Domenica pomeriggio a Valencia si è chiusa la carriera di Valentino Rossi, un campione così grande che o lo ami o lo odi. Nell’ultima settimana si sono sprecate le lodi al pilota, alla persona, all’imprenditore Valentino Rossi. Seppur la maggior parte degli appassionati fosse dalla sua parte, c’è anche chi è sempre stato da quella dei suoi rivali. Ed è proprio dai commenti di quest’ultimi che sono arrivate nelle scorse settimane le parole più belle su Valentino. E quindi, caro Valentino, ti odio perché...

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TI HO VISTO VINCERE

Chi, come il sottoscritto, è prossimo ai trent’anni è cresciuto di pari passo con la carriera di Valentino Rossi. E per anni ha visto vincere praticamente solo il campione di Tavullia. Facile diventare tifosi del Dottore dopo cinque mondiali consecutivi in top class. Vita ben più difficile per chi in quegli anni puntò “sul cavallo sbagliato”. Torniamo indietro di vent’anni, quando gli italiani al vertice in MotoGP erano tre: Valentino Rossi, Max Biaggi e Loris Capirossi. Io puntai su Capirossi: irresistibile fu per me il mito delle rosse di Borgo Panigale.

Per anni ho subìto le vittorie di Valentino come sconfitte personali. Quando si è tifosi, sembra che i risultati dei propri idoli vengano riflessi nella tua vita, come raccontato magnificamente nel romanzo autobiografico di Nick Hornby Fever Pitch (Febbre a 90’, nell’edizione italiana). In quel caso, Nick racconta come la sua vita cambiasse colore in base ai risultati dell’Arsenal, sua squadra del cuore. Sostituite l’Arsenal con la Ducati e immaginerete bene che fino al 2006 per me ogni confronto con gli amici tifosi di Valentino Rossi fosse un bagno di sangue.

Mentirei se dicessi che, il me tredicenne, quando a Valencia 2006 Rossi cadde al primo giro consegnando il titolo a Nicky Hayden, non provò un senso di rivincita. Rivincita che fu ancora più grossa quando, l’anno successivo, un giovane australiano di nome Casey Stoner con la Ducati s’impose in maniera netta. Avevo finalmente avuto la mia personale rivalsa.

I MIEI IDOLI SI RITIRAVANO MENTRE TU VINCEVI

Quello che rende incredibile la carriera di Valentino Rossi non è solo il lunghissimo curriculum di vittorie, ma soprattutto la sua longevità. Valentino ha avuto una carriera lunga ventisei anni, oltre un quarto di secolo dove ha visto cambiare i suoi rivali. A inizio anni 2000 Max Biaggi e Sete Gibernau, nella seconda metà della prima decade degli anni 2000 arrivarono Nicky Hayden, Casey Stoner e Jorge Lorenzo. Nel decennio appena finito è stato invece Marc Marquez il rivale per il titolo. Di tutti loro, solo quest’ultimo è ancora in attività. Mentre i miei piloti preferiti annunciavano il ritiro, tu restavi lì e continuavi a vincere.

Hai vinto contro tutti i tuoi rivali. Fino al 2005 non hai lasciato scampo a nessuno, dopo i due mondiali persi a favore di Hayden e Stoner ti sei rialzato e ti sei preso i due mondiali successivi contro di loro e Jorge Lorenzo. L’unico pilota contro il quale non sei riuscito a vincere un mondiale è Marc Marquez. Solo nel 2015, unica stagione senza alloro dello spagnolo, gli sei arrivato davanti in classifica piloti. Quel 2015, che segnò in maniera definitiva la crisi dei rapporti tra i due.

PERCHÈ HAI RESO IL MOTOCICLISMO DI TUTTI

Michael Jordan, Schumacher, Senna (se siete un po’ più vecchiotti, ndr), Marco Pantani, Alberto Tomba, per il quale si fermò persino il Festival di Sanremo. Valentino Rossi può stare benissimo con questi nomi, campioni senza tempo che hanno trasceso la vittoria sportiva diventando spesso ben più importanti dei rispettivi campionati.

