Gp Singapore, l'analisi della gara
Uno schiacciasassi. Sebastian Vettel ha letteralmente demolito la concorrenza per tutto il week-end di Singapore, ribadendo come il proprio dominio sia ben lontano dall'essere messo in discussione. Il tedesco si avvia verso la conquista del proprio quarto titolo consecutivo con l'ennesima prova di superiorità, evidenziata a partire da quel gesto di sabato, quando ancora prima che le qualifiche fossero concluse è sceso dalla macchina limitandosi ad osservare i propri avversari darsi battaglia nel tentativo di soffiargli la pole. Gli è andata bene, è vero, ma in fondo è sembrato l'unico momento del week-end in cui è apparso minimamente vulnerabile: per il resto, non c'è stata storia. Troppo superiore il ritmo imposto durante la gara, troppo evidente la facilità con cui ha gestito gomme e vettura infliggendo al tempo stesso distacchi pesanti agli avversari. Il risultato finale, simile più a una gara Endurance che ad un Gran Premio di Formula 1, parla chiaro: più il tempo passa, più sembra aumentare il gap che il tedesco riesce a mettere tra sè e i suoi rivali. Il Mondiale sembra ormai chiuso, con 60 punti di vantaggio a sei gare dalla conclusione, con Vettel che ora si candida (statistiche alla mano) a diventare uno dei più grandi di tutti i tempi. Capitolo Ferrari: dopo qualifiche pressochè disastrose, il secondo posto finale di Alonso assomiglia ad un mezzo Miracolo. Al di là dei meriti dello spagnolo, che ha compiuto un'altra partenza prodigiosa, è risultata indovinata la scelta del muretto box di approfittare della neutralizzazione ad opera della safety-car per effettuare la seconda sosta: una strategia che ha consentito ad Alonso di scavalcare anche Rosberg, conquistando per la terza gara consecutiva il secondo gradino del podio. Al termine della gara, può dirsi soddisfatto anche Kimi Raikkonen: il finlandese ha compiuto una gara tutta in rimonta e, aiutato dalla scelta di anticipare la prima sosta per non trovarsi invischiato nel traffico, ha agguantato un terzo posto finale che era impensabile dopo le pessime qualifiche di ieri. Sua anche la palma del sorpasso più bello della gara, quando ha attaccato all'esterno Jenson Button a poche tornate dal termine. Le Mercedes hanno dovuto fare i conti con l'eccessiva usura degli pneumatici sulla propria vettura, con la tattica delle tre soste che alla fine non ha pagato: sino a quando non riusciranno a costruire una vettura che non sia la "mangiagomme" vistasi sin qui, a Stoccarda difficilmente potranno coltivare serie ambizioni in chiave titolo iridato. La McLaren ha accarezzato con Button il sogno di conquistare il primo podio della stagione, salvo poi doversi arrendere negli ultimi giri al degrado prestazionale delle gomme, pur piazzando entrambe le vetture in zona punti. Tra i bocciati della gara sicuramente Ricciardo, il cui errore da pivello ha provocato l'ingresso della safety-car, ed i Commissari di gara: assurda, difatti, l'imposizione fatta ad Hulkenberg di dover restituire la posizione a Perez, dopo che il pilota della Sauber era finito oltre il cordolo durante la battaglia con il messicano ma proprio perchè urtato leggermente dalla McLaren. Dereck Warwick è stato un discreto pilota ma come giudice è meglio che si faccia da parte.
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