F1 | Born in the USA: la delicata posizione della Haas nei confronti di Andretti
La F1 ha fatto il suo ingresso in una fase cruciale della stagione 2023 a livello di penetrazione in un mercato, quello americano, con molto potenziale e poca esplorazione pregressa: tra le scuderie in pista solo la Haas può vantare il marchio di "born in the USA" (Bruce Springsteen ci perdonerà per questa citazione piuttosto scontata) e vale la pena fare il punto della situazione, in funzione del confronto con Andretti Autosport, dopo la gara ad Austin, nella quale il team di Kannapolis non ha raccolto risultati particolarmente brillanti.
Un necessario preambolo
Partiamo da lontano. Il Circus ha aperto al COTA la fase di calendario "delle Americhe", che troverà conclusione con il GP a Las Vegas, penultima data del campionato 2023. I buoni uffici di Liberty Media hanno portato, nell'anno in corso, tre gare in calendario negli USA. Scuderie e Liberty Media stessa hanno lavorato sul battage, promuovendo la presenza e gli eventi su tutti i canali disponibili. Red Bull ha corso al COTA con una livrea speciale e qualche mese fa aveva pubblicato un cortometraggio (con protagonista...Sergio Perez) per la gara di Las Vegas. La scuderia di Milton Keynes, del resto, fa da veicolo promozionale al marchio austriaco di energy drink.
Evoluzione tecnica in casa Haas
Haas, ad oggi unica scuderia americana in griglia, ha fatto qualcosa di più. Innanzitutto ha introdotto l'evoluzione della propria monoposto proprio al COTA, nonostante il fine settimana con la sprint race e di conseguenza tempi di prova più limitati. La scuderia di Kannapolis ha fatto debuttare un nuovo concetto tecnico sulle pance, visto che sul precedente arrangiamento aerodinamico qualsiasi intervento di sviluppo non avrebbe comportato guadagni di prestazione.
Il fine settimana non ha migliorato i risultati della scuderia, evidenziando (come ampiamente previsto) che questa revisione tecnica comporta solo una base di studio per il 2024. La sensazione è che Haas userà la parte finale di campionato come test, visto le limitazioni intrinseche sul telaio attuale (ad esempio le strutture anti-intrusione laterali legano le mani per definire ed evolvere la zona del sottosquadro). Una storia sentita più e più volte nel corso dell'esperienza Haas nel Circus.
Livrea e motto
Oltre alla nuova veste tecnica, Haas ha presentato una livrea speciale per il GP degli Stati Uniti, con l'aggiunta di stelle e strisce sui fianchi della VF-23. Oltre ai colori, la scuderia ha usato uno slogan speciale per il fine settimana: "We the people" (noi il popolo), frase di apertura della Costituzione degli Stati Uniti. Guenther Steiner ha enfatizzato questa scelta, lanciando una frecciata verso Andretti Autosport, la cui candidatura ad entrare in F1 ha visto l'approvazione della FIA, ma non il plauso delle scuderie.
L'altoatesino aveva dichiarato prima del GP: "Ovviamente si parla molto di squadre americane in questo momento, ma per ora siamo ancora l'unica scuderia americana in F1. (...) Molti dicono da anni che non sfruttiamo questo fatto, ma io ho sempre detto che vogliamo prima guadagnare credibilità all'interno del paddock". Quanto suona opinabile il concetto di "squadra americana" applicato alla scuderia Haas F1?
Tanta Europa, un po' meno America?
Gli assetti organizzativi della Haas F1 prevedono una sede centrale a Kannapolis (Carolina del Nord), sede operativa a Banbury (Regno Unito) e ufficio a Maranello. Poco o nulla di quello che il team presenta in griglia proviene in qualche maniera (disegno o produzione) dagli USA. La proprietà e i capitali rimangono negli Stati Uniti d'America, per quanto Haas abbia esplorato in passato connessioni commerciali, in termini di main sponsor, ben al di fuori degli USA. Haas ha contribuito all'espansione della F1 negli USA? Probabilmente sì, ma in maniera marginale, con risultati sportivi non proprio entusiasmanti e senza spingere su quel senso di appartenenza che il motto presentato ad Austin sottende. E che piace al pubblico USA.
Andretti
Rimanendo nel segmento delle scuderie americane, sulla questione Andretti, prima del fine settimana al COTA Guenther Steiner aveva espresso una forte contrarietà all'ingresso della nuova scuderia in griglia. Il Team Principal Haas ha anche sottolineato che gli attuali team di F1 in realtà non hanno alcuna voce in capitolo sull'approvazione all'ingresso della compagine di Andretti, dato che si tratta di una decisione che dovrà prendere la FOM.
Fondamentalmente l'opposizione all'ingresso di Andretti risiede nel fatto che per quasi la metà delle scuderie (tra le quali Haas) l'esercizio finanziario sia in perdita o, in altri termini, non abbia caratteristica stabile. Sostanzialmente servono continui investimenti. Steiner sottolinea, a ragione, l'importanza per cui la F1 dovrebbe avere cura delle scuderie che hanno affrontato la pandemia, superando la tempesta finanziaria imposta dal Covid-19. Ricordiamo bene i problemi finanziari del Circus sorti durante il lockdown (soprattutto per le scuderie più piccole) e come Gene Haas fosse pronto a salutare il gruppo se il nuovo Patto della Concordia non avesse sancito maggiori quote di entrate per i team più piccoli.
Questione di soldi e modello di business
La maggior parte delle scuderie desidera ricevere un compenso sufficiente prima di accettare la diminuzione della fetta di torta commerciale messa in tavola dalla F1. Una torta conquistata a fatica, che con una scuderia in più andrebbe divisa a beneficio di qualcun altro che non ha lottato per meritarla. Il problema maggiore della Haas, in quest'ottica, rimane sostanzialmente il proprio modello business di scuderia che funge da team clienti (neanche più tanto "speciali", visto che non offre sedili a piloti FDA come nel recente passato) Ferrari. Qual è il valore aggiunto, di cui tanto si parla nella spartizione della torta economica in F1, di una scuderia con questo assetto?
Si tratta di un valore piuttosto limitato, che verrebbe messo fortemente in discussione dall'ingresso di una scuderia come quella di Andretti. Scuderia che potrebbe portare qualche elemento in più a stelle e strisce in griglia, se non altro per il supporto proveniente da Cadillac (quindi da GM). Il boccino ora è in mano alla FOM, che dovrà decidere, chissà quanto cercando di tutelare le dieci franchigie (ormai ragioniamo come se fosse il campionato NBA) in pista, se accettare finanziariamente un'entità approvata sportivamente e strutturalmente dalla FIA.
Spiegazioni ai tifosi
Rimane infine un punto importante da chiarire, sottolineato proprio da Steiner: "Penso che forse i tifosi abbiano bisogno di qualche spiegazione sul perché non sia così facile aggiungere un'undicesima squadra e perché rischiamo di mettere a rischio tutte le altre dieci squadre".
Guenther Steiner ha ragione: i tifosi meritano una spiegazione. Quel Circus che si vanta di essere il "pinnacolo dell'automobilismo sportivo" si trova nella scomoda situazione di dover decidere su una spinosa questione, l'ingresso o meno della scuderia Andretti in griglia, che potrebbe scontentare i team o i tifosi. E pensare che l'unica spiegazione in questo contorto gioco finanziario ha le fattezze di chi ha sollevato più di altri la questione undicesimo team: Haas e il suo modello di business.
Luca Colombo