F1 | Alfa Romeo Racing: dentro Zhou, fuori Giovinazzi e la svolta "senza" Ferrari
In linea con quanto si speculava da qualche mese, Alfa Romeo Racing non rinnova con Antonio Giovinazzi, il cui posto verrà occupato, nel 2022, da Guanyu Zhou: l'anno prossimo la scuderia del Biscione presenterà una line-up senza piloti provenienti dalla filiera Ferrari. Come ha potuto crearsi una situazione simile nella scuderia che porta in pista il nome della Casa di Arese (e fa parte dello stesso gruppo industriale del Cavallino Rampante)?
[su_button url="https://www.buymeacoffee.com/livegp" target="blank" style="bubbles" background="#efe02d" color="#120f0f" size="4" center="yes" radius="round"]Apprezzi il lavoro di LiveGP.it? Sentiti libero di offrirci un caffè! ☕[/su_button]Da tempo era ormai forte l'evidenza che Giovinazzi fosse un corpo estraneo in Sauber e nelle ultime gare i rapporti parevano deteriorati. Solo i tempi dettati dalle dinamiche di mercato hanno portato Zhou alla corte della Sauber praticamente a fine Campionato. Da notare che il pilota cinese fa parte del vivaio Alpine.
Il panorama attuale
Gli attuali piloti Alfa Romeo Racing sono accomunati dalla scadenza dei contratti fissata per fine anno. L'ufficializzazione del ritiro di Kimi Raikkonen ha innescato un effetto valanga. Vasseur, in tempi non sospetti, aveva espresso la volontà di sostituire Kimi, qualora si fosse ritirato, con un pilota di esperienza. Fondamentalmente non rientra nei suoi piani avere un team interamente costituito da piloti con poca o limitata dimestichezza nel Circus.
Bottas rappresentava, da questo punto di vista, l'opzione migliore sul mercato, nonostante l'esperienza in Mercedes abbia avuto un effetto micidiale sulle sue quotazioni. Al momento della firma l'approdo in una scuderia "Ferrari" di un pilota "Mercedes" pareva una mossa inusuale sullo scacchiere recente del mercato, per quanto Bottas vada considerato alla stregua di un free-agent.
Do ut des
Non scopriamo l'acqua calda quando diciamo che il modello di business di alcune scuderie funziona sulla base del do ut des con i fornitori di PU. Di solito i piloti fanno da moneta di scambio: tale struttura è evidente in Haas, con Mick Schumacher "spinto" dalla Ferrari e Nikita Mazepin scelto dalla scuderia.
L'accordo tra Sauber e Stellantis affonda le radici alla fine del 2017, con prima esecuzione nel 2018. All'epoca la struttura di Marchionne aveva trovato una quadratura del cerchio per supportare l'apprendistato di Leclerc, con una manovra di branding piuttosto azzardata (visto che da Arese non è uscita nemmeno una rondella con direzione pista). Tempus fugit: nel 2019 il monegasco passa in Ferrari e Alfa Romeo Racing assegna il volante ad un altro pilota proveniente dalla FDA già nell'orbita Sauber, Antonio Giovinazzi.
Ferrari senza voce sui piloti
Da un lato potremmo dire che la dinamica di scambio tra le due parti abbia trovato continuazione. Dall'altro, la presenza di un'antenna Ferrari tra le file della Sauber è andata scemando nel tempo, con la fuoriuscita di Simone Resta come evento topico.
Un 2020 molto al di sotto delle aspettative pareva una premessa alla fine del rapporto tra le due entità, considerata anche l'entrata di Orlen tra gli sponsor principali della scuderia elvetica. Voci insistenti parlavano di un accordo con Mercedes o Alpine (Renault). Nulla di tutto questo: l'anno 2021 vede un inaspettato rinnovo della partnership tra Sauber e il brand Alfa Romeo.
L'accordo in essere prevede che Ferrari non abbia voce in capitolo nella scelta dei piloti della scuderia diretta da Vasseur. Binotto, in alcune dichiarazioni, conferma implicitamente quanto asserito: Maranello può solo esprimere un parere non vincolante. All'atto pratico la scelta dei piloti influenza solo le valutazioni operate da Ferrari che confluiscono nella decisione di continuazione del rapporto. Per il 2022 Sauber ha dunque deciso autonomamente cosa fare.
Giovinazzi in Formula E
Probabilmente in Ferrari avrebbero voluto che il rapporto tra Giovinazzi e l'Alfa Romeo Racing continuasse. Da Maranello non hanno potuto fare leva per concretizzare: da un punto di vista politico, la mancanza di peso del Cavallino Rampante deve far riflettere. Sauber ha potuto scegliere in autonomia, con tutta probabilità guardando al portafoglio, nonostante un accordo per portare in pista il marchio della Casa di Arese, industrialmente legato a quello di Maranello.
Antonio Giovinazzi passerà in Formula E con Dragon Racing. Vale la pena notare come in tutto questo la Ferrari rimanga defilata. Impotente nel difendere un proprio pilota nella massima Formula, non ha ancora dato conferma ufficiale sui ruoli prospettati per l'italiano, ovvero driver di riserva in F1 e pilota nel WEC (ruolo indefinibile al momento). La scarsa pianificazione porta anche a pensare che il pugliese rientri nei programmi di Maranello. A pensare male, però, si commette peccato.
FDA oggi
Giovinazzi non fa più parte della FDA, ma la struttura merita un commento a parte, visti i trascorsi con Alfa Romeo Sauber. L'anno scorso constatavamo come la FDA avesse un programma junior molto forte, in termini di qualità e quantità. Con l'assetto attuale in Formula 1, nel 2022 (ma a questo punto potremmo estendere il ragionamento fino al 2024) l'Academy avrà pronti troppi pretendenti a fronte di pochissimi posti disponibili.
La notizia di Callum Ilott in direzione IndyCar offre una certa dimensione al discorso. Ferrari vuole sbarcare nella Serie americana o si tratta di una strategia alternativa nel "piazzare" il proprio pilota? Il campionato USA, rinvigorito dalle ultime stagioni, costituisce una vetrina internazionale molto interessante, tuttavia non contribuisce in punteggio FIA per la patente dei piloti e non ha "agganci" finanziari con il mondo sul quale l'indotto della F1 gravita.
Il progetto di riservare, dall'anno prossimo, una sessione al venerdì per le nuove leve, potrebbe costituire una boccata di ossigeno per i piani della FDA. Al momento, però, pare regnare una grossa confusione e Antonio Giovinazzi ha pagato lo scotto maggiore. Chi vivrà, vedrà: come sempre, ai posteri l'ardua sentenza.
Luca Colombo