C’era una volta la F1, da tutti definita come la massima espressione della tecnologia a quattro ruote: c’è oggi la FIA che vieta le più moderne tecniche di Reverse Engineering, quali scansioni 3D e software di mesh. Valicato abbondantemente il nuovo Millennio ha ancora senso vietare, in maniera più o meno forte, queste nuove tecnologie? Può risultare anacronistico che la F1 non resti al passo con i tempi, soprattutto se confrontata alla produzione di serie e alle auto che guidiamo tutti i giorni.

Tutto ha inizio con la Mercedes rosa

La crociata portata avanti dalla FIA ha inizio il 17 febbraio 2020: data di presentazione della Racing Point RP20. Immediatamente considerata una copia spudorata della Mercedes W10 della scorsa stagione. I vertici del team con base a Silverstone si sono immediatamente giustificati. Affermando che per mezzo di telecamere 3D e software di modellazione, interpolando le immagini con i dati, possono ricreare una mesh di qualsiasi corpo, compreso una monoposto di F1. Risultato: a seguito del reclamo Renault la Racing Point è stata multata di quattrocentomila euro, oltre a essere stata decurtata di quindici punti della classifica costruttori. Ma il paradosso è che le frecce rosa sono state penalizzate per aver copiato i brake duct (condotti freni) posteriori della Mercedes! Vale a dire un nulla in confronto all’intero progetto realizzato in carta carbone!

Il Reverse Engineering è sempre esistito

Simulazione CFD di una monoposto (GrabCAD)

È inutile ora fare una caccia alle streghe, perché il Reverse Engineering è sempre esistito! L’ingegnere inglese Geoff Willis, attuale capo aerodinamico Mercedes, fino al 2002 ha rivestito il medesimo ruolo in Williams, team allora di prima fascia. Proprio in quella stagione la Ferrari presentò la F2002: una monoposto nettamente evoluta rispetto alla concorrenza. Fu lo stesso Willis ad affermare che era possibile recuperare foto delle quattro viste dettagliate della rossa e, tramite dei parametri comuni (vedi le dimensioni degli pneumatici), ricreare un modello in scala della monoposto. Va da se che copiare non significa immediatamente trovare il corretto funzionamento aerodinamico di una monoposto. Tutt’altro, ci sono tantissimi altri parametri da tenere sotto controllo: come la distribuzione dei pesi, la conformazione del sotto scocca e del fondo piatto solo per citarne alcuni. Il caso Toyota Ferrari 2003, o la spy-story Ferrari McLaren nel 2007 ci ha insegnato molte cose.

Nuove norme FIA, ma chi ci rimette è il progresso tecnologico!

Mesh di una monoposto di F1 (FetchCFD)

Ora la FIA cerca di porre fine a tutto questo con una “tolleranza zero” indagando su possibili somiglianze fra le vetture dei vari team. Considerando un regolamento così imbrigliato e che lascia poco margine all’inventiva fa quasi sorridere. Nello specifico la FIA vieterà l’uso di software che, per mezzo di foto, riescono a creare nuvole di punti (mesh) di curve e superfici di qualsiasi oggetto. Inoltre sarà bandito in F1 l’uso delle telecamere 3D e della stereofotogrammetria e più in generale di qualsiasi mezzo in grado di effettuare sanzioni su intere aree e superfici. Divieti assurdi considerando che alcune tecnologie ormai sono alla portata di tutti: per creare una mesh basta uno smartphone e una connessione a Internet! Anzi a maggior ragione tale tecnologia, portata all’esasperazione come in F1, potrebbe generare ulteriori sviluppi da riversare poi nella vita di tutti i giorni. Nel frattempo la Mercedes rosa, tutt’ora legale, correrà tranquillamente l’anno prossimo con il “nuovo” retrotreno Mercedes 2020…

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Michele Montesano