Il 1993 si preannuncia come un anno particolarmente difficile per Senna, complice la fine del sodalizio tra McLaren e Honda che aveva fruttato quattro titoli piloti (tre dei quali vinti dal brasiliano) e altrettanti costruttori a cavallo tra anni ottanta e novanta. Woking, che nel frattempo passa ai meno competitivi propulsori Ford, non è più il team dominante e deve cedere forzatamente il passo alla Williams, che con Nigel Mansell conquista l’iride nel 1992. Con il britannico volato oltreoceano per disputare l’IndyCar, la scuderia di Grove affida la monoposto che tutti sognano di guidare (Senna compreso) al rientrante Alain Prost. Senna fa di tutto per emigrare in Williams, disposto anche a (ri)condividere il box con l’acerrimo rivale, ma il veto posto dallo stesso Prost a una nuova convivenza stoppa la trattativa. Ad affiancare il francese è il giovane Damon Hill, proveniente dalla Brabham. Senna dunque non ha altra scelta: o resta in McLaren o prende un anno sabbatico.

Quest’ultima opzione serpeggia per diverso tempo nella mente del tre volte campione del mondo, ma alla fine decide di rimane nel Circus al volante della McLaren concordando con Ron Dennis un contratto a “gettone”. Il brasiliano infatti sarebbe stato pagato a prestazione (un milione di dollari a GP!) e dopo ogni weekend di gara avrebbe deciso in totale autonomia se continuare o meno la sua avventura nella top class. Lo stesso Senna però non può certo sapere che la stagione 1993 si sarebbe rivelata come una delle sue più belle in Formula Uno.

Pronti via, il Professore vince la gara inaugurale del Mondiale in Sud Africa ma nel successivo appuntamento disputato ad Interlagos, in casa di Senna, è costretto al ritiro con il brasiliano che vince dinanzi alla sua gente e si porta, anche un po’ a sorpresa, in testa alla classifica iridata. Malgrado la leadership, Senna non è contento. Sa benissimo che la McLaren non potrà lottare ad armi pari con la rivale Williams, tranne in condizioni “particolari”.

Nel secondo weekend di aprile il Circus fa tappa per la prima volta sul tracciato corto e tortuoso di Donington. La sessione di qualifica, disputatasi su pista asciutta, vede – come prevedibile –  la prima fila monopolizzata dalla Williams con Prost autore della pole davanti a Hill, staccato di tre decimi. Alle loro spalle… il vuoto. Il primo degli inseguitori è Michael Schumacher a oltre 1”5, seguito dalla McLaren di Senna (4° a 1”6). La Williams sembra così avviata verso una semplice (e scontata) doppietta anche in gara, ma il giorno successivo Donington si risveglia sotto un autentico nubifragio. Ayrton, memore di imprese compiute in passato in simili condizioni, sa benissimo che la pioggia rappresenta un’alleata preziosa che gli può permettere, almeno in questa gara, di azzerare il gap e di lottare ad armi pari con le Williams FW15C.

Allo start della corsa però il brasiliano fa patinare le gomme posteriori e viene superato dalla Sauber di Karl Wendlinger scivolando al quinto posto. La reazione di Senna non tarda ad arrivare. Il brasiliano raggiunge e sopravanza nell’ordine Schumacher, Wendlinger e Hill salendo al secondo posto. Tre piloti superati nell’arco di poche curve. Potrebbe bastare, almeno per la prima tornata. Non per un fuoriclasse del calibro di Ayrton, che non si accontenta e completa la rimonta pochi metri dopo al tornatino Goddards, dove sopravanza la Williams di uno stupito Prost che non può far altro che osservare, beffardamente, il rivale superarlo all’interno: il capolavoro è servito. Senna domina e vince una gara pazza e caotica, infliggendo distacchi colossali ai rivali. Hill, primo degli inseguitori e unico tra i presenti in pista a non subire l’onta del doppiaggio, giunge sotto la bandiera a scacchi facendo segnare un ritardo di 1’23” dalla vetta!

In una stagione che avrebbe dovuto essere di “transizione”, Senna compie a Donington un’impresa memorabile (sullo stesso tracciato dove nel 1983 testa per la prima volta una monoposto di Formula Uno, la Williams FW08C), alla quale fanno seguito la vittoria di Montecarlo (la quinta di fila tra le stradine del Principato, un record che nessuno è riuscita ancora a battere) e i successi conquistati nelle ultime due gare stagionali di Suzuka e Adelaide. Senza dimenticare quello colto nella sua San Paolo a inizio Mondiale. Cinque vittorie totali nel 1993, solo due in meno di Prost che si aggiudica il titolo prima dell’addio definitivo. L’anno successivo il posto che fu del Professore viene preso proprio da Ayrton, che finalmente riesce a realizzare il sogno di guidare la Williams. Sembra l’inizio di una nuova vincente avventura professionale per Senna. Il pilota più forte sulla monoposto più veloce. Pensieri, propositi e ipotesi che cozzeranno terribilmente con la realtà di quel tragico 1 maggio 1994 ad Imola, dove il destino strappa Senna alla vita, innanzandolo sull’altare dell’immortalità. 

Piero Ladisa

 

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