Il prossimo weekend la MotoGP è pronta a festeggiare un traguardo storico. A Le Mans, infatti, si correrà il Gran Premio numero 1000 nella storia del Campionato del Mondo. Una tappa incredibile per uno sport che regala emozioni da oltre settant'anni.

L'EPOCA DELLE 500cc

Un lungo viaggio, iniziato nel lontano 1949 con la nascita della FIM (Fédération Internationale de Motocyclisme) e l'introduzione del Campionato del Mondo Gran Prix. All'epoca le classi erano quattro (500cc, 350cc, 250cc e 125cc), senza dimenticare i sidecar 600cc.

Parlando della classe regina, i primi venticinque anni di Motomondiale hanno visto a lungo l'Italia protagonista, sia tra i costruttori, sia tra i piloti. Oltre alla supremazia tecnica di MV Agusta e Gilera (protagonista fino al 1957, anno in cui decide di abbandonare il Motomondiale), non si può non ricordare anche il filotto vincente di Giacomo Agostini. L'italiano ha vinto ben sette titoli mondiali consecutivi tra il 1966 e il 1972 in sella alla sua MV Agusta (a cui si aggiunge l'ottavo iride, conquistato nel 1975 su Yamaha). Da menzionare anche gli altri grandi campioni che hanno caratterizzato quel periodo: Geoff Duke, John Surtees, Phil Read e Mike Hailwood.

Giacomo Agostini in azione sulla sua MV Agusta | Credits: AFP

È proprio nel 1975 che avviene il "passaggio di testimone" tra Italia e Giappone. Dall'egemonia italiana di MV Agusta si passa così al dominio nipponico, con Suzuki, Yamaha e Honda a farla da padroni tra i costruttori. Tra i piloti, invece, sono gli anglofoni a fare la voce grossa in classe regina. Alla doppietta di Barry Sheene su Suzuki (1976 e 1977), infatti, segue il trittico di titoli conquistati da Kenny Roberts su Yamaha (1978, 1979 e 1980), che dà il via alla cosidetta era degli americani. Nel quadriennio 1983-86, invece, sono Freddie Spencer ed Eddie Lawson i protagonisti della 500cc con due titoli mondiali a testa. Quest'ultimo si laureerà poi nuovamente campione del mondo in altre due occasioni (1988 e 1989).

Gli anni '90 si aprono con la tripla incoronazione di Wayne Rainey, capace di conquistare il titolo per ben tre stagioni consecutive (1990, 1991 e 1992). A lui seguono Kevin Schwantz (1993) e l'australiano Mick Doohan, cinque volte campione del mondo (dal 1994 al 1998), che pome fine all'era americana. Nel 1999, complice anche il terribile incidente di Doohan a Jerez, a trionfare è Alex Criville. Arriviamo così agli anni 2000, che vedono laurearsi campioni del mondo Kenny Roberts Jr e, nel 2001, Valentino Rossi, ultimo iridato di quella è stata la classe 500cc.

L'ERA DELLA MOTOGP E DEGLI "ALIENI"

La rivoluzione inizia nel 2002, quando la neonata MotoGP che prende il posto della 500cc con l'introduzione delle moto a quattro tempi. L'addio definitivo alle due tempi avverrà poi a Brno, nel 2003, nel GP della Repubblica Ceca.

Nonostante ciò, a laurearsi campione del mondo è sempre Valentino Rossi, dominatore assoluto degli anni 2000 (con l'eccezione del biennio 2006-2007), capace di conquistare ben sei titoli mondiali in MotoGP. Valentino è anche il protagonista del clamoroso passaggio da Honda a Yamaha: una mossa azzardata, che ha però segnato indelebilmente – e positivamente – la carriera del Dottore. Una carriera stellare per il pilota italiano, che grazie ai suoi risultati e al suo carisma è stato capace di avvicinare sempre più persone alla MotoGP, diventando nel tempo una vera e propria icona di questo sport.

Valentino Rossi in sella alla sua Yamaha (2004) | Credits: MotoGP (motogp.com)

Insieme a Rossi, dal 2007 al 2012 assistiamo all'arrivo in MotoGP anche di altri fenomeni: Casey Stoner, Jorge Lorenzo e Daniel Pedrosa. In particolare, l'australiano è stato il primo pilota a vincere un Mondiale in sella a una Ducati (2007), un risultato storico per la casa di Borgo Panigale. Lorenzo, invece, in quegli anni è stato in grado di conquistare due titoli con Yamaha (2010 e 2012), a cui va aggiunto anche il Mondiale 2015, sempre con la Casa dei tre diapason.

In questi anni, poi, assistiamo ad altre importanti rivoluzioni dal punto di vista tecnico. La prima avviene nel 2007, con la cilindrata delle moto passa da 990cc a 800cc. Successivamente, nel 2012, la MotoGP torna sui suoi passi, portando il limite di cilindrata massima 1000cc. Le novità, però, coinvolgono anche le classi minori. Nel 2010 la 250cc diventa ufficialmente Moto2, con Honda come costruttore unico. Nel 2012, poi, tocca alla 125cc, che viene sostituita dalla nuova Moto3, con motori a quattro tempi.

Arriviamo così al 2013, anno in cui un altro alieno fa ufficialmente il suo ingresso in classe regina: Marc Márquez. Lo spagnolo si impone fin dall'esordio, conquistando il titolo alla sua prima stagione in MotoGP. In sella alla sua Honda ha dominato incontrastato fino al 2019, con la sola eccezione del 2015 (anno del controverso contatto con Rossi a Sepang). In totale, le corone iridate conquistate da Márquez in top class sono sei.

Marc Márquez alla guida della sua Honda | Credits: MotoGP (motogp.com)

Dal 2020 in poi, invece, abbiamo assistito alla vittoria di tre diversi piloti su altrettante moto. Nell'ordine, a laurearsi campioni del Mondo sono stati Joan Mir su Honda, Fabio Quartararo su Yamaha e Francesco Bagnaia su Ducati. Quest'ultimo al momento è il leader della classifica iridata ed è il favorito per il bis mondiale, forte anche di una moto nettamente superiore a quelle della concorrenza.

Giorgia Guarnieri

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