Storie d’estate | Tra salti e boschi, il WRC torna a casa in Finlandia
Il WRC è pronto a spostarsi nei boschi finlandesi, dove per una settimana a farla da padrone non saranno le renne di Babbo Natale, ma i cavalli dei bolidi del traverso.
Se c’è una nazione che più di tutte si può definire la patria del rally e del WRC, beh, senza dubbio quella è la Finlandia. E la gara scandinava, che si corre da sempre in piena estate, quando nel resto dell’Europa l’afa non dà tregua, per forza di cose è diventata nel corso degli anni uno di quegli appuntamenti immancabili per piloti, team e appassionati. Pericolo, tecnica e velocità spaventose: dalle parti di Jyvaskyla, sede del parco assistenza, gli ingredienti per entrare nel mito ci sono veramente tutti.
Da qualificazione per il “Monte” a evento di rilievo mondiale
La storia del Rally di Finlandia è certamente singolare, e affonda le sue radici in maniera importante ben prima dell’istituzione del Mondiale rally vero e proprio, poi diventato WRC. Negli anni ’50, infatti, quando le prime competizioni su strada iniziavano a sgomitare nel panorama motoristico, c’era un evento a cui tutti volevano partecipare: il Rally di Monte Carlo. Dalla Finlandia erano ben trenta gli equipaggi a volersi iscrivere, ma gli slot per quella fetta di mondo tra il polo e il Mare del Nord nella gara sulle Alpi francesi erano solo 14, peraltro da condividere con la vicina Svezia.
Ecco allora l’idea: disputare una sorta di rally “preliminare”, in cui andare a stabilire gli equipaggi che poi, nel gennaio successivo, sarebbero andati a dar battaglia al Monte. Il 1° settembre 1951 ecco lo start della prima edizione, denominata Jyvaskyla Grand Prix, che andò a toccare anche la località di Rovaniemi, successiva sede dell’Arctic Rally. La Austin Atlantic di Arvo Karlsson risultò la più veloce nell’arco dei 1700 km disputati, soprattutto per aver preso meno penalità di tempo rispetto a tutti i rivali. Ma, al di là dei semplici dati statistici, ciò che conta è questo: il dado era stato tratto, e la storia di un rally in grado di richiamare ogni anno quasi 500.000 persone tra le foreste finniche era iniziata.
Un Gran Premio tra gli abeti
Probabilmente è la gara su terra che si avvicina di più al modo di correre sull’asfalto, in pista.
Parole di uno che se ne intende, e che ha vissuto la pista da protagonista, non disdegnando di provare con discreto successo il mondo del traverso: Kimi Raikkonen. In effetti, si tratta del rally con le velocità medie più elevate di tutto il campionato, spesso stazionarie tra i 125 e i 130 km/h. Nel 2004, addirittura, si dovette arrivare a dividere in due la prova di Ouninpohja, quando Petter Solberg superò i 130 di media, velocità considerata massima accettabile dai regolamenti dell’epoca.
Ma non sono solo le velocità a rendere il rally di Finlandia unico. Salti, curve mozzafiato e alberi la fanno da padroni qui, così come i tanti laghetti che fanno da contorno ad un panorama veramente unico al mondo, e che danno il nome all’evento vero e proprio, “Rally dei Mille Laghi”. E poi c’è lei, la ps di Ouninpohjat, da molti protagonisti ritenuta la più bella dell’intero WRC. È qui, a 6 km dalla partenza, che è posizionato quel salto che si vede in ogni clip, in cui si va a misurare la lunghezza e in cui lo spettacolo è sì in pista, ma anche fuori, con il pubblico ad accompagnare ogni passaggio in maniera incredibile, come se si trovasse in uno stadio naturale.
Tutto ciò, negli anni, ha portato il “1000 Laghi” ad essere uno degli eventi del mondo del traverso più attesi e frequentati. Queste strade si sono guadagnate la fama di classico del WRC, al pari dei tornanti del Turini o degli asfalti della Corsica (a proposito, qualcuno svegli la FIA e faccia riammettere l’Isola francese nel calendario). Solo il Monte Carlo e il Galles, in questi ultimi anni, hanno fatto registrare un maggior numero di iscritti.
Terreno di caccia dei grandi, meglio se… nordici
Negli anni, sono stati i grandi nomi che si sono legati indissolubilmente alla gara finnica. Manco a dirlo, per decenni il primo gradino del podio è stato appannaggio solo ed esclusivamente dei nordici, con i padroni di casa a recitare la parte del leone. Nomi come Markku Alen, Hannu Mikkola, Timo Salonen, intervallati dagli svedesi Stig Blomqvist e Mikael Ericsson, hanno fatto la storia da queste parti, spesso su vetture italiane come la Fiat 131 Abarth oppure la Lancia Delta HF, negli anni mitici delle corse sterrate. E gli altri?
Beh, per trovare il primo non scandinavo a trionfare da queste parti dobbiamo arrivare al 1990, quando Carlos Sainz e Luys Moya si imposero su Toyota Celica. Nel ’92 fu poi la volta di Didier Auriol, e da lì in poi ecco altri 16 anni di dominio nordico, fino all’arrivo di Loeb e soci a sparigliare le carte. Nel 2023 fu Elfyn Evans a imporsi, bissando il successo del 2021; chissà che l’edizione di questo weekend non possa essere un trampolino di rilancio per la stagione del gallese.
Tra i protagonisti recenti del WRC in Finlandia, però, non possiamo dimenticare uno degli idoli di casa nostra: Gigi Galli. Il pilota di Livigno, qui, nel 2005, fece registrare il salto record di 54 metri, in coabitazione con l’idolo di casa Tommi Makinen. Un’impresa niente male, che gli valse il titolo di “Hullu”, cioè “pazzo”, sui giornali locali, che lo hanno sempre considerato una sorta di idolo venuto da lontano, al contrario della stampa italiana, mai troppo indulgente verso il simpatico pilota lombardo.
Al di là dei vincitori, comunque, quello che resta è l’aura di leggenda che ammanta i boschi e le speciali intorno a Jyvaskyla, e che da quel primo settembre 1951 ogni estate (tranne quella maledetta del 2020) si popolano di mostri a quattro ruote, piloti dal piede pesantissimo e fans da ogni parte del mondo. Lunga vita al Rally di Finlandia, dunque, … anche quest’anno siamo pronti a saltare!
Nicola Saglia