La nuova F.1 ed il vizio della critica populista
Non appena conclusasi la gara di Melbourne, sono state innumerevoli le prese di posizione in merito allo spettacolo (anche se, per molti, non è stato tale) andato in scena sul circuito dell'Albert Park. Tutti a discutere, commentare, sentenziare: dal variegato mondo dei social network fino ai media più generalisti, molti dei quali se interrogati sulle recenti novità regolamentari avrebbero mostrato un livello di conoscenza simile a quella di un parlamentare a proposito della nuova legge elettorale. Buon segno, diciamo noi, perché da un lato significa che la Formula 1 si conferma, nel bene o nel male, sempre capace accendere nuovi dibattiti. Ma decisamente meno piacevole, dall'altro, è risultato il doversi sorbire conclusioni apparse troppo affrettate, superficiali e figlie di incoerenza allo stato puro. Perché è apparso evidente che certi "criticoni" della Formula 1 sarebbero in grado di stroncare qualunque cosa, persino le lasagne al forno domenicali della mamma. Insomma, tante, troppe chiacchere inutili, ad accompagnare l'esordio della nuova era della Formula 1. Già, perché coloro i quali si sono limitati a criticare la cosiddetta "formula-consumo", con i piloti costretti a lunghi trenini nel tentativo di risparmiare benzina, hanno contemporaneamente omesso di sottolineare le numerose novità emerse dalla gara australiana. Novità che si chiamano Ricciardo, Magnussen, Kvyat, ovvero i protagonisti della nuova generazione che si affaccia prepotentemente alla ribalta del Circus. Ma anche i colpi di scena legati ai ritiri di Hamilton e Vettel, i sorpassi di Bottas, i tanti controsterzi visti durante tutto il week-end. Perchè, ripetiamo, si ha l'impressione che chi si sia ferocemente scagliato contro i nuovi regolamenti abbia voluto vedere soltanto ciò che gli interessava. Ora, la Formula 1 non è e non sarà mai la Nascar (o la Gp2, tanto per citare l'esempio di Briatore), con vetture pressoché identiche capaci di correre nello spazio di pochi decimi di secondo. Formula 1 è e deve rimanere sinonimo della massima espressione della tecnologia applicata all'automobile. Un concetto che era andato via via perdendosi negli ultimi anni, tra limitazioni all'elettronica, congelamento dei motori ed artifizi vari, voluti in gran parte per soddisfare la sete di emozioni facili di un pubblico via via divenuto sempre più generalista. Coloro che oggi, dopo una sola gara, si lamentano evidenziando la carenza di sorpassi, probabilmente erano gli stessi che l'anno scorso criticavano l'eccessiva facilità di tale manovra, capace di toccare punte record nel 2013. Troppe conclusioni giunte troppo in fretta, dunque, specie considerando che si trattava del primo appuntamento di una nuova era, in occasione della quale un po' tutti, dai team agli stessi piloti, hanno "dovuto" per forza di cose giocare al risparmio senza prendersi eccessivi rischi, badando nella maggior parte dei casi a portare a termine la gara, in attesa di potersi poi concentrare sulle prestazioni una volta raggiunto un livello di affidabilità soddisfacente. Incredibile leggere poi, ancor prima dell'inizio della gara, i pronostici di chi prevedeva clamorose "ecatombi" sotto tale profilo, salvo poi essere clamorosamente smentito alla prova dei fatti. Peccato che nessuno abbia invece sottolineato come, dal punto di vista dei sorpassi, una bella dose di responsabilità l'abbia avuta proprio il tracciato di Melbourne, la cui conformazione priva di lunghi rettilinei e violente staccate non ha certo agevolato i piloti sotto questo punto di vista.
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