F1 | Flashback: GP Europa, una carrellata di emozioni a spasso nel tempo
DONINGTON ’93, LA MAGIA DI SENNA. Dopo aver dominato la scena tra la fine degli anni ’80 e l’inizio degli anni’90, le strade della McLaren e della Honda si separano. Al posto del potente motore giapponese, il team di Woking ripiega sul modesto V8 Ford “clienti”. Naturalmente i risultati in pista ne risentono, con la McLaren costretta a lasciare strada alla supremazia Williams. Con una monoposto inferiore alla concorrenza, la scuderia britannica si affida però al suo fuoriclasse: Ayrton Senna. Ed è proprio il brasiliano, con la sua immensa classe, ad ottenere risultati prestigiosi con una discreta monoposto. Proprio come succede a Donington, l’11 aprile del 1993. Sullo stretto e tortuoso circuito britannico, Senna realizza un autentico capolavoro sotto il diluvio. Con un primo giro di gara da fenomeno assoluto. Il pilota della McLaren, quarto al via, non scatta bene e viene sopravanzato dalla Sauber di Wendlinger. Ma la rimonta non tarda ad arrivare: pochi metri dopo si sbarazza nell’ordine di Schumacher, Wendlinger e Hill. Potrebbe bastare, almeno per la prima tornata. Non per Ayrton, che non si accontenta e completa la rimonta al tornatino Melbourne dove sopravanza la Williams del rivale Prost: il capolavoro è servito. Il brasiliano domina quindi la gara, infliggendo distacchi colossali ai rivali. Hill, primo degli inseguitori e unico tra i presenti in pista a non essere doppiato, giunge al traguardo facendo segnare un ritardo di 1’23” dalla vetta.
JEREZ ’97, LA FOLLIA DI SCHUMI. Per i milioni di tifosi ferraristi sparsi nel mondo, l’edizione 1997 del GP d’Europa è una ferita sportiva che continua a sanguinare. Al termine di una stagione tiratissima, Michael Schumacher e Jacques Villeneuve si contendono la corono iridata sul tracciato spagnolo di Jerez, con il tedesco che arriva al round conclusivo con un punto di vantaggio sul canadese. In qualifica i due rivali (al pari di Frentzen) segnano lo stesso crono, con la pole che va al figlio del compianto Gilles, primo tra i tre a realizzare la migliore prestazione. In gara Schumacher parte meglio e si porta in testa, con Villeneuve che sembra - al contrario - soccombere dinanzi alla pressione. Ma quando il titolo sembra oramai tingersi di rosso, Villeneuve inizia a stabilire tempi record e tornata dopo tornata azzera il gap di 5” che lo separa dalla Ferrari numero 5 di Schumacher. Dopo vari giri di studio, nel corso della 47ma tornata il canadese affonda il colpo alla Dry Sac. Ciò che succede nei secondi successivi è storia nota: nel tentativo di difendere la posizione Schumacher cerca di speronare Villeneuve. I due vengono a contatto, ma ad avere la peggio è proprio il tedesco, finito sulla ghiaia e costretto al ritiro. Sotto il peso della tensione Schumacher soccombe, tentando di salvaguardare la leadership con una folle manovra. Malgrado la botta subita, la Williams del canadese prosegue la corsa giungendo terza sotto la bandiera a scacchi, dietro alle McLaren di Hakkinen e Coulthard. Un terzo posto che permette a Villeneuve di laurearsi campione del mondo, riuscendo a compiere quell’impresa che non era riuscita al padre Gilles.
NURBURGRING ’99, ALTALENA DI EMOZIONI. Nonostante siano passati tanti anni (quasi 17), quel GP d’Europa disputato sul tracciato tedesco resta una di quelle corse difficilmente accantonabili dalla memoria degli appassionati. Tanti gli episodi in gara avvenuti quel 26 settembre, tra i quali spicca senza dubbio il pit-stop che vede protagonista Eddie Irvine, con i meccanici sprovvisti della posteriore destra da montare sulla Ferrari del nord-irlandese che resta solo con tre ruote per diversi secondi (un errore clamoroso che alla fine della stagione costerà il titolo al buon Eddie). Senza dimenticare le lacrime di Luca Badoer, costretto al ritiro (rottura del cambio) dopo aver risalito la classifica con la sua Minardi sino al quarto posto. A trionfare in una gara segnata da continui ribaltamenti, anche metereologici, è Johnny Herbert, che porta per la prima volta (sarà anche l’unica) la Stewart sul gradino più alto del podio.
VALENCIA 2012, IL CAPOLAVORO DI ALONSO. Il più delle volte le gare disputatesi su tracciati cittadini vengono etichettate come “noiose”, ma in altre occasioni regalano gare inaspettate, caratterizzate da innumerevoli colpi di scena. Un po' come avviene nell’edizione 2012 del GP d’Europa disputatasi a Valencia. Al sabato, terminate le qualifiche, nessuno avrebbe scommesso un solo euro sulla vittoria della Ferrari di Fernando Alonso, dopo l’11° tempo ottenuto in prova dallo spagnolo. In gara però il pilota del Cavallino compie 10 sorpassi (Button, Rosberg, Di Resta, Hulkenberg, Maldonado, Webber, Senna, Schumacher, nuovamente Di Resta e Grosjean) e favorito dall’ingresso in pista della Safety Car e dai ritiri dei principali competitor (Sebastian Vettel e Lewis Hamilton) mette a segno un’incredibile rimonta. Sul podio, mix di storia presente e passata del Cavallino (Kimi Raikkonen 2°, Michael Schumacher 3°), Alonso non riesce a trattenere le lacrime per aver centrato una straordinaria vittoria dinnanzi alla propria gente, la prima in casa a bordo di una Ferrari.
Piero Ladisa
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