Marc Márquez e Ducati è IL binomio che nel 2024 la MotoGP seguirà con particolare attenzione. Sarà questa la grande occasione dello spagnolo di riconquistare il titolo a cinque anni di distanza dallo storico trionfo numero 8?

Di Márquez e di Ducati se ne è discusso per gli ultimi 3 mesi, dalle prime voci arrivate in estate fino ad arrivare al momento in cui lo spagnolo è salito sulla GP23, passando per la firma. E proprio Valencia e il test del 28 novembre ha solo aumentato le aspettative dopo il quarto tempo finale. Un rapido adattamento in soli 46 giri fatti e il segnale lanciato al resto del gruppo: Márquez c'è e nel 2024 è pronto a dire la sua. Ma sarà così?

PERCHÉ IL TITOLO È POSSIBILE

Dopo l'unica giornata di test di Valencia, le prestazioni dello spagnolo hanno subito scatenato le fantasie dei tifosi e dei giornalisti. Piazzare Márquez tra i favoriti è obbligatorio. In primis per la bontà del mezzo tecnico. Márquez è consapevole di avere una moto capace di vincere e lo ha confermato in un'intervista rilasciata al canale ufficiale della MotoGP: "È super difficile passare da una moto all'altra e vincere subito al primo anno, ma è vero che arrivo sulla moto migliore, risultati alla mano. Questa è la moto che ha chiuso al 1°, 2° e 3° posto nel mondiale, quindi non ci sono scuse, la moto c'è". Fattore confermato dalle 13 vittorie conquistate dalla GP23 nella stagione terminata a novembre. Márquez nel 2024 avrà una moto che ha chiuso il suo ciclo di sviluppo e dovrà solo pensare ad adattarsi alla GP23 e a guidare. Nessun lavoro di sviluppo, nessuna necessità di collaudare nuovi pezzi. E questo non può che essere un vantaggio rispetto agli ufficiali.

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Inoltre, Márquez arriva in Ducati con la voglia di dimostrare a sé stesso di poter essere capace di vincere e di lottare per obiettivi importanti. Una cosa ribadita più volte e confermata nella stessa intervista di novembre, dove non ha mai pronunciato la parola "titolo" ma si è limitato a dire di voler sentire sensazioni che in Honda ha perso: "Pensare che salirò sulla moto e vincerò subito tutte le gare è impossibile", disse. "Per me è una nuova motivazione, voglio provare a sentire di nuovo le farfalle nello stomaco quando arrivo al circuito, quella pressione extra ed essere competitivo per le prime posizioni in alcune piste". E scommettere su sé stessi, cercare di superare i propri limiti, è sempre fonte di un boost extra a volte decisivo per battere chiunque.

PERCHÉ IL TITOLO NON È POSSIBILE (O È COMUNQUE MOLTO COMPLESSO)

Considerare scontato Márquez campione nel 2024 sarebbe una mancanza di rispetto verso gli altri ducatisti. Le ultime 4 stagioni hanno restituito alla MotoGP una serie di piloti di tutto rispetto. Bagnaia, Martin, Bezzecchi, Binder, Quartararo e non solo: tutti nomi che hanno segnato i primi anni di questo decennio e che continueranno a farlo. Márquez dovrà giocare al gatto con il topo (o i topi, in questo caso): piloti più giovani, affamati e che stanno vincendo. Bagnaia arriva da due titoli iridati consecutivi ed è un tutt'uno con la Ducati, plasmata e forgiata a sua misura. Martin ha il fuoco dentro di chi vuole vincere e Bezzecchi è colui che vorrà inserirsi in questo scenario. Márquez non può sottovalutare nessuno, così come gli altri non potranno sottovalutare lui.

MM93 ai box a Valencia: la prima uscita con Ducati dopo 11 anni passati con Honda. Credits: Red Bull Content Pool

E poi c'è il fattore umano: Márquez ha lasciato Honda dopo 11 anni e dovrà riuscire, in poco tempo, a ricostruire in Gresini un ambiente affiatato e capace di remare nella stessa direzione. A suo favore c'è la presenza di Frankie Carchedi, il suo nuovo capotecnico che nel 2020 vinse il Mondiale con Joan Mir. Entrambi dovranno riuscire a far crescere rapidamente tutto il team Gresini, gasato dall'arrivo del #93 e che ha dimostrato di far rendere al meglio i propri piloti, come hanno dimostrato Bastianini, Di Giannantonio e Alex Márquez. Una squadra che, però, non ha la stessa esperienza del team ufficiale (e di Pramac) di competere per un titolo Mondiale in MotoGP nonostante il grande passato dei duelli tra Rossi e Gibernau. E chissà che Marc, nei prossimi mesi, non riesca anche a rendere grande un ambiente che in grande già pensa e sogna da tempo.

Mattia Fundarò