Motorsport is dangerous: tutti i piloti meritano rispetto!
Questa è una mia nota scritta alcuni mesi fa, dopo la morte del pilota danese Allan Simonsen durante l’edizione 2013 della 24 ore di Le Mans. L’ho scritta perché ogni evento tragico nel mondo delle corse ci riporta alla realtà, ricordandoci che la signora vestita di nero sta sempre al lato della pista e che ogni pilota merita il giusto rispetto, piuttosto che insulti o addirittura l'auspicio di vederlo schiantarsi contro il muro, come sempre più spesso urlato (o scritto) a gran voce da alcuni pseudo-tifosi. Una nota che rimane pur sempre attuale, visto che il pericolo è sempre dietro l'angolo nel mondo delle corse. “Motorsport is dangerous”: quante volte abbiamo sentito o letto questa frase? I piloti la conoscono fin dagli inizi della loro carriera, che essa sia stata sui kart o sulle minimoto, ma accettano questo rischio perché amano correre e seguono la propria passione.. In Formula 1 fortunatamente non si sente più parlare da tanto tempo di incidenti mortali grazie all’aumento costante della sicurezza, soprattutto in seguito ai tragici fatti del Gran Premio di San Marino 1994, nel cui week-end persero la vita Roland Ratzenberger e Ayrton Senna. Proprio per questa notevole sicurezza, oggi alcuni “tifosi” nominano la parola incidente con troppa facilità e troppa leggerezza. Evocare un incidente per far ritirare un pilota e sperare nella vittoria di un team piuttosto che di un altro, anche nella forma più "innocua" possibile, è profondamente sbagliato. Il motorsport non è il calcio: non abbiamo bisogno di esagitati che evocano incidenti, anche lievi, per far ritirare un pilota, anche perché un impatto, pur con tutte le misure di sicurezza oggi presenti, rappresenta comunque un rischio per un pilota. Per questo motivo occorre portare rispetto per ogni pilota, anche se è antipatico, tartaruga, portatore di valigia o mangia-vittorie, se non altro perché corrono per la loro passione ed inseguono il loro sogno. La signora vestita di nero cammina sempre al lato della pista, magari più invisibile di un tempo: ogni pilota merita rispetto perché sono proprio loro a regalarci quelle gare che ci hanno fatto innamorare del motorsport, sempre tenendo a mente quelle tre, fatidiche parole. Chiara Zaffarano
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