F1 | Ferrari, perché Leclerc era più veloce di Hamilton con l’ala rotta?
La paradossale situazione vissuta durante la gara di Shanghai fa riflettere in merito alla situazione della Ferrari.

Una domenica come quella appena passata, in tutta la sua storia in F1, la Scuderia Ferrari non l’aveva mai vissuta e spera vivamente di non viverla mai più. La squalifica arrivata dopo la gara per entrambe le vetture è una di quelle docce fredde che toglie anche quel poco di buonumore portato dal successo nella Sprint di sabato. Ma, al di là di tutto, la gara in sé ha dato diversi spunti interessanti. Si badi bene, spunti, non risposte; la cosa più incredibile di tutte, forse è stata vedere Charles Leclerc con più ritmo di Lewis Hamilton pur avendo un’ala anteriore visibilmente danneggiata. Com’è stato possibile?
Il contatto al primo giro, ma Leclerc non cambia ala
Quanto successo alla prima curva poteva mettere fine alla giornata Ferrari ben prima che ci pensassero gli uomini di Joe Bauer, capo tecnico FIA delegato alla F1. L’ala anteriore di Leclerc è infatti entrata in contatto con la posteriore destra di Lewis Hamilton, proprio nel punto più lento della curva, rischiando di decretare il ritiro, o comunque l’addio alla zona punti, per entrambi. Lo stesso Leclerc ha raccontato poi l’episodio al termine della gara.
Non è stata colpa di nessuno. Lewis ha chiuso la traiettoria, aveva tutto il diritto di farlo siccome era davanti. Io ero nell’angolo cieco dello specchietto e non poteva vedermi, quindi niente di strano; potevamo fare poco per evitarlo.
Fortunatamente per entrambi, il tutto si è risolto con un “piccolo” problema all’alettone anteriore di Charles Leclerc, che ha perso la bandella di sinistra. Un inconveniente che, secondo i calcoli di tecnici interni a Ferrari e non solo, ha fatto perdere circa 30 punti di carico aerodinamico alla vettura #16, su un tracciato che richiede una certa dose di equilibrio da questo punto. Perché, dunque, al monegasco non è stata sostituita l’ala al momento della prima sosta?
Un passo ottimo, nonostante tutto
I motivi dietro questa scelta sono principalmente due. In primo luogo, andare a cambiare l’ala al momento della prima sosta avrebbe richiesto ulteriori cinque secondi (come minimo) da aggiungere al tempo “normale” da trascorrere in pit lane. Questo avrebbe fatto perdere la posizione a Leclerc nei confronti di Max Verstappen, mai troppo distante dal duo Ferrari.
In secondo luogo, e questo per certi versi ha avuto dell’incredibile, il cambio ala non si è reso necessario (almeno in quel momento) perché Leclerc era sensibilmente più veloce di Hamilton, tanto da essere in grado di restargli negli scarichi per tutto il primo stint e poi avvicinarsi dopo la prima sosta. Tanto che al giro 20 si è reso necessario l’ordine di “swap positions”, poi eseguito nel corso del passaggio successivo con Lewis a spostarsi in percorrenza di curva 1.

La cosa, di per sé, è parsa veramente strana. Come può una vettura che perde circa 30 punti di carico, essere più performante di quella del team mate, perfetta dal punto di vista esterno? Vero è che sul lungo dritto Charles era molto più veloce, dal momento che la sua ala, senza una paratia, fletteva in maniera più libera garantendo molto meno drag, ma questo di per sé non basta. La risposta, probabilmente, è da cercare nelle modifiche effettuate agli assetti tra Sprint Race e qualifiche.
Questioni di assetto, ma non solo

È vero, per valutare l’andamento in gara delle due Rosse dobbiamo guardare l’arco del Gran Premio senza pensare alla squalifica che poi ha vanificato il quinto e il sesto posto raggiunti alla bandiera a scacchi. A ben guardare, però, le motivazioni che hanno portato all’esclusione di Leclerc e Hamilton ci danno la misura di quella che è la situazione Ferrari.
Dopo la Sprint, si è andati ad operare per modificare gli assetti, soprattutto sulla macchina di Lewis, che a differenza di quanto avvenuto sabato si sarebbe trovato a correre in aria sporca. Evidentemente, si sono andate a toccare geometrie e altezze che sono fondamentali, anche nel posteriore. Facendo ciò, si è andati al limite, e questo ha comportato un consumo superiore alle aspettative del pattino sulla #44. A dimostrazione che nessuno, all’interno del team, è ancora propriamente sicuro del potenziale della vettura, che è profondamente diversa da quella precedente. Rispetto agli altri team, infatti, Ferrari ha operato un profondo cambiamento rispetto al passato, e ora pare che ne stia pagando il prezzo, per quanto alto.
È presto (ancora) per dare un giudizio, ma vedere la macchina di Leclerc più veloce di quella di Hamilton è preoccupante. Perché quella parte mancante dell’ala anteriore serve per incanalare il flusso dell’aria verso la zona del fondo, quella che crea il carico e la deportanza di ogni vettura ad effetto suolo. Questo deve far sorgere più di un dubbio a Maranello, dove sicuramente già stanno lavorando diversi team di tecnici e ingegneri. Ciò detto, è ovvio che per tirare le somme è ancora presto e che la stagione 2024 ci ha insegnato che le cose possono cambiare. Tutto ciò a patto, beninteso, che la realtà venga analizzata con freddezza e lucidità, andando a cercare una soluzione che, ad oggi, pare ben lontana.
Nicola Saglia