui e per la Ferrari. Quell’8 ottobre segnò dunque l’inizio di una nuova era con Schumacher che, insieme alla Rossa di Maranello, dominerà la scena dell’inizio millennio con una serie record di titoli mondiali piloti e costruttori che durò fino al 2004. Ed è stato proprio grazie alle sue innumerevoli vittorie e ai moltissimi record scritti con il Cavallino che Michael Schumacher entrò nella leggenda di questo sport, nonché nel cuore e nei ricordi dei Tifosi della Ferrari.
Sebastian Vettel – Toro Rosso/Red Bull
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Se da una parte il 2006 ha segnato la fine (apparente) della carriera di Schumacher, dall’altra quella è iniziato il mito di Sebastian Vettel. Avrà anche debuttato con la BMW Sauber, ma il pilota di Heppenheim era il talento più luminoso del Red Bull Junior Team e nel 2008 ne diede dimostrazione con la Toro Rosso. Dopo un avvio burrascoso, Vettel continuò a crescere e a mettere lui e il “team B” della Red Bull sotto le luci della ribalta fino alla clamorosa vittoria a Monza sotto al bagnato, la prima in assoluto per la squadra di Faenza.
Allo stesso modo, Seb cambiò faccia anche alla Red Bull quando venne promosso nel 2009. Ok, c’erano già i pezzi ben posizionati tra l’accordo con Renault per i motori e un Adrian Newey all’opera col cambiamento regolamentare, ma è stato Vettel a portare il team di Milton Keynes alla sua prima vittoria a Shanghai nel 2009 e ai suoi primi titoli iridati nel 2010. Sebastian ha messo una firma indelebile al dominio Red Bull che durò fino al 2013 e, anche se la sua avventura in Ferrari non si rivelerà altrettanto fortunata, Vettel è rimasto una figura chiave della trasformazione di Red Bull da squadra di metà classifica al top team che conosciamo oggi.
Lewis Hamilton – Mercedes
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Ultimo ma non ultimo, era impossibile non includere il pilota di Stevenage e il suo matrimonio con il team di Brackley. Dopo la fine di una partnership con la McLaren durata 6 stagioni e che ha portato al suo primo Mondiale Piloti nel 2008, Hamilton passò alla corte della Mercedes nel 2013 per sostituire il ritirato Michael Schumacher. I dubbi sul suo trasferimento erano tantissimi ed erano legati principalmente alla competitività delle Frecce d’Argento che, rientrati nel 2010 dopo l’acquisizione della Brawn GP, avevano raccolto solamente una vittoria e sei podi in tre stagioni.
Tale mossa però si rivelerà essere lungimirante con un Lewis che, dopo un 2013 condito dalla vittoria all’Hungaroring e dal secondo posto nel Mondiale Costruttori (davanti a Ferrari, Lotus e ad una McLaren in declino), metterà una pesante firma sul dominio Mercedes nell’era turbo ibrida. Con il team di Brackley Hamilton andò a conquistare ben 6 dei 7 Titoli Piloti nel 2020 e mise la firma alla striscia record di 8 Titoli Costruttori che durò dal 2014 fino al 2021: risultati che nemmeno le ultime stagioni potranno mai oscurare del tutto e che i Tifosi sperano che Lewis potrà replicare anche in minima parte con la Ferrari.
Andrea Mattavelli