Tutti conoscono Michael Jordan anche se magari non hanno mai visto una partita di basket, tutti conoscono Valentino Rossi anche se magari una moto non l’hanno mai nemmeno accesa. Valentino ha reso la MotoGP popolare: nei primi anni duemila, quando vinceva gare in successione, l’Italia intera si fermava per 45 minuti. “Accendi la tele che c’è il Vale”: quante volte l’avrete detto o sentito in casa. C’è il Vale. Come se gli altri fossero comparse, come se il finale fosse scritto prima e tutto succedesse perché così doveva essere. E per tanti anni così è stato, ma anche quando i rivali sono diventati più forti e gli anni hanno iniziato a pesare, nelle case italiane “Accendi la tele che c’è il Vale” si è continuato a sentirlo. Perchè tutti volevano vedere se, anche nella difficoltà, saresti riuscito a trovare il modo di vincere ancora.

IN QUEL TIFO C’È DEL MARCIO

Quando si muovono così tante persone per un solo pilota è facile che nella massa ci sia una piccola sacca marcia. Quella parte di tifoseria che esultava alle cadute di Marquez al Mugello, che esibiva tombe di Jorge Lorenzo o fantocci impiccati e poi bruciati di Marc. Ecco, questo non mi mancherà: sono certo che i tifosi di Valentino, quelli veri, quelli che ha saputo appassionare al motociclismo, loro resteranno sugli spalti a tifare per tutta la grande squadra italiana che sta emergendo: Pecco, Morbido, Bastianini, Marini e dall’anno prossimo anche Bezzecchi e Di Giannantonio. Tutti giovani piloti italiani che sapranno raccogliere il testimone e tenere alto il tricolore in MotoGP per i prossimi decenni.

La speranza che nutro è che invece quella parte tossica di tifosi resti a casa, che non avendo più Valentino Rossi da seguire non venga più ad infangare uno sport dove il rischio di farsi davvero male è sempre altissimo e serve rispetto per i piloti, dal campione del mondo della MotoGP all’ultimo classificato della Moto3.

MI FAI ACCORGERE DEL TEMPO CHE PASSA

Ventisei anni, oltre un quarto di secolo come già detto, sono tanti per me, praticamente quasi tutta la vita. Esordivi nel mondiale che ero all’asilo e oggi che ti sei ritirato ho finito gli studi e lavoro da qualche anno ormai. Mi hai accompagnato per tutto il corso della mia vita: dall’infanzia, all’adolescenza fino alla maturità e all’indipendenza. Ne abbiamo passate di domeniche a guardare quelle gare in giro per il mondo. Son passati gli anni, le mode e le storie d’amore: quello che non era mai passato eri tu. Sempre lì, sempre con il sole e la luna sul casco a correre. E adesso che realizzo che dal prossimo marzo non sarai in griglia allora sì, mi accorgo che davvero il tempo è passato per tutti, anche per me.

INFINE, PERCHÈ MI HAI FATTO PIANGERE

E non solo perché mi hai fatto capire che il tempo è passato. Perché in fondo, crescendo, capisci che quel tifo da bambino e da adolescente sempre "contro" era stupido ed inutile. Perché il talento di un pilota lo vedi solo se contro ha un pilota altrettanto forte. Allora ho capito quanto fosse bello tifare, non per te, Casey, Jorge o Marc, ma perché la domenica vincesse "il più forte". Solo così col tempo ho imparato a sorridere delle tue vittorie e negli ultimi anni con le difficoltà dei tuoi podi. Perché questo dovrebbe essere il motociclismo. E domenica, quando ti ho visto tagliare il traguardo, mi sono reso conto che non avrei potuto più farlo. E allora sì, mi sono sentito triste.

Mathias Cantarini

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